CANTERINO DI MONTAGNA, CRESTA PIEGATA E ZAMPE CORTE

Canterino di Montagna
meglio Canterino del Bergisches Land

Ecco, riprendendo il discorso più indietro interrotto, cosa continua a dire il Pascal di questa razza:

«Razza Cantori di Berg o Razza di Elberfeld dagli autori francesi (ted. Bergisches Kräher)
E’ questa certamente la regina delle razze tedesche, l’unica forse che ha una impronta tutta speciale, e requisiti tali, da rappresentare una razza nel vero senso della parola, quindi merita che se ne parli con un po’ di dettaglio.»

E qui continua con quanto ho precedentemente già riportato a proposito del discorso sul luogo di origine e che non sto a riportare, ma aggiunge:

«(…) si distingue per la facoltà che il gallo ha di cantare a distesa, alternando il canto con trilli sonori e armoniosi: forse questi cantori del pollaio destano l’invidia dei migliori interpreti del famoso rondò della “Lucia”.
Ma, scherzi a parte, la particolarità del canto di questa bella razza è stupefacente, poiché è unica in tutte le razze di galline (ancora non si conoscevano gli urlatori orientali, ndr.); la lunga durata del canto è il primo requisito che si richiede da questi virtuosi pennuti, e ciò è tanto vero che i tedeschi definiscono molto spesso la razza con l’appellativo “Kräher über den Berg”, la cui fedele traduzione nel nostro dolce idioma suona “cantori al disopra della montagna”.
Con questa espressione si vuole indicare che il canto deve durare tanto tempo quanto si impiega a valicare una montagna, cioè si vuole indicare con questa esagerazione che il canto deve essere molto prolungato nell’animale di razza pura; ma d’altra parte si vuol far risultare anche la sonorità del canto, esagerando al punto da volerlo far sentir, per un modo di dire, anche al di là di una montagna. »

Canterino Canterino

Gallo Canterino di montagna

Gallina Canterino di montagna

Ho un vecchio libro francese, del 1882, molto raro ed estremamente interessante: “Monographie des Races de Poules” di V. La Perre de Roo, che, sin dalla sua pubblicazione, era molto consultato da chi, come me oggi, faceva ricerche sull’avicoltura. Immagino che Pascal abbia trovato qui la notizia che i francesi usavano chiamare il Canterino “Race d’Elberfeld”.
La Perre de Roo la ritiene come l’unica razza tedesca degna di menzione, e la chiama così perché gli risultava allevata nella campagna intorno all’omonima città di Elberfeld, anch’essa situata nel Bergisches.
Accenna appena al canto prolungato del gallo, esaltandone invece l’ottima carne bianca e l’abbondante deposizione di uova molto grosse.

La Canterino ha un’origine abbastanza discussa e completamente diversa dalla Cresta Piegata.
La sua origine ha un sapore di leggenda: il Duca Von Berg – dal quale prendeva nome il ducato -, sulla via del ritorno dalle crociate di Barbarossa, si smarrì. Fu il lungo canto di un gallo a riportarlo sulla giusta via, guidandolo ad un centro abitato. Il Duca, per gratitudine, salvò la vita al gallo portandolo con sé. Vicino al suo castello esisteva un convento di Cistercensi che ebbero cura del gallo, selezionando così, con la sua progenie, una razza che mantenne il lungo canto del capostipite.

Il giudice tedesco Wolfgang Vits di Marbourg, col quale collaboro già da diversi anni, afferma che, anche se la storia è stata arricchita dalla fantasia popolare, rispecchia la verità. In effetti non si disconosce l’origine orientale: si racconta anzi che un commerciante di tessuti portò in Germania un gruppo di questi polli dall’Impero Ottomano.
Vits, esperto viaggiatore con particolare interesse alle razze orientali, ebbe alcuni anni fa notizia di una razza a lungo canto ancora presente in Turchia e, nel 1984, partì per l’Anatolia alla sua ricerca; a Trabzon, nella parte estrema ad est del Mar Nero, trovò il Denizli, una vecchissima razza di galli a lungo canto. Solo alcuni anni dopo riuscì ad avere alcune uova che importò in Germania.
I galli Denizli hanno un buon timbro musicale e riescono a prolungare il loro “chicchirichì” per più di 20 secondi; si dice che grandi urlatori riescano a prolungarlo fino a 30 secondi.
In effetti le due razze, “Canterino di Denizli” e “Canterino di Montagna”, hanno caratteristiche morfologiche e di colorazione molto simili.
Fortunatamente non si è cercato, come è purtroppo accaduto con tante razze, di modificare – anche se con l’intento di migliorarla – la morfologia; si è invece sempre tenuto presente che la caratteristica peculiare, da non perdere né diminuire, era il suo canto.

Canterino Standard

Una ragione per la quale oggi il Canterino di Montagna non è molto allevato dipende dal fatto che quando si parla di “urlatori” si dà la preferenza alle razze giapponesi, che hanno un canto ben più importante. Questa resta comunque l’unica razza tedesca ad avere questa particolarità.
Ha una figura particolare: proporzionata ed eretta; il collo, lungo e leggermente arcuato, ha una mantellina corta e non troppo abbondante.
Il dorso è lungo con una evidente linea convessa – a “dorso di carpa” -; questa caratteristica, ereditata dal Denizli, è difetto grave in quasi tutte le razze. Nel Canterino invece è una caratteristica morfologica da mantenere, e la sua assenza svaluterebbe moltissimo il soggetto.
Zampe abbastanza lunghe con gambe muscolose ben in vista e tarsi abbastanza forti. La coda ha lunghe ed abbondanti falciformi e forma, con il dorso, un angolo evidente.
Il piumaggio, duro, aderente e non molto abbondante, contribuisce a mettere in evidenza la classica forma del corpo.
Nella selezione si deve continuare a dare maggiore importanza al canto, che deve essere lungo ed avere un buon timbro. Nel giudizio quindi tollerare piccoli difetti di colorazione e morfologia.
Difetti gravi: corpo corto; posizione troppo alta o troppo bassa; dorso dritto; coda ritta; ali cadenti; orecchioni rossi; colore degli occhi eccessivamente chiaro.

Cresta piegata di Montagna
meglio Cresta piegata del Bergisches Land

Molto probabilmente è il prodotto di incroci fra il Canterino, polli mediterranei e polli campagnoli esistenti nella zona.
Il nostro disegno non mi soddisfa: le proporzioni non sono giuste ed il dorso del gallo scende troppo. La gallina manca di petto e la coda è troppo corta e troppo chiusa.
Gli incroci con i polli mediterranei hanno influito di più su questa razza che non sulla Canterino.
Si è così contenuto la lunghezza delle gambe, data una struttura corporea più compatta e ingranditi cresta e bargigli; soprattutto sono serviti ad aumentare la precocità e la deposizione, passandogli anche quelle caratteristiche morfologiche di buona ovaiola.

Cresta piegata Standard

La razza, considerata fino a pochi anni fa una razza campagnola a doppia attitudine, era molto allevata nelle aree rurali; con l’arrivo di nuove razze ha perso campo, tanto che oggi può considerarsi fra le razze rare.
Le differenze di forma con la Canterino sono evidenti, così come quella della produzione è sostanziale: il Cresta Piegata depone 180/200 uova all’anno, mentre la Canterino non supera le 130/150.

Cresta Piegata Cresta piegata

Gallo Cresta piegata di montagna

Gruppo di galline Cresta piegata di montagna

Krupper (Zampe corte)

Parlerò anche di questa razza per la sua origine comune con le altre.
La traduzione alla lettera del nome è “Storpiata/Mutilata”, ma sarebbe di cattivo gusto chiamarla così: meglio Zampe Corte.
Sempre Pascal afferma che era chiamata in Germania “Bergisches od Westfaelisches Krüperhuhn”, dandoci così un’ulteriore conferma del suo luogo d’origine.
Anche la Francia, curioso!, fra le proprie razze autoctone ne ha una, la “Courtes-Pattes”, con la stessa caratteristica delle gambe corte, e dà come origine:

«Antica razza di pollo ruspante delle regioni ad ovest della Francia (e nord ovest della Germania)»

Zampe Corte Standard

L’origine che dà della Germania non è esatta in quanto è più ad est che ad ovest.
Noi, sul nostro standard, diamo invece la giusta zona di origine, ma mettiamo il disegno dello standard francese.
Fra il disegno francese – il nostro – e quello tedesco ci sono delle differenze notevoli: i tarsi del tedesco sono, anche se corti, molto più lunghi; il gallo ha un coda portata più alta e la gallina ha una linea del dorso più corta e la coda, più corta, è portata molto più aperta.
Chissà chi dei due si merita la paternità della razza. Ma forse sono due razze diverse: in questo caso, oltre a rifare il disegno, andrebbe data una denominazione che evidenzi la differenza; si potrebbe aggiungere, alla tedesca, la dicitura “del Bergisches Land”.

