di Focardi Fabrizio

Eccoci all’ultima tappa delle razze italiane: i Tacchini.
Purtroppo oggi rari, o addirittura introvabili, se si ricerca la purezza.
Nel nostro Libro Standard sono presenti due sole razze di origine italiana:

Castano D’Italia

Tacchino CastanoOccorre fare una precisazione: questa razza, che noi chiamiamo “Castano D’Italia”, presumo (ma non ne sono certo) sia il “Tacchino Castano Precoce”, che fu selezionato dal prof. Raffaello Quilici alla Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo nel 1960.
Quello del prof. Quilici era un tacchino rosso castagna, colore dovuto ad un gene recessivo legato al sesso e avente la proprietà di diluire il colore nero-bronzato.
Infatti, accoppiando maschi castani con femmine bronzate si ottenevano maschi bronzati e femmine castane, riconoscibili, fin dalla nascita, dal colore del piumino: una caratteristica molto utile specialmente per i grandi allevamenti.
Purtroppo sono dell’opinione che questa razza sia in serio pericolo.
Occorre fare una precisazione: questa razza, che noi chiamiamo “Castano D’Italia”, presumo (ma non ne sono certo) sia il “Tacchino Castano Precoce”, che fu selezionato dal prof. Raffaello Quilici alla Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo nel 1960.

Quello del prof. Quilici era un tacchino rosso castagna, colore dovuto ad un gene recessivo legato al sesso e avente la proprietà di diluire il colore nero-bronzato.
Infatti, accoppiando maschi castani con femmine bronzate si ottenevano maschi bronzati e femmine castane, riconoscibili, fin dalla nascita, dal colore del piumino: una caratteristica molto utile specialmente per i grandi allevamenti.
Purtroppo sono dell’opinione che questa razza sia in serio pericolo.
Credo che Veneto Agricoltura, in collaborazione con l’ITAS “Duca Degli Abruzzi” di Padova, stia tentando il suo recupero utilizzando quelle poche femmine ancora esistenti e le razze progenitrici del tacchino comune castano.
Negli ultimi tempi ho visto alcuni tacchini che si avvicinavano al Castano D’Italia, ma purtroppo il colore era incerto fra un Bourbon con remiganti e timoniere troppo scure o un Castano ad ali e coda troppo chiare.
Sarebbe necessario un gruppo di allevatori che prenda a cuore il suo recupero e lavori in stretta collaborazione con il CTS e, perché no, con Veneto Agricoltura e l’I.T.A.S “Duca Degli Abruzzi”; solo così si potrà forse rivedere il nostro tacchino con quelle caratteristiche genetiche che il prof. Quilici selezionò.
La tolleranza, sulla presenza del disegno bianco nelle ali, non ci deve autorizzare a spacciare Bourbon mal riusciti per Castani: così facendo non si arriverà mai ad un vero recupero. Sarei d’accordo per tollerare tracce biancastre nelle remiganti e timoniere, purché molto leggere.

Nero D’Italia

Si tratta di un tacchino molto piccolo, selezionato non molti anni fa da un allevatore lombardo: Francesco Confalonieri.
Mi ricordo che Francesco una volta mi disse di ricordare che in Brianza esisteva, molti anni addietro, un piccolo tacchino nero che serviva ottimamente come incubatrice: forte istinto alla cova e peso giusto per non correre il pericolo di schiacciare i pulcini.
Grazie a questi ricordi lo ha riselezionato ricercando una tipologia leggera, specialmente nella femmina, ed un’alta rusticità.
Non ho niente da aggiungere allo standard già esistente.


Esistono altre razze che si possono definire “italiane”: il “Tacchino Ermellinato di Rovigo” ad esempio, o il “Tacchino dei Colli Euganei” o “Tacchino di Treviso” e altre ancora. Sono comunque contrario a tentare la loro riselezione: esistono attualmente le stesse colorazioni che verrebbero usate per questo recupero, che porterebbe quindi solo alla creazione di ibridi di varietà già esistenti.
Tentiamo piuttosto l’incremento delle due varietà, di accertata origine italiana, già presenti nel nostro standard, che, oltre al colore, hanno soprattutto altre proprie importanti caratteristiche quali la precocità, l’autosessabilità ed il peso, per chi desidera un tacchino veramente leggero e relativamente poco ingombrante.
Approfitto dell’occasione per completare l’opera sui Tacchini e per rivedere anche tutte le altre varietà.

Cennti storici

Il primo a parlare del tacchino, nel 1525, fu lo spagnolo Gonzalèz Fernando de Oviedo, governatore di Hispaniola, nel suo “Summario de la Historia Natural de las Indias Occidentales”: lo descrive qui come una varietà del Pavone, con una coda meno grande del Pavone comune e con una carne ancora più saporita.
Proveniente dal Messico, fu introdotto in Spagna intorno al 1520; da qui raggiunse la Francia – dove fu chiamato Pollo d’India (Coq d’Inde, da cui deriva l’attuale Dindon e Dinde) – e poi, in seguito, in tutto il Continente, divenendo sempre più comune.
In Inghilterra comparve per la prima volta sotto il regno di Enrico VIII nel 1524; gli storici di quel tempo, credendo che provenisse dai possedimenti turchi dell’Asia Minore, lo chiamarono Gallo Turco (Turkey-cocks) e, per abbreviazione, Turkey, mantenuto fino ad oggi.
Fernandez, nel suo “Tesoro di cose nella Nuova Spagna” del 1576, già distingue il tacchino domestico da quello selvatico, ed aggiunge che gli spagnoli ed i portoghesi lo chiamavano “Pavones de las Indias”.
Già intorno al 1565, in Francia, in un convento vicino a Bourges i monaci avevano impiantato un allevamento, con soggetti direttamente importati dall’America: si dice anche che il primo tacchino servito a tavola fosse quello delle nozze di Carlo XI con Elisabetta d’Austria il 20 novembre 1570.
La prima descrizione scientifica del tacchino è dovuta al naturalista viaggiatore francese Pierre Gilles, edita a Lione nel 1553; a lui seguirono Pierre Belon, sempre francese, che fornì nella sua “Histoire Naturelles des Oiseaux” (Lione, 1555) il primo disegno del tacchino; indi Gesner da Zurigo ed il nostro grande Ulisse Aldrovandi.

I Tacchini che noi oggi conosciamo derivano tutti dai tacchini selvatici del genere “Meleagris”. Si contano sette sottospecie con caratteristiche più o meno simili che vivevano in un’area molto vasta, dal Canada al Messico.
Ecco cosa diceva Brehm del tacchino selvatico nel suo lavoro “La Vita Degli Animali” (Torino, 1869):

«Il tacchino vive allo stato selvatico anche al giorno d’oggi, è di una grande bellezza e prolifico assai. Era sparso nei piani dell’America del Nord, particolarmente nell’Arkansas, nell’Illinois, l’Alabama, l’Ohio, Kentucky, l’Indiana, il Missouri e il Missisipi. I grandi branchi condotti da vecchi maschi i quali sono di una meravigliosa vigilanza che temono del continuo l’insidia, che non cercano il cibo se non quando si vedono rimpiazzati da altri vecchi di ugual tempra. Fanno lunghissimi giri di strada a piedi e possono in un giorno fare tanto cammino quanto ne può fare un robusto cane; in caso di bisogno fanno anche forti voli per oltrepassare corsi di acque. Si nutrono di semi, frutti di alberi, ghiande, bacche, insetti, verdure ed ogni sorta di tuberi che trovano. Sono ghiotti specialmente di lumache e di insalate tenere, e sovente fanno indigestioni pel troppo mangiare. Certi scrittori a torto prendono questo animale come prototipo della collera stupida ed inconscia; ma molti altri lo difendono, ed alcuni americani, come Beniamino Franklin, ebbero a proporre agli Stati Uniti che si mettesse nello stemma nazionale l’emblema del Tacchino in luogo della superba e antisociale aquila; mentre il tacchino è di origine essenzialmente americana”.»

Riporto anche integralmente quello che il grande naturalista G. Buffon (1707 – 1788) scriveva, sia per la sua importanza storica che per la sua pittoresca e scrupolosa descrizione:

«E’ rimarchevole per la grandezza della sua statura come per certe naturali inclinazioni che non gli sono comuni con un piccol numero di altre specie. La sua testa che è molto piccola a proporzione del corpo, è quasi interamente spogliata di piume e solamente coperta, del pari che una parte del collo, di una pelle turchina carica di capezzoli rossi nella parte anteriore del collo e di capezzoli biancastri sulla parte posteriore della testa con alcuni piccioli peli neri sparsi raramente tra i capezzoli e con piume più rare all’alto del collo. Dalla base del collo gli scende sul collo fino ad un terzo circa della sua lunghezza una specie di barba carnosa rossa ondeggiante, composta di una doppia membrana. Sulla base del becco superiore gli si innalza una caruncola carnosa di figura conica e solcata di grinze traversali assai profonde: questa allo stato naturale ha poco più di un pollice, cioè quando il gallo d’India passeggia tranquillamente senza oggetti intorno a lui che lo tormentino; ma se qualche straniero oggetto gli si presenta inaspettatamente, massimo nella stagione degli amori, lascia questo uccello il suo portamento semplice ed umile, si ingalluzza immediatamente con fierezza, la sua testa e il suo collo si gonfiano, la caruncola si spiega, s’allunga e discende due o tre pollici più basso coprendosi il becco interamente; tutte le dette parti carnose si colorano di rosso vivo, nel tempo stesso le piume del collo e del dorso si arruffano, e la coda si alza a guisa di ventaglio, mentre le ali spiegandosi si abbassano fino a trascinarsi a terra.
In tale attitudine or va camminando fieramente intorno alle sue femmine, accompagnando la sua azione con un sordo rumore, prodotta dall’aria del petto che esce pel becco, e che è seguito da un lungo sussurro; ora abbandona la sua femmina come per minacciare quelli che lo turbano; e in tal caso la sua andatura è grave, e soltanto si accelera nel momento in cui fa sentire il rumore suddetto; di tempo in tempo egli interrompe siffatto esercizio per gettare un altro grido più forte, e che gli si può, tante volte, far ripetere quanto si vuole o fischiando o facendogli sentire qualsiasi altro tono acuto; egli ricomincia in seguito a far la ruota, la quale esprima ora il suo amore per la femmina, ed ora la sua collera contro quel che non conosce. Ventotto penne si contano in ciascuna delle ali, e diciotto nella coda; egli ha peraltro due code, l’una superiore e l’altra inferiore, la prima formata come sopra di penne grandi piantate intorno al groppone, è quella che l’animale rialza facendo la ruota, la seconda poi consiste in altre penne men grandi e non l’alza dalla sua situazione orizzontale.
Due attributi sensibili distinguono il maschio dalla femmina; un mazzetto cioè di crini duri e neri, lungo da 5 a 6 pollici, che gli esce quando è adulto dalla parte inferiore del collo, e l’altro che è uno sperone cha ha a ciascun piede, che è più o meno lungo, ma più corto e spuntato che quel del gallo ordinario. La gallina d’India è diversa dal maschio non solo per gli attributi suddetti, per la caruncola del becco superiore più corta ed incapace di allungarsi e pel rosso più pallido della barba carnosa e della barba glandulosa che le copre la testa, ma eziandio per gli attributi propri del sesso, essendo più piccola, avendo una fisionomia meno caratteristica, con men di forza nell’interno, e men d’azione all’esterno: di più il suo grido non è che un accento lamentevole, i suoi movimenti non sono che per cercare il nutrimento o per fuggire il pericolo; finalmente è priva della facoltà di far la ruota, non già perché non abbia la coda doppia, ma perché manca dei muscoli atti a levare e raddrizzare le penne più grandi (in questo devo purtroppo smentire il Buffon in quanto, come abbiamo detto, anche la femmina saltuariamente fa la ruota, ndr).
Un maschio può avere cinque o sei femmina, ove sianvi più maschi, si fanno fra loro la guerra battendosi, non però col furore dei galli ordinari. La femmina non è così feconda coma la gallina ordinaria, non fa essa le uova che una volta all’anno per quindici giorni circa, il suo accoppiamento col maschio non è così breve come quello del gallo, appena ha terminato di far l’uovo che si mette tosto a covare; cova pure le uova di ogni sorta di uccello, basta che abbia il nido in luogo asciutto e nascosto, vi si abbandona ella a questa occupazione con tanto ardore ed assiduità che morrebbe di inazione sulle sue uova se non si avesse la cura di levarla una volta al giorno per darle da bere e da mangiare.
Quando il maschio vede a covare la sua femmina cerca di rompervi le uova, riguardandole forse come un ostacolo ai suoi piaceri, il perché essa si nasconde allora con tanta cura. Finito il tempo in cui debbono schiudersi tali uova, i pulcino battono col becco il guscio dell’uovo che li chiude; talvolta ancora per essere il guscio troppo duro, vengono aiutati a romperlo, il che si fa con molta circospezione. Appena schiusi dal guscio, hanno questi pulcini la testa coperta di una specie di lanugine, e non hanno ancora né carne glandulosa, né barba carnosa, parti che si sviluppano in capo a sei settimane o due mesi. La madre li guida con la stessa sollecitudine onde la gallina conduce i suoi; essa li riscalda sotto le proprie ali col medesimo affetto e li difende collo stesso coraggio. Quando questi sono divenuti forti, lasciano la loro madre, o piuttosto ne sono abbandonati, amano andare a pollaio in aria libera, e passano così le notti più fredde dell’inverno or sostenendosi sopra un sol piede, ritirando l’altro nelle piume del loro ventre come per riscaldarlo, ora al contrario annicchiandosi in equilibrio sul lor bastone, per dormire, mettendosi la lor testa sotto l’ala, e durante il loro sonno hanno il moto della respirazione sensibile e notabilissimo. Essi hanno diversi toni e differenti inflessioni di voce secondo l’età e il sesso e secondo le passioni che vogliono esprimere. La loro andatura è lenta e il loro volo pesante, bevono, mangiano ed inghiottiscono dei piccoli sassolini digerendo presso a poco come i galli. Se credesi ai viaggiatori, sono essi originari dell’America e delle isole adiacenti e prima della scoperta di quel nuovo continente essi pure non esistevano nell’antico.
I galli d’India selvaggi non sono differenti dai domestici se non perché sono molto più grossi e più neri, del resto essi hanno gli stessi costumi, le stesse naturali inclinazioni, e la medesima stupidità; vanno a pollaio nei boschi sui rami secchi e quando se ne fa cadere qualcuno a colpi di fucile, gli altri se ne restano al lor sito, e non ne vola via neppure uno.
Ha questi la carne più dura, e se ne allevano facilmente dovunque trovansi nei parchi e nei boschetti.»