Come abbiamo detto, la Germania ha ricreato la Krüper ormai da molti anni con l’ausilio del Canterino, della Barbuta di Turingia e l’Appenzeller dal Ciuffo.
Anche la Krüper ha la stessa colorazione tassellata.
E’ una razza di peso medio che mantiene la tipologia “campagnola”.
Caratteristica peculiare sono le gambe corte, non come la Chabo (ex Nagasaki) naturalmente, ma abbastanza corte.
E’ un pollo molto tranquillo, piacevole da vedere e da allevare.
Ha un piumaggio abbondante ed il gallo ha lunghe falciformi.
La gallina ha tutte le caratteristiche per essere una buona ovaiola.

Zampe corte Zampe corte

Gallo Zampe corte

Gallina Zampe corte

 

Colorazioni

Anche Pascal non assimila queste colorazioni a nessuna di quelle che allora si conoscevano in Italia. Fa solo cenno al fatto che i tedeschi stavano lavorando per dare uniformità al disegno perché volevano arrivare a qualcosa non molto distante dalla Oro Orlo Nero della Padovana. Tentativo che è stato evidentemente in seguito abbandonato.
La denominazione delle colorazioni classiche di queste razze non mi sembra appropriata.
Nel nostro Standard, nella parte genetica, si fa cenno al nostro come ad un nome “ingannevole”: ma se è ingannevole perché mantenerlo?
Se si segue la descrizione, e si guarda il disegno, tutto sembra tranne che una doppia orlatura, anche se per doppia si intendesse “spessa”.

La traduzione alla lettera dal tedesco di “gedobbelt” è “tassellato”, quindi le colorazioni si dovrebbero chiamare “Nero Tassellato” – oppure, come la Francia, “Macchiato” – di Bianco/Oro/Fulvo”.
Con “tassellatura” si intende una grossolana forma di orlatura nella quale le piume del petto e della parte anteriore del dorso mostrano dei punti colorati che, anche se comunque molto coperti, traspaiono sulla superficie.
L’origine del nome di questo disegno – molto particolare e pertanto caratteristica peculiare – deriva dalle grosse pietre rotonde, tutte della stessa grandezza, dell’antico gioco del “Brettspiels” (gioco simile alla dama o agli scacchi) diffuso proprio nel Bergisch Land.
Oltretutto dal tedesco si intende che il colore di fondo è sempre nero ed è la tassellatura che cambia da bianca, fulva o bruno/dorato; mentre con la nostra denominazione si intende chiaramente il contrario.
Darò lo standard preciso per ogni razza. Il disegno, comunque, nelle tre varianti di colore è così distribuito: la mantellina e le lanceolate della sella del gallo hanno una punta nera, la coda è nera e le fasce dell’ala sono disegnate con una rozza orlatura. La gallina invece appare più scura, il collo è nero con fiamme colorate che rimangono prevalentemente nascoste. Sella e coda nere, mentre le timoniere superori possono mostrare una leggera pepatura.

Come abbiamo detto, la tassellatura può essere, a volte, nascosta dal piumaggio: le galline che hanno questa caratteristica sono comunque preziose perché servono ad equilibrare la tassellatura nella prole ed evitare così soggetti più pennellati che tassellati.


Colorazioni riconosciute dallo Standard tedesco per ogni razza

Non sto a riportare la descrizione delle colorazioni comuni come Sparviero, Bianca e Nera, in quanto non si discostano dalle nostre. Solo il colore dei tarsi in alcune è sbagliato, in questo caso riporto quello giusto.


Colorazioni Canterino

Tedesco: Schwarz-goldbraungedobbelt
Italiano:Oro doppi orli neri (meglio Nera Tassellata, o Macchiata, Bruno/Dorato)

Gallo: mantellina e lanceolate della sella bruno dorato; ogni penna della mantellina con orlo possibilmente nero con punta fuligginosa, però senza fiamma nera.
Dorso bruno dorato fino a nero.
Spalle e copritrici delle ali bruno dorato lucente.
Remiganti primarie e secondarie con parte esterna bruno dorato e parte interna nero fino a bruno grigiastro.
Grandi copritrici della ali bruno dorato con grossolana orlatura nera con riflessi verdi che formano 2-3 fasce.
Petto nero con debole tassellatura nelle penne laterali, spesso nascosta.
Gambe, ventre e parte posteriore neri; la coda ha riflessi verdi.
Gallina: mantellina, sella, coda e ventre nero. Fiamma bruno dorata nella parte inferiore della mantellina; leggera pepatura bruna nelle grandi copritrici della coda ammessa.
Spalle e parte superiore del dorso con tassellatura debole ed irregolare.
Petto nero con tassellatura bruno dorata leggermente accentuata, prevalentemente solo ai lati.
Remiganti con parte esterna bruno dorato, parte interna nera fino a bruno grigiastro.
Grandi copritrici delle ali bruno dorato con grossolana orlatura nera che forma 1-2 fasce.
Difetti Gravi: presenza di disegno nella coda del gallo o nelle timoniere della gallina; tassellatura non in vista dove richiesta; assenza del riflesso verde nella coda del gallo.

Bergischer Kräher

Canterino Oro dopi orli neri


Colorazioni Cresta Piegata

Tedesco: Schwarz-weissgedobbelt
Italiano: Argento doppi orli neri (meglio Nera Tassellata Bianco)

Gallo: mantellina e lanceolate della sella bianco argento con leggero orlo nero e punta della penna nera tendente al fuligginoso, senza fiamma nera.
Dorso bianco argento inframezzato da più o meno nero.
Spalle e copritrici delle ali bianco argento con margine della penna leggermente fuligginoso.
Remiganti con parte interna grigio-nera, parte esterna bianca con leggera orlatura nera.
Grandi copritrici delle ali bianche con grossolana orlatura nera che forma 2-3 fasce.
Petto nero con tassellatura laterale bianca parzialmente coperta (le penne sono nere con punto bianco all’interno e non all’estremità della penna).
Ventre, coscia e parte posteriore neri.
Coda nero puro con riflessi verdi.
Gallina: mantellina, sella, coda e zona del ventre neri. Fiamma bianca nella parte inferiore della mantellina e leggera pepatura nelle grandi copritrici della coda ammessi.
Spalle e dorso superiore con tassellatura irregolare.
Petto nero più o meno tassellato di bianco sui lati.
Remiganti con parte esterna bianca con orlatura nera, parte interna grigio-nero.
Grandi copritrici delle ali bianche con grossolana orlatura nera che dà forma a due fasce.
Tarsi grigio ardesia scuro.
Difetti Gravi: piumaggio privo di lucentezza; tassellatura troppo espansa (penne bianche con macchia in punta nera). Fiamme nere nella mantellina; gola bianca; bianco nella coda.

Tedesco: Schwarz-gelbgedobbelt
Italiano: Fulvo doppi orli neri (meglio Nera Tassellata Fulvo)

Colore di fondo e struttura del disegno come nella colorazione Nera Tassellato Bianco; il bianco è sostituito dal giallo fino a bruno dorato.
Tarsi grigio ardesia.
Difetti Gravi: come nella Nera tassellata di Bianco. Striature.

Altre Colorazioni

Nera Per questa colorazione lo standard tedesco dà come colore dei tarsi grigio ardesia scuro: modificherei il nostro, che dà solo blu ardesia.

Sparviero Da modificare il colore dei tarsi: il nostro dà blu ardesia, mentre il tedesco color carne.


Colorazioni Zampe Corte

Per questa razza lo standard italiano dà la colorazione “Nera Picchiettata di Bianco” – quella dell’Ancona tanto per intendersi – al posto della “Nera Tassellata di Bianco”, che è assolutamente diversa.

Tedesco: Schwarz-weissgedobbelt
Italiano: Nera Picchiettata di Bianco (meglio Nera Tassellata Bianco)

Gallo: mantellina e sella bianco argento, ogni penna con punta nera tendente al fuligginoso, senza fiamma.
Spalle possibilmente bianco argento; copritrici delle ali bianche con orlatura grossolana finale nera che danno forma a 2-3 fasce (tre preferibili).
Parte esterna delle remiganti bianca con leggera orlatura nera, parte interna grigia.
Petto nero con tassellatura bianca laterale.
Ventre e parte posteriore neri.
Coda con riflessi verdi.
Gallina: mantello nero con tassellatura irregolare bianca; collo e coda possibilmente nero puro.
Triangolo dell’ala spruzzato bianco/grigio.
Colore del becco e dei tarsi ardesia.

Zampe corte

Zampe corte Nera Picchiettata di Bianco e Fulvo doppi orli neri

Tedesco: Schwarz-gelbgedobbelt
Italiano: Fulvo doppi orli neri (meglio Nera Tassellata Fulvo)

Disegno come nella precedente: il bianco è sostituito dal giallo dorato fino a bruno dorato; Tarsi e becco color ardesia.

Tedesco: Rebhuhnfarbig
Italiano: Perniciata
In Italia, per questa razza, questa colorazione non è riconosciuta, pertanto la riporto per esteso.