Oggi il Tacchino allo stato selvatico, a causa della caccia di cui è stato oggetto, è diventato molto più raro, anche se si sono tentate reintroduzioni, alcune delle quali andate a buon fine.
I Meleagridi sono i più grandi galliformi oggi esistenti.

Molteplici sono le denominazioni volgari con cui esso è stato ed è chiamato; eccone alcune, tratte da una lista ben più lunga riportata nel libro di Savorelli:
– Piemonte: Pitu/Pita, ma anche Biru e Bira come pure Dindi e Dinda o Bibin e Bibina.
– Veneto: Dindio/Dindia
– Brianza: Polin e Pola
– Crema: Pulù/Pola
– Ravenna: Tachèn e Tachena
– Toscana: Lucio o Tacco
– Arezzo: Billo/Billa
– Roma: Gallinaccio
– Cagliari: Dindu e Piocce
– Messina: Ciurro e Gaddu d’India

Allevamento

Non è molto sviluppato in Italia; peccato, perché è un animale molto bello e per le nostre campagne lo trovo molto più indicato del Pavone.
Devo però riconoscere che solo chi ha grandi spazi può permettersi l’allevamento del tacchino, che necessita infatti di pascolare: un tacchino in un pollaio non è bello da vedere.

Anche se il tacchino domestico è meno battagliero del selvatico, è bene comunque non tenere più di un maschio nel periodo della riproduzione: si disturberebbero a vicenda e non dimostrerebbero alle femmine il dovuto riguardo.
Il gruppo riproduttore potrà essere formato da un giovane maschio e tre o quattro femmine di almeno due anni.
E’ la femmina che decide quando accoppiarsi: il maschio non deve fare altro che essere pronto, e lo dimostra facendo sempre la ruota.
E’ sufficiente un accoppiamento andato a buon fine perché tutte le uova che la femmina deporrà, prima di iniziare la cova, risultino fecondate.
L’inizio della deposizione è la primavera: molte femmine però iniziano anche nel mese di febbraio.
L’incubazione dura 28/30 giorni.

La tacchina è una covatrice e madre eccezionale che può portare a termine più covate in una sola stagione; per questa sua dedizione è sfruttata come “incubatrice” naturale: non è comunque bene approfittarne troppo, per lei è sempre uno stress; assicurarsi giornalmente che sia uscita dal nido e si sia rifocillata; anche un buon bagno di sabbia sarebbe l’ideale per dargli sollievo e disfarsi di un po’ di parassiti.
Spesso è restìa ad allontanarsi dal nido; con alcune, dopo averle messe fuori, dovevo chiudere la porta per garantire almeno 15 minuti d’aria.

Quando allevavo il Tacchino Crollwitz facevo fare alle mie femmine una sola covata; mi davano soggetti sufficienti, e devo dire che avere un gruppo di più di 20 tacchini non è una cosa semplice da gestire: orto devastato, vasi in continuo pericolo, tetti presi d’assalto con i conseguenti danni alle tegole, ecc.

E’ preferibile che sia la tacchina stessa a fare da madre perché, se allevati sotto lampade, può succedere che i tacchinotti abbiano difficoltà ad iniziare a nutrirsi.
Se poi la stagione è asciutta si possono far uscire prima, approfittando delle giornate di sole – necessario per lo sviluppo scheletrico – e per farli cominciare fin da piccoli a mangiare sassolini, erba e insetti, tanto utili al loro sviluppo.
Nei primi due/tre mesi comunque è bene somministrare una miscela con una dose proteica del 28% e con coccidiostatico per prevenire brutte epidemie.
A tre mesi effettuare due sverminazioni a distanza di 15 giorni l’una dall’altra.
Hanno bisogno di molta verdura, frutta e di tanto spazio a loro disposizione con tanto verde.
Personalmente non ho mai riscontrato la fatidica “crisi del rosso” o “crisi del corallo”: in queste condizioni i miei tacchini sono sempre cresciuti velocemente e in salute.

Standard

I tacchini hanno tutti più o meno le stesse caratteristiche morfologiche: ciò che differenzia le varie razze è il peso e la colorazione.
Al disegno presente nel nostro standard modificherei la linea dorsale, che dovrebbe a mio avviso essere meno bombata; il tarso dovrebbe risultare leggermente più lungo e parte della gamba più evidente. Il granatello, più piccolo e meno pendulo.
Essendo il disegno relativo alla fase di riposo, e non di eccitazione, l’escrescenza carnosa sul becco deve essere ritirata, e non allungata; anche nella femmina deve essere meno evidente, come del resto le caruncole sul collo, sia nel maschio che nella femmina, devono essere più piccole.

Nello standard E.E., – o standard tedesco che dir si voglia – i tacchini sono inseriti come “Tacchini Tedeschi”: non capisco questa precisazione, dal momento che non si può definire tedesco il Tacchino Bourbon, ad esempio; questo va contro a quello che è l’intento di creare un vero “Standard Europeo”.
Oltre a questo, il Tacchino Narragansett è qui inserito nella categoria “Leggera”: personalmente non sono d’accordo ,come del resto non lo sono i rappresentanti di altri Paesi; il nostro standard rispetta quello del Paese d’origine, gli Stati Uniti – Maschio kg. 10,00/15,00 e Femmina kg. 6,300/8.200 – , pertanto, per noi, resta inserito nella categoria “Pesante”.
Già il Savorelli nel 1936 dava un peso di kg. 13,600 per il maschio e kg. 8 per la femmina.
Alla recente mostra euopea di Lipsia erano presenti le due tipologie: la differenza di mole era evidente, ma anche la colorazione, nei tacchini più pesanti, era meglio rappresentata.
Il nostro Castano d’Italia, avendo un peso di kg. 10/12 per il maschio e kg. 5/7 per la femmina, va inserito nella categoria “Media”, mentre il Nero d’Italia, con un peso di kg. 4/6 per il maschio e kg. 4/5 per la femmina, rientra in quella “Leggera”.
Lo standard morfologico E.E. è, per quanto riguarda il resto, ben fatto e più preciso del nostro. Lo riporto pertanto in corsivo, tradotto integralmente. Le parti in diversa grafia sono mie considerazioni.

Tacchino STD

I – Generalità
Origine: Importato in Europa dopo la scoperta dell’America; presenza attestata nell’Europa occidentale intorno al 1550.
Aspetto Generale Grande e pesante.

Le varietà sono divise in tre categorie di peso:

Pesante: Maschio Giovane kg. 9/12 – Maschio Adulto kg. 12/15
Femmina Giovane kg. 6/7 – Femmina Adulta kg. 6/8
Varietà: Bronzato, Bianco, Ali Nere e Narragansett.
Hanno un corpo allungato ed un portamento alto sulle gambe.
Media: Maschio Giovane kg. 8/10 – Maschio Adulto kg. 10/12
Femmina Giovane kg. 5/6 – Femmina Adulta kg. 6/7
Varietà: Bourbon , Nero e Ali Rosse.
Sono leggermente più leggeri dei precedenti, ma hanno un portamento più elegante.
Leggera: Maschio Giovane kg. 6/7 – Maschio Adulto kg. 7/8
Femmina Giovane kg. 4/5 – Femmina Adulta kg. 4/5
Varietà: Crollwitz, Blu, Ramato, Rosso e Fulvo.
Sono i tacchini più leggeri con portamento più basso e corpo più compatto.
Peso minimo dell’uova da cova: 70 g.
Colore del guscio delle uova: giallo brunastro con punteggiatura bruno scuro.
Diametro degli anelli: Categorie Pesante e Media: Maschio 27 – Femmina 24
Categoria Leggera: Maschio 24 – Femmina 22
Caratteristiche
Corpo: lungo e forte, soprattutto alle spalle; si strettisce verso la coda.
Dorso: lungo. A partire dalle spalle prosegue in linea dritta verso la coda.
Petto: pieno e largo.
In stato di “Pompa Amorosa”, come la definisce il Savorelli, il gozzo del tacchino si gonfia a dismisura incamerando tutta l’aria che può contenere; la comprime poi con i muscoli esterni, spingendola in un solo punto per determinarne la fuoriuscita al momento in cui stende le remiganti fino a terra e dando origine a quel caratteristico breve soffio.
Il “goglottare” o “goglottire” del tacchino è dovuto all’organo vocale che si ripercuote nella cassa di risonanza costituita dal gozzo ripieno di aria: più è gonfio, più la voce appare forte e profonda. Funziona più o meno come una cornamusa che si svuota dell’aria ad intervalli ritmici.
Addome: poco sviluppato, ben attaccato al tronco.
Testa: nuda nel maschio; di colorito blu fino a blu cielo intenso; fortemente guarnita di caruncole rosse. Al disopra del becco, alla base della fronte, un’appendice che si può allungare, maggiormente nel maschio che nella femmina, in stato d’eccitazione raggiungendo, nel maschio, la lunghezza di una palmo. Nella femmina presenta un leggero piumino su tutto il cranio. Ciò costituisce un mezzo per determinare il sesso dei giovani soggetti.
L’appendice estensibile sul becco è una caratteristica presente solo nei Meleagridi.
Quando il maschio è in parata essa si allunga mollemente e notevolmente, da un lato del becco, fino a raggiungere anche 15 cm. Questo è possibile grazie alla presenza di numerose piccole vene e capillari nella duplicatura della pelle.
La pelle del capo e della prima parte del collo è nuda, ricca di rughe e di escrescenze di vario aspetto e grandezza, alcune delle quali hanno la forma di bitorzoli, chiamati anche “coralli”: la grossezza aumenta man mano che ci si avvicina al piumaggio del collo.
Le caruncole, che appaiono solo dopo la prima muta, rappresentano uno dei caratteri sessuali secondari; nel maschio in stato di eccitazione si fanno più turgide e rosse, da qui il proverbio:”Diventare rosso come un tacchino”.
Becco: lungo e forte; leggermente ricurvo; color corno.
Occhi: brillanti; grandi; iride scura.
Collo: di lunghezza media; leggermente arcuato; parte superiore guarnita di caruncole di colore bluastro che diventano rosse quando l’animale è eccitato. Al di sotto del becco inizia una sorta di giogaia che si estende fino alla metà del collo.
Il bargiglio singolo sottogola è formato da una duplicatura cutanea ed è di colore rosso pallido; parte subito sotto la mandibola inferiore per arrivare verso la metà del collo ed ha un’ampiezza più o meno di una mano aperta.
Granatello: i maschi adulti hanno nel petto un ciuffo di peli neri che sembrano dei crini, spesso, nei soggetti giovani, nascosti dal piumaggio. Un ciuffo nelle femmine vecchie e più ciuffi nei maschi adulti sono un segno di vitalità e questi soggetti non devono essere penalizzati.
Noi, nel nostro standard lo chiamiamo ciuffo; ho usato “granatello” perché così lo chiamava il Ghigi. Il suo colore non cambia a seconda della colorazione del piumaggio.
Ali: lunghe; larghe; portate alte e ben serrate al corpo.
Coda: lunga; portata chiusa e leggermente cadente; nei maschi in parata è portata rilevata ed a forma di ruota. Anche le femmine spiegano la coda in stato d’eccitazione.
La coda è composta da 18 timoniere molto larghe; le esterne sono molto più brevi delle interne, per ottenere la perfetta “ruota” che conosciamo. Anche le femmine possono, molto saltuariamente però, spiegare la coda senza però mai raggiungere la perfezione e la durata del maschio.
Gambe: in tutte le varietà molto carnose con un piumaggio duro e serrato. Nelle varietà pesanti e medie le gambe si staccano nettamente dalla linea addominale. Le varietà leggere hanno un portamento più basso e le loro gambe sono meno visibili.
Tarsi: più lunghi possibile; forti; senza piume; con dita lunghe e ben distanziate. Presenza di speroni nei maschi.
Gli speroni nel maschio sono appena accennati nel primo anno; anche in un tacchino adulto comunque non hanno un grande sviluppo e non sono mai appuntiti come quelli del gallo.
Piumaggio: ben serrato al corpo.
I maschi in stato di eccitazione rabbuffano il piumaggio delle spalle fino al ritorno alla calma. Ciò è senza importanza nel giudizio.
Il Tacchino, per mezzo di una contrazione volontaria dei muscoli sottocutanei, può erigere tutte le penne del corpo: trattandosi quindi di un naturale atteggiamento temporaneo, è ovvio che il giudice non deve tenerne conto.
Tutte le penne, eccetto le remiganti primarie e secondarie, hanno l’apice larga e tronca; una leggera stondatura è presente nelle copritrici delle ali.

Varietà

Alcune delle descrizioni dei nostri standard relativi alle colorazioni sono imprecisi, con evidenti errori di traduzione. Sarebbe troppo complicato e poco chiaro riportare solo le correzioni, pertanto li riporterò integralmente.
Le colorazioni che non hanno necessità di correzioni sono le seguenti: Nera, Bianca, Rossa.

Ali Nere

Il colore di fondo è nero intenso. Petto, collo e spalle, a seconda dell’illuminazione, di colore bronzo scuro a verde brillante. Dalle spalle alla punta della coda, ogni penna ha una banda dorata larga e brillante. Nei due sessi , questa bandavè ben visibile sulle penne delle copritrici della coda e larga 2-3 cm. Il piumaggio dei fianchi del maschio e della femmina ha ugualmente bande dorate molto larghe. L’orlatura del maschio sul dorso è nera e quella della femmina è verde.
L’orlatura delle grandi e piccole copritrici della coda è bruna.
Le timoniere sono nere, con pepatura bruna e orlate di bruno castano.
Remiganti primarie e secondarie interamente nere; le 5 o 6 remiganti secondarie superiori hanno intensi riflessi di colore da oliva a verde luminoso, con all’ estremità una orlatura bianca larga 2-3 mm. che dà un disegno scalato.
Colore dei tarsi bruno rossastro.
Difetti Gravi: dorso nero; copritrici della coda poco dorate; orlatura chiara nel petto e nella coda; assenza di riflessi verdi; remiganti di altro colore che nero.