Gallo: testa oro scuro.
Mantellina e sella oro scuro con fiamme nere.
Spalle, copritrici della ali e dorso rosso/oro.
Fasce dell’ala nere con riflessi verdi.
Remiganti primarie nere con stretto orlo bruno nella parte esterna.
Remiganti secondarie: parte interna e punta della penna nera, parte esterna, che forma il triangolo dell’ala, bruna.
Petto, ventre e gambe nere.
Coda nera con riflessi verdi.
Gallina: testa oro scuro.
Mantellina oro bruno con larga fiamma nera.
Dorso, spalle e copritrici delle ali grigio/bruno, preferibilmente con una uniforme pepatura nera il più possibile regolare e rachide delle penne bruno chiaro ben in risalto.
Petto color salmone scuro digradante al grigio verso il ventre.
Remiganti primarie nere con margine esterno bruno.
Remiganti secondarie con parte interna nera e parte esterna bruno grigiastro con pepatura nera.
Difetti gravi Gallo: mantellina con troppo bruno o paglia o con fiamme affioranti; copritrici delle ali troppo scure; disegno nel petto o nelle cosce; remiganti con striature.
Difetti gravi Gallina: mantellina troppo chiara; mantellina fuligginosa causata da fiamme troppo larghe che sovrastano il colore oro scuro; debole pepatura e colore di fondo troppo chiaro; presenza di orlatura nelle penne; rachide non evidente; forti sfumatura biancastre nelle ali:

Altre Colorazioni

Nera
Bianca

Colorazione dei tarsi da modificare: noi riportiamo “carne” mentre il tedesco dà “bianco bluastro fino a blu ardesia”.

Sparviero Anche qui il colore dei tarsi va cambiato: noi diamo “carne; tollerati blu” mentre il tedesco dà il contrario, “grigio chiaro, carne ammessi”.


Bibliografia
  • Deutscher Rasseguefluegel-Standard (B.D.R.G.)
  • Handbuch der Gefluegelzucht – Bruno Duering – 1910
  • Le Razze della Gallina Domestica – Teodoro Pascal – 1905

Qualcosa in più sull’Oca Ceca

di Fabrizio Focardi

Nelle pagine del CTS di questo Notiziario c’è il riconoscimento dell’Oca Ceca.
Penso sia interessante per chi lo ha richiesto e per i futuri allevatori conoscere qualcosa in più rispetto allo standard, importante strumento per il raggiungimento dei nostri fini, ma pur sempre un po’ troppo tecnico.
Sul Deutscher Kleintier Zuechter c’è un articolo, di Ernst Mensinger, che ci racconta cose interessanti.

L’allevamento dell’oca era molto sviluppato nella Boemia: branchi di centinaia di soggetti venivano guidati in transumanze di settimane in cerca di pascoli migliori o di climi più miti.
Erano oche che si potevano definire autoctone e venivano allevate soprattutto per la produzione di uova; per aumentarla, in seguito, fu incrociata con l’Oca Italiana. Un’oca, la nostra, che perlomeno a quei tempi aveva ottime capacità produttive e di sopravvivenza: bastava un buon pascolo in riva ad un lago o ad un fiume; non so oggi, con gli incroci fatti per aumentarne il peso, se queste importanti qualità siano rimaste nei pochi soggetti oggi esistenti.
La selezione fu scarsa o nulla e, con una certa libertà e pochi scrupoli, il prodotto di questi incroci venne denominato “Oca Ceca”.
Purtroppo le principali caratteristiche (peso e forma) non erano stabilmente fissate, e ci si trovava così davanti a soggetti che, a secondo della zona di origine, avevano caratteristiche diverse.
Venne comunque allevata e molto apprezzata anche nella vicina Germania dell’est.
In Germania già esisteva l’Oca Diepholzer, più grossa e col collo più lungo e, anche se gli allevatori boemi produssero uno standard della loro, la confusione, proprio per le caratteristiche incerte, continuava: alle mostre accadeva che Diepholzer leggere fossero iscrtte come Oche Ceche, e Oche Ceche pesanti come Diepholzer.

Foto OcaCeca Grazie comunque ad un piccolo gruppo di allevatori tedeschi si è oggi potuto fissare quelle caratteristiche classiche che fanno dell’Oca Ceca un’oca graziosa, piccola e ben proporzionata, con un collo non troppo lungo ed i tarsi di media altezza.
Il piumaggio bianco candido da un piacevole contrasto con il becco ed i tarsi arancio.
Nella selezione occorre fare molta attenzione al tronco/dorso che devono essere relativamente corti.
Quest’oca viene paragonata, per la sua forma, al Combattente Indiano. È però un’oca dalle linee dolci e arrotondate, è intelligente ed autosufficiente se ha a disposizione larghi spazi per il pascolo.

Cresce e si sviluppa molto velocemente; lo sviluppo si potrà però considerare ultimato solo quando il piumaggio della coda e delle ali sarà completo: solo a questo punto si potrà valutare la qualità del soggetto.
Per una buona riuscita è determinante l’acqua, tanta acqua pulita: il piumaggio sarà così candido e brillante.
La coda deve finire preferibilmente a punta e sopra si devono adagiare le punte delle ali, che non devono sporgere. Il dorso, con la coda e le ali, deve formare una linea il più diritta possibile. Se tutto questo è presente si può essere tolleranti anche in presenza di un leggero incrociarsi delle punte delle ali. Tenere presente che questa posizione tende ad accentuarsi in presenza di uno stato di eccitazione dell’animale, come spesso accade, nelle gabbie alle esposizioni.
Non cercare di ottenere soggetti più pesanti, ma cercare di rendergli quelle caratteristiche perse. Ad esempio l’stinto alla cova, perso nella selezione forse per colpa dell’Oca Italiana. Erano normali due cove naturali all’anno; occorre quindi, a parità di requisiti, dare la preferenza a riproduttori che abbiano questa inclinazione.

In Italia esistono, per il momento, pochi allevatori di questa oca; due: Mauro Cabassi e Antonio Beneforti, hanno manifestato il desiderio di un nome migliore, che eviti battute di spirito sulle loro beniamine. Purtroppo il Comitato Tecnico Scientifico ha dato parere sfavorevole in quanto, già in altri Paesi europei, così si chiama. Si creerebbe confusione e ci vedremmo costretti in seguito alla modifica. Purtroppo solo l’italiano implica questo doppio senso.

Già da qualche anno in Entente Européenne si lavora, con la collaborazione di tutti i Paesi affiliati, alla stesura di uno “Standard Europeo”; ci si orienta, nei limiti del possibile, all’uso di una terminologia comune per tutti, sia per le razze che per le colorazioni.
L’Europa val pure qualche rinuncia!

Il colore delle uova della Marans: quasi un mistero!

di Fabrizio Focardi

Cerco, qui di seguito, di chiarire a Secondo Rore Lazzaro i suoi dubbi.

In sintesi quello che chiede è cosa può indurre questi animali a trattenere l’uovo nell’ovidotto e come può succedere che, con una troppo ferrea selezione, mirata soprattutto alla colorazioni del piumaggio, si possa perdere, anche solo in parte, quella caratteristica peculiare di questa razza: il colore del guscio dell’uovo.
Il colore del guscio dell’uovo della Marans è dovuto, inevitabilmente, alla presenza di più geni. È certo che senza la presenza della totalità di questi geni l’ereditarietà non avverrà.

Siamo di fronte ad una delle tante caratteristiche per le quali la legge della genetica ci riserva ancora dei segreti. Avendo oltretutto constatato che questa ereditarietà è trasmessa maggiormente dal gallo, sarà possibile pensare che uno almeno dei geni che provocano l’uovo extra rosso, è del tipo legato al sesso, cioè in doppia dose nel gallo. Si è notato che in presenza di un accoppiamento gallo puro con galline impure, tutte le femmine discendenti daranno l’uovo extra rosso; con l’accoppiamento inverso questo avverrà solo nel 50% dei casi. Questa situazione è però ingannevole in quanto si parla supponendo che tutti i soggetti siano impuri, mentre non si devono dimenticare i geni recessivi, che possono riapparire.

Uova MaransEcco che si arriva a capire la ragione per la quale si deve considerare come caratteristica peculiare della razza il colore dell’uovo. Qualsiasi altro accoppiamento con soggetti anche bellissimi, ma non in possesso di quanto necessario per ottenere l’uovo extra rosso, potrà sì far migliorare la colorazione o il tipo, ma farebbe perdere quella che, nella razza Marans, è la caratteristica più importante. Chi mi ha seguito in altri argomenti sa come la penso. Lo stesso discorso vale per le razze combattenti: se nel giudizio si da troppa importanza alla colorazione si induce l’allevatore, per migliorarla, ad inserire anche sangue di soggetti privi delle caratteristiche classiche per queste razze che sono, oltre alla tipologia e alla muscolatura, il carattere, l’aggressività, la resistenza, la tenacia, ecc.

Tornando alla Marans, dunque, meglio galline che depongano uova scure, che galline perfette nella forma e nella colorazione. Come ho già detto nel mio precedente articolo, la colorazione dell’uovo avviene negli ultimi 10 cm dell’ovidotto grazie ad un liquido emesso dal tessuto spugnoso e questo avviene poco prima della deposizione. Tant’è vero che toccare l’uovo prima della completa asciugatura può comprometterne la colorazione.
Il confronto può essere fatto con l’uovo della Araucana, colorato dentro e fuori, mentre quello della Marans risulta scuro fuori e bianco dentro. L’intensità del colore non è sempre uguale, può cambiare durante l’arco della deposizione e da soggetto a soggetto. Nei soggetti giovani il colore è più scuro e più regolare. Non è però necessario che l’uovo venga trattenuto oltre il tempo normale. L’esempio dell’uovo quasi nero era dovuto ad un caso anomalo, dovuto a chissà quale patologia.

L’UOVO della MARANS: evidente la differenza con le uova di altre razze. L’interno del guscio è perfettamente bianco (Foto tratta da: “LA MARANS” di Serge Déprez -Christian Herment)

L’argomento Marans è stato trattato nel Notiziario n° 7 del Settembre 2003.

Anatra Pechino

di Fabrizio Focardi

Vi siete mai chiesti perché esistono due anatre di Pechino: una americana ed una tedesca?
Io si, anche se tanto tempo fa.
È facile supporre che la ragione sia dovuta ad una differente selezione, ma come siamo arrivati a differenze morfologiche e di posizione così accentuate?
Una delle due è quella giusta, ha cioè mantenuto le caratteristiche originali?
Un altro caso analogo ci riguarda molto più da vicino: la nostra Siciliana.
Ma qui la spiegazione è chiara: gli americani, affascinati dalla deposizione e precocità della nostra razza, la importarono nel loro Paese e, forse anche con grandi sforzi, fissarono quella caratteristica di pollo mediterraneo che loro credevano dover essere presente in tutti i nostri polli: l’orecchione bianco invece di rosso; così è tutt’oggi richiesto nell'”American Standard Of Perfection”.
Queste “interpretazioni personali” purtroppo si verificano anche oggi con molte razze. È dovere dei Paesi d’origine impegnarsi a mantenere la morfologia autoctona inalterata.
Oggi la speranza è riposta nel futuro standard europeo, ma sono sicuro che sia stato più facile trovarci d’accordo su una moneta unica di quanto lo sarà relativamente alla morfologia di un pollo.

Ma torniamo alla nostra Pechino.
Nella vecchia stampa nostrana si trovano solo pochi cenni e molti di questi “per sentito dire”.
Nel 1929 il marchese G. Trevisani, nel suo “Pollicoltura” dava un’origine curiosa ed un po’ troppo fantasiosa:

«Si chiama di Pechino ma non si sa bene il perché.
Il fu mio carissimo amico Van Der Shnikt che ebbe vivente la direzione del Giardino Zoologico di Gand e fu redattore del capo del giornale Chasse et Pêche di Bruxelles, raccontava di aver trovato una coppia di queste anatre in una piccola bottega di Londra. Il negoziante gli disse che gli erano state vendute dal capitano di una nave proveniente dalla Cina e che erano sfuggite per miracolo al cuoco di bordo. Van Der Shnikt le acquistò e le portò nel suo Giardino Zoologico di Gand e le battezzò anatre di Pechino.»

Il prof. Ferruccio Faelli, nel 1923, nel suo simpatico libro “Animali da Cortile” da invece un’origine più attendibile:

«Anitra di Pechino (anas boscas pedesulfurata): È chiamata anche razza cinese perché si crede che essa sia stata creata in China, ove l’allevamento delle anitre si fa su larga scala essendo gli abitanti molto appassionati per la loro carne e le loro uova. Fu importata in Inghilterra nel 1873 da Keele, introdotta agli Stati Uniti nel 1874 dal Capitano Palmer, da questi due Stati si è diffusa in tutti gli altri dei due mondi.»

ANATRA PECHINOMa ecco quello che sono riuscito a mettere insieme per tentare di fare un po’ più di chiarezza.
Premetto che poco si sa dell’origine di molte razze d’anatre, fra queste anche la Pechino: erano allevate principalmente per produzione, non si dava quindi molta importanza alle caratteristiche di razza. Venivano fatti incroci di miglioramento che miravano soprattutto a migliorare la carne ed aumentare la deposizione, ma che immancabilmente allontanavano dalla forma autoctona.
Il suo nome comunque non lascia dubbi: la sua origine è la Cina dov’era molto diffusa; molto probabilmente era l’anatra comune ed esisteva anche in altre colorazioni oltre alla bianca.
Era allevata in una zona circondata da alte montagne a Nord Ovest di Pechino: zona caratterizzata dalla coltura del riso e quindi di grande abbondanza d’acqua con conseguente ricchezza di piante acquatiche e piccoli anfibi.
Per la bontà della sua carne era la preferita per le cucine imperiali.

Fu introdotta dapprima in Inghilterra nel 1874 da Mr. Keele e, qualche anno dopo, anche in America da Mr. Palmer.
In Germania, grazie a Marten, arrivò da Londra nel 1877.
Fu subito molto apprezzata per le sue qualità produttive – inizia a deporre in Dicembre e non ha attitudine alla cova – ed ebbe quindi un rapido sviluppo.
In questi Paesi, e in seguito di riflesso in molti altri, ebbe una grande influenza sull’allevamento dell’anatra, forse più di quella che sul pollame ebbero le razze asiatiche, essendo, come queste, di grossa mole ed estremamente forte.

Relativamente alla posizione eretta del corpo della tedesca sono state fatte molte supposizioni.
Si è appurato, grazie a stampe dell’epoca, che in Inghilterra era già evidente, anche se non come quella odierna, la posizione eretta.
L’anatra Aylesbury, con portamento più orizzontale, era già molto diffusa e molte foto mostrano soggetti delle due razze abbastanza simili nella posizione, tanto che nella descrizione per distinguerle si diceva della Pechino che era leggermente più eretta; questo può aver indotto, col tempo, ad un’esagerata interpretazione della caratteristica influenzando così la selezione.
Oltretutto la Pechino, poco fiduciosa con l’uomo, era solita mettersi in posizione di allerta sollevando il corpo, questo accadeva anche alla presenza di disegnatori o fotografi che la ritraevano.
Non si può neanche escludere che, per raggiungere la posizione della Pechino Tedesca che oggi si conosce, si sia ricorsi ad incroci con l’Anatra Corritrice Indiana, probabilmente anche in Inghilterra dove già era presente prima dell’arrivo della Pechino. Del resto anche una mirata selezione non sarebbe sufficiente al raggiungimento di una posizione così dritta se non alla presenza di specifici geni.
Anche il sistema d’allevamento, secondo alcuni, può aver influito in maniera determinante; ad esempio la Corritrice Indiana veniva originariamente allevata, nell’Asia Sud Orientale, quasi allo stato brado, doveva pertanto effettuare spostamenti anche considerevoli alla ricerca del cibo determinando così la pozione eretta.

Comunque già intorno al 1900 fra i due standard, inglese e tedesco, esistevano piccole differenze che col tempo si sono accentuate: la testa, il peso – più alto nell’inglese – ed il tronco, più lungo nel tedesco.
Alle mostre tedesche per differenziarla dalla “Anatra Pechino Americana” si adottò la denominazione “Anatra Pechino Tedesca”, rimasta poi tale fino ad oggi, e non so fino a che punto questo sia stato giusto.
Da allora si è continuato ad allevare le due tipologie ben distinte: la tedesca, con portamento quasi verticale, e l’americana, con portamento quasi orizzontale.
La differenza non si limita però alla sola posizione, ma anche alla colorazione ed ad alcune caratteristiche morfologiche.
Agli inizi del secolo scorso, appena importata, sia in Inghilterra sia in America, il colore non era perfettamente bianco, ma, su tutto il piumaggio, era presente un’intensa sfumatura giallo canarino fino a nanchino, ma non solo, era presente una criniera di penne arricciate sul collo e c’è chi dice fosse un’anatra ciuffata.
I giudici americani ritennero ciuffo, criniera e sfumature gialle dei difetti e, con i loro giudizi, portarono gli allevatori a selezionare soggetti bianco/bianco crema, senza ciuffo e senza criniera.
L’Inghilterra invece preferì mantenere la criniera ed il piumaggio crema intenso fino a giallo canarino/nanchino, deciso ed uniforme; quest’ultimo era il preferito.
I soggetti arrivati in Germania erano, come si è detto, inglesi; la Germania ha pertanto continuato a selezionare soggetti di tonalità giallastra, il più omogeneamente possibile, su tutto il piumaggio.
I tedeschi sostengono che questa tonalità sia una caratteristica tipica della razza in quanto dovuta ad una maggiore secrezione di sostanze grasse ricche di carotenoidi della ghiandola di Buerzel.
Questa caratteristica si può intensificare con fattori ambientali – allevamento in libertà – e con cibi ricchi di carotene, ad esempio alcuni tipi di frutta e mais.

 

COMPARAZIONE DEI DUE STANDARD
dal Libro Standard Tedesco
Parti in corsivo: standard americano – da “American Standard of Perfection”
(La Pechino Tedesca non è riconosciuta in Inghilterra ed in USA)

Caratteristica

Anatra Pechino Americanacts003_pksta

Anatra Pechino Tedescacts003_pkstt

Disegno

Origine

America

Cina

Aspetto Generale

Robusto, a forma di rettangolo con gli angoli arrotondati; portamento leggermente rialzato sulle gambe medie-lunghe; piumaggio ben tirato ed aderente al corpo.

Corpo massiccio a forma rettangolare; posizione eretta; gambe posizionate nella parte posteriore del tronco; sfumature gialle nel piumaggio.