Ali Rosse

Petto bruno cuoio scuro a riflessi rosso/arancio fino a verde oliva. Maschio con orlatura nera, femmina con larga orlatura sabbia fino a bruno rossastro. Sul dorso ogni penna porta una larga banda dorata a riflessi violetti; nel maschio segue una stretta orlatura nera; nella femmina la banda dorata è seguita da una stretta orlatura nera, dopo da una banda trasversale verde smeraldo brillante; la penna nei due sessi termina con un orlo ruggine intenso. Collo e spalle bruno cuoio brillante. Piumino del collo, delle spalle, del petto e del dorso, nero con delle ondulazioni trasversali brune. Le piccole penne delle copritrici della coda nei due sessi hanno una larga banda dorata a riflessi violetti e terminano con una larga orlatura ruggine. L’orlatura nera fra la banda dorata e l’orlatura terminale è molto stretta, appena 1 mm di larghezza. Il piumino di queste penne è bruno con delle ondulazioni trasversali nere. Le grandi piume delle copritrici della coda sono di colore ruggine brillante senza disegno. Piume della coda bruno rossastro con ondulazioni trasversali nere; fra le ondulazioni nere pepatura nero intenso; in cima alle penne più lunghe, larga banda dorata e orlatura ruggine; la banda dorata è bordata di nero. Le penne dei fianchi hanno delle larghe bande dorate ed un’orlatura rosso ruggine. Remiganti primarie grigio-bianco con pepatura nero intenso; rachide ruggine. Remiganti secondarie ruggine intenso; finemente pepate.
Colore dei tarsi bruno scuro fino a rosso nei soggetti adulti.
Difetti Gravi: bande dorate assenti o troppo strette; remiganti secondarie o orlatura finale di un altro colore che ruggine; barratura trasversale nera sulle grandi copritrici delle ali.

Blu

Blu scuro o chiaro purché uniforme. E’ da ricercare un blu piccione. Qualche punto a barre è tollerato. Colore dei tarsi carne sporco.
Difetti Gravi: rachide delle penne bianca; remiganti bianche; colore non uniforme del piumaggio; presenza di altro colore che blu.

Bourbon

Tacchino Bourbon

1,2 Tacchino Bourbon

Maschio: rosso bruno scuro su tutto il mantello; tutte le penne con una stretta orlatura nera, con eccezione delle piume della parte alta del collo, della base del dorso e delle grandi copritrici della coda.
Remiganti bianche, le sei remiganti secondarie superiori leggermente sfumato di rosso brunastro.
Coda bianca che termina con una barra trasversale rossa orlata di bianco.
Piumino salmone.
Femmina: ha lo stesso colore di fondo del maschio, ma senza orlatura nera nelle penne. Solo il piumaggio del petto presenta una stretta orlatura bianca.
Colore dei tarsi bruno rossastro; rosso violetto nei soggetti adulti.
Difetti Gravi: coda rossa; remiganti rosse; assenza di orlatura.

Bronzata

Tacchino Bronzato

1,1 Tacchino Bronzato

Petto, collo, spalle e pomo dell’ala di colore fondamentalmente nero a riflessi bronzei intensi che richiamano tutti i colori dell’arcobaleno.
Copritrici delle spalle con un’orlatura nero vellutato, le piume laterali del petto del maschio con un’orlatura nero vellutata, mentre nella femmina è di colore sabbia scuro fino a bruno scuro. Copritrici delle ali bruno nero molto brillante, terminanti con una fine orlatura più chiara.
Tutte le piume del dorso, dalle spalle fino alla coda, devono presentare una larga (1-2 cm) banda bronzata, con dei riflessi dorati fino a rosso violaceo, e terminare con una stretta orlatura nero vellutato ed una larga barra bruno/marrone. Le ali sono ornate da una larga banda trasversale verde oliva bronzato e terminano con una banda nero vellutato brillante. Le remiganti sono nere traversate da barre nette e regolari grigio/bianco. Le piume della coda sono molto larghe, nere con barre brune e terminano con una barra bronzea larga 1-2 cm ed una barra sabbia scuro fino a bruno dorato. Più questa linea è scura meglio è. Sulle grandi copritrici della coda la banda bronzea deve essere presente nel maschio e deve essere ricercata nella femmina.
Le piume delle gambe sono nere ed hanno una macchia bronzea verso l’estremità, larga 1-2 cm, che termina, nel maschio, con un’orlatura nero vellutato e, nella femmina, con una orlatura bruna.
Piumino nero.
Colore dei tarsi bruno scuro; rosso fino a violaceo nei soggetti adulti.
Difetti gravi: assenza delle tonalità bronzee; piume delle ali interamente nere, senza disegno: molto bianco nelle remiganti; orlatura bianca nel piumaggio del dorso e sulle copritrici della coda; coda nettamente troppo disegnata vista di sopra; orlatura chiara nel petto delle femmine giovani; dorso nero nei due sessi.