Tronco

Lungo disteso; arrotondato; davanti solo poco rialzato.

Lungo, largo, profondo, senza chiglia. Portamento sufficientemente eretto da formare con la base della coda, portata orizzontale, un angolo approssimato di 40° con le spalle. Petto profondo, arrotondato e prominente.

Da ogni parte si guardi si avvicina ad un rettangolo, cioè l’altezza è circa il doppio della larghezza e profondità. La linea superiore e la linea inferiore, come pure quelle laterali corrono parallele; posizione fortemente eretta.

Dorso

Lungo, largo, solo leggermente arcuato.Lungo, largo e dritto.

Largo con spalle piene ed inclinato in linea retta verso la coda.

Ventre

Pieno, ben arrotondato, senza fanone.

Ben sviluppato; parte posteriore arrotondata, larga e piena.

Testa

Più lunga che rotonda; fronte leggermente in salita; cranio non troppo alto, ma neanche piatto; guance non molto accentuate. Ovale con sommità prominente. Cranio moderatamente largo. Arancio/Rosso.

Più tonda che lunga; larga; guance robustamente sviluppate ed una fronte alta ed ampia; spesso la parte della gola ben piena.

Becco

Largo e proporzionalmente lungo; la parte superiore leggermente concava e spesso a forma di cucchiaio; da giallo chiaro ad arancio, senza macchie; unghiata chiara. Di media lunghezza, dritto che si unisce al cranio con un angolo ben definito. Giallo/Arancio.

Corto e largo; la parte superiore leggermente concavo; non abbassato; rosso arancio con unghiata chiara. Essere indulgenti in presenza di striature scure sul becco e sull’unghiata nelle femmine adulte.

Occhi

Scuri.Larghi, profondi. Blu plumbeo.

Scuri

Collo

Mediamente lungo; proporzionalmente snello e leggermente arcuato.Moderatamente lungo, grosso con un portamento ad arco pronunciato.

Portato eretto e dritto si attacca armoniosamente al tronco. La lunghezza e la grossezza ben si adattano al corpo. Sul crinale della parte posteriore del collo e della testa piume più lunghe, che partono dai lati, si incontrano e formano una ritrosa arricciata ben visibile, meno nei soggetti giovani, negli adulti invece deve essere ben pronunciata.

Ali

Lunghe; portate ben aderenti al corpo. Corte, portate aderenti e ben posizionate.

Non troppo lunghe; ben sistemate ai lati del tronco.

Coda

Chiusa; portata rialzata solo con un leggero angolo rispetto alla linea del dorso. Ben aperta, piuttosto eretta. Le penne del maschio dure e ben arricciate.

Corta e larga; portata stretta (e orizzontale, ndr).

Gambe

Non sporgenti. Moderatamente corte e robuste.

Forti; nascoste da un rigoglioso piumaggio.

Tarsi

Di media lunghezza; ossatura fine; posizionati indietro solo poco dopo la metà del corpo; di colore da giallo scuro fino ad arancio; unghie chiare. Di media lunghezza e forti.

Corte e forti, di misura tale che, a volte, la parte posteriore tocca il pavimento; colore rosso arancio.

Piumaggio

Ben aderente.

Piumaggio in superficie liscio; sottopiuma ricco di piumino.

Colorazione

Bianca senza penne di altro colore; in autunno leggere sfumature gialle ammesse. Bianco crema.

Bianca con sfumature gialle il più possibile uniformi. (Pigmento)

Difetti gravi

Tronco troppo piccolo o troppo corto; posizione troppo eretta; testa, collo, o becco troppo grossi; linea del collo angolata; piumaggio arricciato; presenza di criniera; inizio del becco con rigonfio; becco macchiato. Penne di altro colore che bianco crema in ogni parte del piumaggio.

Tronco corto o piccolo; petto piatto o sottile; spalle piatte; linea del dorso concava o convessa; parte posteriore a punta; formazione di chiglia; portamento del corpo e della coda troppo eretta o troppo piatta; testa stretta con fronte piatta; guance piatte; becco lungo, pallido o macchiato; piumaggio setoso o bianco puro.

Peso

Maschio Kg. 3,5
Femmina Kg. 3,0
Maschio Kg. 4,1
Femmina Kg. 3,6

Maschio Kg. 3,5
Femmina Kg. 3,0

Peso minimo dell’uovo

g. 70

g. 70

Colore del guscio dell’uovo

Bianco fino a giallastro.

Bianco fino a giallastro.

Anello

Per i due sessi mm. 18

Per i due sessi mm. 18

Leggendo la tabella sembra che si sia fatto tutto il possibile per ottenere l’uno l’inverso dell’altro.

Per un buon giudizio ed una corretta selezione è bene avere ben presenti le due tipologie e considerarle a tutti gli effetti due razze diverse.
Le differenze diventano pertanto caratteristiche peculiari sia per l’una sia per l’altra razza.
Ambedue, nonostante la carnosità del loro aspetto, non devono avere la chiglia; nella tedesca i tarsi devono essere corti, ma non tanto da far strisciare il ventre.

Sempre deve essere presente, ma solo nella Pechino Tedesca, l’arricciatura del piumaggio nella parte superiore del collo; sarà invece difetto grave nell’americana.

La testa ben diversa nelle due razze deve essere arrotondata con guance ben sviluppate nella tedesca ed allungata senza guance evidenti nell’americana.
Deduco che l’Inghilterra, e di conseguenza la Germania, siano rimaste più vicine alla tipologia originale, anche se molti dubbi rimangono, specialmente sulla posizione.


Bibliografia:
  • John H. Robinson, Principal And Practice of Poultry Cultura, Boston, 1912

  • Harrison Weir, F.R.H.S., The Poultry Book, New York, 1913

  • Marchese G. Trevisani, Pollicoltura, 1929

  • Prof. Ferruccio Faelli, Animali da Cortile, 1923

  • Standard Tedesco

  • American Standard of Perfection

  • English Poultry Standard

  • Der Kleintier-Zuechter – Gefluegel Zeitung

 

Livorno o Italiener?

di Geri Glastra e Focardi fabrizio
Lettera Ricevuta dal Sig. Geri Glastra
Presidento Club Olandese della Livorno

Da più parti si lavora sodo all’unificazione europea. I poteri del parlamento europeo, ad esempio, vengono di volta in volta ampliati, mentre la moneta unica è già un fatto.

Anche nell’allevamento amatoriale vi saranno cambiamenti sotto vari aspetti. L’Entente Européenne sta lavorando alacremente agli standard europei per polli, conigli, colombi, uccelli acquatici, ecc. Il traguardo che ci si prefigge è l’eliminazione delle differenze sotto l’aspetto del tipo, colore, disegno e ovviamente denominazione nei vari Paesi europei. Il motto dell’Entente è sì una moneta unica, ma anche un unico standard ed un’unica denominazione.

In tale standard europeo è vincolante la descrizione di una razza nel Paese d’origine, anche per quanto riguarda la denominazione della razza stessa. Nel frattempo, a livello europeo si sono raggiunti degli accordi di massima per le razze la cui paternità è rivendicata da più Paesi. Per le altre razze, vale la classificazione nella categoria delle razze europee (EE), per le quali prevale lo standard tedesco della BDRG.
Poiché la lingua in cui si comunica a livello di Entente è il tedesco, tale principio è stato esteso anche alla denominazione delle razze non tedesche. Anche le razze olandesi, quindi, vengono ad assumere la denominazione tedesca. Nel caso della Barneveld, ad esempio, non ci sono problemi. Si tratta di una razza olandese, originaria della zona di Barneveld, ed in Europa continuerà a chiamarsi Barneveld. Per il Pollo del Twente c’è già meno chiarezza. È una razza creata al confine tra la regione del Twente e Bentheim, in Germania. La paternità è stata in ultima istanza attribuita all’Olanda, perciò la denominazione europea è ora Twents hoen o Twente, e non più Kraienköppe.
Ma poiché la lingua ufficiale dell’Entente è il tedesco, la Ciuffata olandese si chiama ora Holländer Haubenhuhn, e la Nana Olandese ha assunto il nome di Holländische Zwerghuhn.

Ma qual è la situazione nel caso della Livorno?
Il Paese d’origine della razza è lungi dall’essere un dato assodato. Il materiale di partenza viene dall’Italia, senza dubbio. Ma non è chiaro quale Paese ha creato questa tipica razza ovaiola, nella forma in cui ha goduto d’enorme apprezzamento e diffusione quale razza da reddito fino agli anni Cinquanta del secolo scorso.
Alcuni dati sono noti: la varietà americana viene dagli Stati Uniti, mentre quell’inglese trae origine dalle Isole Britanniche. Sul continente europeo sono diversi i Paesi che hanno ottenuto buoni risultati dal punto di vista della selezione, e tra questi si annovera l’Olanda ma senza dubbio anche la Germania. In passato c’era, infatti, sia la varietà olandese, sia quella tedesca. Queste due tipologie sono state ora selezionate seguendo un percorso comune, tanto che al giorno d’oggi le differenze sono scomparse. Quindi, nel caso delle varietà americana ed inglese si mantiene lo standard del relativo Paese, ma per l’Europa non vi è un Paese da indicare chiaramente quale terra d’origine, ed essendo una razza europea (o razza EE), sono vincolanti lo standard e la denominazione tedeschi. E tale denominazione, per la varietà o tipo europeo, è Italiener.