Crollwitz

Tacchino Crollwitz

1,1 Tacchino Crollwitz

Colore fondamentale bianco. Collo bianco puro, una leggera orlatura nera tollerata nella parte alta del maschio. A partire dal petto e sul dorso ogni penna con un bordatura nera, preceduta da una fascia bianco argento larga 1-2 mm nel petto e d’una stessa fascia un po’ più larga sul dorso. Nel maschio la parte alta del dorso è nera. L’assenza di un’orlatura argentata nel petto non è attualmente un difetto, ma è augurabile una selezione per ottenerla. Nel maschio il petto sembra picchiettato, nella femmina è meno delineato. Il dorso, le spalle, i fianchi e le copritrici della coda hanno un disegno più pronunciato. Le grandi copritrici della coda e le timoniere hanno una banda trasversale nera seguita da una orlatura bianca. Le fasce dell’ala devono terminare con una orlatura nera. Remiganti secondarie bianche, barbe esterne terminanti con del nero. Remiganti primarie grigio-nero con rachide bianca.
Colore dei tarsi da carne a rosso.
Difetti Gravi: bruno nel piumaggio. Altro colore che nero intenso per il disegno.

Fulva

E’ una colorazione molto rara anche in Paesi molto più progrediti di noi, questo comporta difficoltà a reperire riproduttori.
Nei due sessi giallo ocra uniforme e sostenuto. Piumino fulvo intenso. Una leggera orlatura nera attualmente è ammessa nel maschio.
Colore dei tarsi da carne a rosso chiaro.
Difetti Gravi: piumino bianco; colore del mantello troppo spento; remiganti chiare; presenza di orlatura su tutto il mantello.
A Lipsia ho avuto modo di vedere una bella collezione di questi tacchini e li ho trovati ad un buon punto di selezione, migliore degli anni precedenti: il colore, anche nel maschio, era buono, senza quelle orlature nere ammesse.

Ramata

Tacchino Ramato

1,2 Tacchino Ramato

Bruno rame regolare cangiante e brillante. Il colore del mantello deve essere il più uniforme possibile. Nel maschio le piume del collo, del petto, dell’addome, del dorso e dei pomi dell’ala terminano con una fine orlatura larga 1-2 mm blu-nero brillante. Nella femmina questa orlatura non è ancora abbastanza pronunciata, ma è augurabile la sua presenza. Le remiganti e le penne della coda non devono avere questa orlatura. Le penne della coda presentano alla loro estremità una banda bruno chiaro di circa 2 cm preceduta da una banda, della stessa larghezza, di colore bruno scuro. Per favorire la selezione della banda nera, è tollerata una leggera ondulazione.
Piumino grigio-fulvo, rachide delle penne bruno rossastro. Nella femmina il piumaggio non deve essere brillante, tuttavia il colore non deve essere spento.
Colore dei tarsi da carne a rosati.
Difetti Gravi: piumino bianco; coda bianca; remiganti e rachide bianche; orlatura grossolana. Non mi ero mai soffermato così tanto fra i tacchini quanto è accaduto a Lipsia, dove, proprio per questo mio lavoro, gli ho dedicato più tempo, avendo così modo di apprezzare questa colorazione, veramente bellissima: probabilmente la mia preferita anche per la mole e la forma contenuta dei soggetti.

Tacchino Narragansett

(Riportato nello standard europeo come “Tacchino Colorazione Narragansett”)
Il nostro standard è l’esatta traduzione di quello del Paese d’origine, pertanto non necessita di nessuna revisione, anche se in alcune parti non concorda con quello europeo.

Bibliografia:
  • FIAV, Standard Italiano delle Razze Avicole
  • E.E., Standard des volailles de race pour l’Europe
  • Schede di Divulgazione Veneto Agricoltura
  • Giovanni Savorelli, Il Tacchino, 1936
  • Alessandro Ghigi, Fagiani Pernici e altri galliformi del mondo, 1968
  • Teodoro Pascal, Fagiani, Tacchini, Faraone, Pavoni, Anatra, Oche, Cigni, 1908
  • Tedoro Pascal, Storia e Origine dei Volatili da Cortile, 1926