Il sito internet dell’Entente (www.entente-ee.com) ne da conferma. Dallo stesso sito sono ora scaricabili in formato PDF le traduzioni di numerose razze in tedesco, francese ed olandese.

Attualmente, l’Entente sta concentrando gli sforzi sull’eliminazione delle discrepanze esistenti tra gli standard dei Paesi d’origine delle varie razze da una parte, e lo standard tedesco della BDRG dall’altra, e sulla standardizzazione dei nomi delle varie colorazioni. Non è sicuramente un lavoro da poco: quali saranno le denominazioni in futuro?

Fortunatamente la virata non è così drastica come possa sembrare. Per le esposizioni nazionali, infatti, non cambia nulla. Per quanto riguarda i Paesi Bassi, rimangono in uso le tradizionali denominazioni: Livorno nelle varietà olandese, americana ed inglese, e continuiamo ad attenerci anche al nostro standard federale. In futuro, però, la descrizione della Livornese così come la conosciamo in Olanda, e con essa anche quella della maggior parte delle razze europee, subirà un graduale adattamento in vista di uno standard europeo. Le differenze sono minime, e sono convinto che tale sviluppo sia un fattore positivo, a patto che avvenga gradualmente.

A livello d’esposizioni europee, tuttavia, valgono le regole dell’Entente, e di conseguenza anche le denominazioni attribuite dallÉnténte stessa, il che si traduce nell’adozione dello standard tedesco della BDRG quale standard unico europeo. Ciò vale per la classica Esposizione Europea, ma anche per le esposizioni europee indette dai club di razza. Per l’allevatore, gli sviluppi di cui sopra avranno conseguenze limitatamente alle attività espositive a carattere europeo.

Segue una tabella delle colorazioni cui si attiene l’Entente in cui si nota come la Livorno tipo europeo è riconosciuta in diversi Paesi europei, nelle relative colorazioni.

Leghorn tipo europeo – Colorazioni
Tedesco – Avicoli Italiano: Avicoli
Italiener (cresta semplice ed a rosa) Olandese: Leghorn (cresta semplice ed a rosa)
(EE Italiener)
Blau Blu (non orlato)
*Blau-gesäumt o blu orlato (decadet)
Blau-goldfarbig (blu dorato) Dorata
*Blaugoldhalsig (blu collo oro)
Blau-rebhuhnfarbig
blau-weissgescheckt (blu picchiettato bianco)
Goldbraun-porzellanfarbig Millefiori
*Exchequer Exchequer
Gelb
Gestreift Barrata
Gold-blaugesäumt Oro orlata blu
Goldfarbig Dorata
Blau-goldfarbig Blu Dorata
*Goldhalsig Collo Oro
Gold-schwarzgesäumt Oro orlata nera
Gold-weissgesäumt Oro orlata bianco
Kennfarbig Eutosessata
Orangefarbig Arancio
*Orangehalsig Collo Arancio
*Perlgrau Grigio Perla
Perlgrau-orange Grigio Perla-Arancio
Porzellanfarbig Millefiori
Rebhuhnfarbig Perniciata
Rot (rosso) Rossa
Rotgesattelt (pile) Pile
Schwarz (nero) Nera
Schwarz-weissgescheckt (nero picchiettato bianco) Nera picchiettata di bianco
Silberfarbig Argentata
*Silberhalsig Collo Argento
*Silberhalsig mit Orange Rücken Collo argento con dorso arancio
*Silberlack Argento pagliettato nero (solo grande)
Weiss Bianco
*Weiss-blaucolumbia Bianca Blu Columbia
Weiss-schwarzcolumbia Bianca Columbia
Gelb-schwarzcolumbia (fulvo ermellinato nero) Fulva Columbia

Le colorazioni indicate con * sono riconosciute solo in alcuni Paesi, ma possono essere esposte in occasione di manifestazioni europee.

Geri Glastra


Commento e approfondimenti a cura di Fabrizio Focardi
Presidente del CTS

Prima di tutto grazie a Geri per l’autorizzazione a pubblicare il suo articolo, che mi ha fornito così l’opportunità di una risposta; grazie anche a Stefano Bergamo per avercelo reso comprensibile.
Geri Glastra come già sapete è il Presidente del “Club Olandese della Livorno”.
Abbiamo con lui un ottimo rapporto di collaborazione. Ultimamente il nostro C.T.S., per avvicinarsi allo standard degli amici olandesi, ha apportato alcune leggere modifiche allo standard da poco pubblicato, modifiche che non alterano comunque l’immagine data dal Prof. Ghigi.
Nella prima parte del suo articolo Geri espone quelle che saranno le direttive E.E. per la realizzazione dello standard europeo e condivido in pieno l’opinione di Geri, ovvero che siano i Paesi di origine a dare il nome e lo standard ai propri polli.
Il coronamento degli sforzi di tutti sarà un unico standard europeo: non dovranno perciò più esistere singoli standard nei vari Paesi: utopia? Speranza realizzabile? Vedremo.

In varie occasioni ho manifestato il mio scetticismo riguardo la presunta facilità a metterci tutti d’accordo sulla forma e colorazioni delle varie razze.
Si dovrà quindi, chi più chi meno, rinunciare a qualcosa, e ne soffriranno maggiormente quei Paesi dove l’avicoltura ha raggiunto livelli di selezione – giusti o sbagliati che siano – più approfonditi. Penso che quello che sarà più duro sarà farlo accettare a quegli allevatori che, in alcuni casi, si ritroveranno a dover ricominciare tutto da capo.

Negli anni passati non si è mai tentato di rispettare gli standard dei Paesi di origine; le selezioni hanno seguito, razza per razza, correnti di preferenza fino ad arrivare ad avere, per la stessa razza, diverse tipologie per alcune colorazioni: a volte per la conformazione del piumaggio, a volte per una tipologia preferita dagli allevatori avallata in molti casi dai giudici.

Già nelle prime riunioni non si è trovata una strada che possa andare bene a tutti e l’accordo di cui parla Geri è ancora, a mio avviso, molto lontano.
Se si leggono i verbali di queste riunioni, ma soprattutto se si leggono le reazioni a questi verbali di alcuni Paesi sui loro Notiziari, si capiscono i miei dubbi in proposito.

Le lingue del futuro standard E.E. sono due: il tedesco ed il francese.

Da parte nostra, oltre alla nostra presenza alle riunioni E.E., collaboriamo con i Paesi francofoni per la realizzazione dello standard europeo in lingua francese. Presumo, per logicità, che i due standard – quello in lingua francese e quello in lingua tedesca – saranno identici.

Ma veniamo alle nostre razze!

Non sono assolutamente d’accordo quando Geri dice: il Paese di origine della Livorno è lungi dall’essere un dato assodato. Oltretutto questo non è messo in dubbio neanche in Europa: l’Italia È il Paese di origine della Livorno.
Per quanto ci riguarda, lo standard europeo di tale razza sarà quello italiano ed il nome sarà “Livorno”, quindi nè Leghorn nè tantomeno Italiener. Posso accettare Leghorn per la selezione americana ed Italiener per quella tedesca, ma ambedue sono due razze ben distinte che veramente non hanno nulla a che vedere fra loro e con la Livorno. Lo dimostra il fatto che in tutti gli standard europei sono considerate distintamente.
Non credo – e neanche lo chiedo, vista la situazione attuale – che si potrà un domani convergere in un’ unica tipologia. Ogni cambiamento, anche minimo, su caratteristiche importanti, allontanerebbe la razza da quella che noi riteniamo essere quella autoctona.

Fortunatamente, nel periodo a cavallo tra i due secoli, la letteratura sia italiana che estera su questo argomento è abbondante. Il nostro standard è stato redatto tenendo conto degli scritti del Prof. Alessandro Ghigi, all’epoca avallati da altri illustri testimoni come Iva Giavarini, Anita Vecchi, Teodoro Pascal, Girolamo Trevisan e tanti altri ancora.

Sono invece completamente d’accordo con Geri quando dice che sul continente europeo l’Olanda ha ottenuto buoni risultati nella selezone della Livorno, ma non mi sento di poter dire altrettanto della Germania, che ha selezionato un pollo lontano da quello che io considero un Livornese.
Le differenze, che Geri ritiene oggi scomparse, sono invece ancora ben presenti sia nella teoria che nella pratica. La Germania è sempre molto restìa a concedere, e questo infastidisce un pò tutti, me compreso. Riconosco una superiorità numerica e di qualità, ma questo, in nessun caso, giustifica un’autorità decisionale. Lo Standard morfologico della Germania è invariato dal 1993, e di questo si avvalgono gli allevatori per la loro selezione e i giudici tedeschi per i loro giudizi.
Visito tutti gli anni la mostra nazionale tedesca e, anche se in alcune colorazioni la morfologia è un pò più vicina alla Livorno, siamo in generale sempre molto lontani. Sia ben chiaro: non è mia intenzione imporre niente a nessuno, ma, come italiani, non possiamo rinunciare a selezionare la Livorno con lo standard originale. Il compromesso potrebbe essere quello di autorizzare diverse selezioni.

Il libro standard ufficale americano “American Standard of Perfection” definisce così l’origine della Livorno:
The original breed came from Italy, but its many sub-varieties originated or were developed in England, Denmark and America.
(La razza originale venne dall’Italia, ma le sue molte sotto-varietà hanno avuto origine o sviluppo in Inghilterra, Danimarca e America.)
Chi più dell’America poteva trarre vantaggi accaparrandosi l’origine della Livorno? ma non fu così! Fu riconosciuto, onestamente, che la razza era stata importata dall’Italia.

Ma facciamo qualche passo indietro nella storia per avere le idee più chiare: è risaputo che dall’Italia partì, nel lontano 1834, il “pollo italiano” che veniva allevato in Toscana, come la Valdarno, e come la Polverara e la Padovana nel Veneto e la Siciliana in Sicilia.
A proposito della Sicilana, apriamo una parentesi: anche lei fu portata in America e là allevata – aumentando la mole e sbagliando, oltretutto, nella selezione il colore dell’orecchione – ma nessuno si sogna di avere dubbi sull’origine di questa razza.
Forse perchè fa “meno gola” della Livorno: sorella più famosa ed allevata in molti Paesi del mondo, a differenza della Siciliana che è una verà rarità.
A quei tempi tutte le razze in genere avevano caratteristiche morfologiche ben fissate ed omogenee. Forse non erano perfette nella colorazione, ma quale Paese era così rigido ed esigente nella selezione della colorazione? Quello che molto interessava era la produttività: carne e uova.
E la Livornese proprio per queste caratteristiche piacque agli americani. In tutti i libri antichi si parla soprattutto di questo.
Non c’è traccia di incroci effettuati per modificare la morfologia, ma solo di una rigorosa selezione, per mezzo di “nidi trappola”, per sviluppare la precocità e per aumentare la deposizione e di questo gliene diamo atto. Altri incroci furono fatti per creare la cresta a rosa, ma questo è un altro discorso.


Voglio qui riportare altri brani dai più autorevoli libri d’epoca:

The Book of Poultry
Edwin Megargee
Thomas Nelson & Sons – New York 1926

Pag 511 «[…] Nella divisione delle razze dei polli, Edward Brown classifica la Livorno e l’Ancona come polli italiani.
L’Italia fu indubbiamente la casa della Livorno originale. […] Da una indagine fatta da un ufficiale dell'”United States Navy” fu accertato che intorno al 1815 la Livorno esisteva (in Italia, ndr) in tutte le colorazioni delle razze combattenti ed erano tutte più o meno simili nel tipo. Questa indagine fu ordinata per venire a conoscenza delle colorazioni dei polli esposti per la vendita nei porti Mediterranei.
Questo sta ad indicare che la Livorno, come esisteva in Italia prima del 1815, era non ben fissata nella colorazione, ma lo era nel tipo.
È ora generalmente ammesso che la bianca, la bruna (perniciata ndr) e la nera furono importate direttamente dall’Italia e furono le prime ad essere allevate in America.»

The Poultry Book
Harrison Weir
Prof. Willis Grant Johnson and George O.Brown – Garden City, New York 1913

Pagg. 788/789 «[…] Sull’origine della Livorno sono state avanzate, negli anni passati, varie opinioni da reputate autorità; e, come è vero che trenta anni fa molte opinioni esistevano, oggi sembra essere onestamente ben stabilito che la Livorno originale viene dall’Italia […] È, comunque, autorevolmente attestato che F.J. Kinney, del Massachusetts, acquistò al porto di Boston, nel 1853, un trio di Livorno a cresta semplice brune, che venivano direttamente dall’Italia.»

The New Book of Poultry
Lewis Wright & “The Poultry Club Standards of Perfection”
London, Paris New York & Melbourne – 1902

Pag. 403 «Gli allevatori inglesi hanno un debito di riconoscenza con l’America per avergli fatto conoscere la Livorno; ma che realmente sia originaria dell’Italia non c’è il minimo dubbio…»


Non voglio certo togliere all’America il merito di aver reso famosa la Livorno, ci mancherebbe altro, ma come esiste la tipologia inglese, quella tedesca e quella olandese, a maggior ragione deve esistere quella originale: l’italiana.
Purtroppo, come ho già detto, alcuni Paesi non hanno tenuto conto degli standard del Paese di origine – vedi la Germania con la Wyandotte nana, la Langshan e la Faverolles, quest’ultima chiamata Deutsche Lachshuener (Pollo Salmonato Tedesco) – e potrei ancora continuare.
Si possono forse definire queste razze di origine tedesca? Non credo proprio. Nessuno, solo per questo, può avanzare pretese di paternità. Tuttalpiù si potrà concedere loro la paternità di alcune colorazioni, ma l’origine della razza rimarrà sempre quella originaria.
Purtroppo c’è da dire che l’Italia è rimasta troppi anni assente dal mondo avicolo europeo e mondiale.
Niente in quegli anni è stato fatto per il mantenimento o per il recupero del nostro patrimonio avicolo.
Basti pensare che fino al 1996 gli allevatori ed i giudici italiani non avevano uno standard e che l’importazione di soggetti riproduttori da altri Paesi europei, mai frenata da chi avrebbe dovuto, ha determinato la quasi totale sparizione e l’imbastardimento dei pochi soggetti ancora presenti.
Ecco quindi i risultati.

Fabrizio Focardi

Ayman Cenami

di Fabrizio Focardi
Ayman CenamiNel primo numero di quest’anno è stato pubblicato un mio articolo sulla Sumatra: nella prima parte, nei cenni storici, riporto come probabile origine, l’opinione di C.A. Finsterbuch, secondo il quale alla Sumatra avevano contribuito dei polli combattenti allora comunemente conosciuti, nell’Arcipelago della Sonda, come “Black Game” (Combattenti Neri – Gallus Morio); erano polli con caratteristiche morfologiche diverse, ma tutti con una identica peculiarità: il nero predominante, non solo nella colorazione del piumaggio, ma anche nella pelle, nella carne e nelle ossa. Erano polli piccoli con lunghe ali e coda abbondantemente impiumata.

La razza di cui parlerò si dice sia diretta discendente da questi polli.

È una razza fino a pochi anni fa sconosciuta in occidente. Oggi è riconosciuta, dal 2003, in Olanda ed in via di riconoscimento in Belgio e Germania.
L’origine è indubbiamente l’Isola di Giava; Cemani è il nome di un porto vicino alla città di Solo, Ayam non significa altro che pollo.

Come ho già detto la caratteristica peculiare è la pigmentazione nera: nero intenso a riflessi verdi è il piumaggio, nera è l’ossatura, le unghie ed il becco, come pure la lingua, la cresta, i bargigli, gli orecchioni, la carne e la pelle. Neri sono gli organi interni. Alcuni dicono che anche il sangue sia nero, ma questo è smentito dalla maggioranza.

È un pollo leggero – il gallo 2 / 2,5 Kg e la gallina 1,5 / 2 Kg. – che penso sarà incluso nella famiglia di “Polli Combattenti”.
Ha un corpo compatto, ma non troppo largo; linea del dorso non troppo lunga e coda con abbondanti falciformi portata abbastanza rilevata. Le gambe ed i tarsi abbastanza forti. Cresta semplice con 5/7 punte.
Spero che la selezione occidentale miri a mantenere quelle caratteristiche autoctone senza strani, e per me criticabili tentativi di miglioramento.
Quest’anno, con l’occasione della “Mostra Europea della Livorno e dell’Ancona” che si terrà a Zuidlaren, spero essere presente alla nazionale olandese e spero veramente vedere questa rarità.

Se qualcuno di voi è interessato mi può contattare, sono a disposizione per maggiori informazioni.

Asil, Combattenti Indiani e dintorni

di Rore Secondo e Focardi Fabrizio

Sempre più spesso in Italia, nelle nostre fiere e mostre troviamo lunghe file di Combattenti Indiani a fare la parte del leone sia come numero sia come qualità; indubbiamente nel guardarlo potremo subito osservare che si tratta di un pollo robusto e senza molti mezzi termini si intuisce che la sua caratteristica principale sia l’allevamento dovuto al fatto che questa specie fornisce molta resa in quanto a carne.
Io sono pienamente d’accordo con l’amico Focardi nel definirlo non Indiano bensì Cornish vista proprio la sua origine derivante dai paesi della Cornovaglia purtroppo però con l’andare degli anni e la sua cospicua commercializzazione ci ha, ahimè, abituati a chiamarlo Combattente Indiano. Purtroppo di riflesso sono poi queste le cause (in parte) che possono a volte spostare il paese di origine di una razza, ritengo infatti importante che se una specifica razza di polli prende il nome dal luogo di origine è giusto e doveroso continuare a chiamarlo in maniera appropriata come è stato dichiarato tale da eventuali fonti storiche di primi tentavi di allevamento della razza in questione.
E su questo argomento non mi dilungo poiché so già dell’impegno degli amici del CTS nel fare approvare l’origine italiana di alcune razze nazionali; a proposito vediamo una volta tanto di ringraziare questi ragazzi” del CTS, visto che ogni trimestre devono sopportare le continue domande di curiosità o meglio come sono stati definiti in taluni casi gironi danteschi troppo filosofici.

Foto Comb C01

Un grazie innanzitutto per la pazienza e la volontà nel trovare sempre nuovi spunti alle mie richieste, una grande nota di merito và all’amico Focardi, sempre pronto come un fiero capitano di ventura a dar prova di conoscenza sagace e tenace inossidabile impegno avicolo nel trovare nuovi spunti con i suoi preziosi libri; va da sé che tutto il resto viene da sé, ossia il plotone al completo da ringraziare Lisa Valerio, Galeazzi Marco e Andreotti Lico.
Ma torniamo nell'”accampamento Indiano”; leggo infatti proprio grazie all’amico Fabrizio che il nostro pollo non ebbe vita lunga come combattente e che dalle informazioni riportate nei suoi scritti prima dell’arrivo di questo “Bulldog” ci fu la comparsa dei primi Asil che non davano via di scampo ai galli “Shropshire”: che razza sono? è possibile saperne di più su questi “Shropshire”?

Nel trattato chiaramente si fa riferimento all’incrocio con il Combattente Inglese Antico, l’Asil e la razza malese; quest’anno ai Campionati Italiani di Reggio Emilia ho potuto osservare il Combattente Inglese Antico di proprietà del Sig. Savi Sergio ed effettivamente per molti aspetti è simile alla struttura morfologica del Combattente Indiano. Una cosa però che mi incuriosisce e vorrei chiedere senza scatenare tempeste: il nome kulang è riferito all’Asil grande oppure è stato un prototipo di Asil servito per raggiungere la forma attuale dell’Asil moderno? a proposito il Vecchio Combattente nero a petto rosso e il Vecchio Combattente Inglese sono la stessa cosa?

Non sarebbe meglio cambiare qualcosa nella struttura dell’Indiano visto che in base al suo peso e corporatura ha influito nella scarsa fertilità di questa specie?

Osservando alcuni soggetti dell’amico Panizzi mi sono reso conto non solo della difficoltà di fecondità ma anche di un’accentuata e più massiccia struttura mano a mano che l’animale invecchia. Tanto è vero che anche le zampe devono essere il più in appiombo possibile; ma questa razza se ha come caratteristica l’ingrossamento dei tarsi con la vecchiaia e di conseguenza ci si può imbattere nei problemi che ho citato poco fa: non sarebbe il caso di intervenire sul peso standard dell’animale per avvantaggiare gli allevatori a poter avere più soggetti disponibili negli anni per le manifestazioni?
Visto che si parla di fenomeno di deambulazione e sul vocabolario a questa voce si trova capacità nell’uomo o negli animali di spostarsi sugli arti, se si osserva con logica ed obbiettività questa razza si arriva ad una strana conclusione; vale a dire: tutti i soggetti allevati e pronti per una mostra avranno pochi anni a disposizione per concorrere a premio e nello stesso tempo sono a rischio di non poter trasferire i propri caratteri genetici; e questo mi sembra un po’inversamente proporzionale rispetto ad altre razze non trovate?

Insomma cari amici del CTS l’Indiano è un vero giocatore di football americano forte e possente ed anche il piumaggio và il più compatto possibile, però troppo spesso vedo soggetti con piumaggio incompleto alle mostre che non viene messo in risalto, al contrario se ho capito bene la sua compattezza è un tutt’uno con l’idea di possenza che deve dare al giudice o allo spettatore che lo osserva nella gabbia. Ho capito bene? Chissà.

Rore Lazzaro Secondo

Foto Comb C02

risponde Fabrizio Focardi

Un grazie di cuore all’amico Secondo prima di tutto per il “ragazzi”: personalmente sono lontano da tale appellativo, ma anche gli altri membri del CTS non scherzano!
Le domande di Secondo toccano argomenti interessanti, fra tutti l’Asyl; approfitterò dell’occasione per tentare di fare chiarezza su questa splendida razza, dato che ce n’è davvero bisogno, ma andiamo con ordine.

La Shropshire è una contea situata al centro dell’Inghilterra, fra Birmingham ed il confine col Galles. Fra l’altro qui, nella cittadina di Shrewsbury, il 12 febbraio 1809, nacque il grande naturalista Charles Darwin.
Ho avuto occasione di visitare questa parte dell’Inghilterra, non per polli ma per cavalli; ma questo era tanto tempo fa quando, più giovane e più coraggioso, mi dedicavo ad altri hobby. È una regione bellissima che consiglio a tutti di visitare: anche se i galli non ci saranno più, ci saranno sempre le sue meravigliose e famose colline blu ed i bellissimi ed austeri castelli che ti riportano indietro nel tempo. Un patchwork di campi, boschi, vallate e fiumi pittoreschi.

In questa contea era molto sentito lo sport del combattimento fra galli; in tutto il Paese i galli avevano più o meno la stessa tipologia, quella classica inglese, ma a seconda delle zone venivano selezionate caratteristiche leggermente diverse, e questi soggetti in genere prendevano il nome del luogo. I galli Shropshire erano famosi per le loro vittorie dovute ad un buon addestramento che sfruttava soprattutto l’agilità.
I primi Asil furono introdotti dalla popolazione indiana e pakistana immigrata in Inghilterra intorno alla metà del 18° secolo; con il loro exploit nei “campi di battaglia” iniziarono tempi duri per gli Shropshire perché gli Asil erano lottatori freddi, cattivi, tenaci e di grande resistenza e non usavano una tecnica particolare, ma la adattavano al singolo concorrente da sfidare.

L’Asil è il vero combattente indiano, ma chiamarlo Asil è improprio in quanto nei Paesi di origine – India e Pakistan – con la parola “Aseel”, il cui significato in persiano-arabo è “pura razza”, si richiamano tutte le varie tipologie di questa razza, che sono tante, alcune ben diverse l’una dall’altra. È una razza molto antica: si parla di molti secoli avanti Cristo; si dice sia la più antica razza combattente. I diversi modi di allevamento, di selezione, spesso in consanguineità, la diversa alimentazione ed il diverso clima, sono fattori che, portati avanti nei secoli, hanno determinato queste diverse tipologie.

Ecco a grandi linee la classificazione nei Paesi di origine:
(fonte: Mr. Narendra Nath Mullapudi – Hyderabad/India)

Reeza Aseel

Questo piccolo Aseel (piccolo per modo di dire-ndr.) nei paesi occidentali è erroneamente chiamato “Rajah Asil”. Il significato di Reeza (persiano-arabo) è “piccolo”. La parola Murgh che in molti testi spesso troviamo prima di Aseel non significa altro che “pollo”.
Tutti gli Asil fino a 19 inches (cm. 48,26) di altezza e 8 Lbs. (kg. 3,600) di peso sono classificati Reeza Aseel. Cresta a pisello, piccola e bassa, e becco a rapace. Esistono varie colorazioni. Area di origine Nord dell’India fino Delhi.
I grandi Aseel vengono tutti chiamati solo Aseel, e ad alcune selezioni viene spesso aggiunto il nome del luogo, ad esempio: Calcutta, Haiderabad ed altre. Queste selezioni si allontano molto poco dalla forma originale, in genere solo per piccole caratteristiche a volte insignificanti. L’espressione da noi comunemente usata “Kulang” – attenzione a non far confusione con il Kulanga, combattente russo, originario del Caucaso nel sud della Russia che è un malesoide con tipologia simile al Malese – nella lingua Urdu significa solo “giogaia”.
Questo termine è stato usato da C.A. Finsterbusch nel suo libro “Cockfighting all over the world” del 1928, fra l’altro di questo libro è in vendita la ristampa e lo consiglio a tutti gli amanti delle razze combattenti. Questi grandi combattenti sono totalmente diversi dai Reeza; non è solo il peso, come per lo Shamo, che determina la differenza, ma altre importanti caratteristiche di forma e posizione; sono pertanto da considerarsi razze distinte.

Aseel Indiano del Nord

I punti della testa sono simili al Reeza Aseel. Alto circa 29,5 inches (cm. 73,75) e Lbs. 14,30 (kg. 6,400) di peso. Portamento più eretto rispetto al Reeza Aseel. Area di origine da Delhi giù fino a Hyderabad. I cosiddetti Aseel Pakistani hanno queste stesse caratteristiche, considerato che il Pakistan fino al 1948 era conosciuto come India del nord-ovest.

Aseel Indiano del Sud

Stessa altezza, posizione e tipologia del precedente, solo un po’più pesante: 15,50 Lbs. (kg. 6.975). La cresta è generalmente più grande ed esistono soggetti anche con cresta a noce. Becco largo alla base, forte e corto. Area di origine: da Hyderabad fino a Madras.

Foto Comb C03 Foto Comb C04 Foto Comb C05

Madras Aseel

Un grande Aseel molto tipico. Esistono sia con cresta a pisello che a noce; la cresta è un po’più grande dell’Aseel Indiano del Nord. La sua altezza è di circa 23,5 inches (cm. 58,75) ed il suo peso supera spesso le 15,5 Lbs (kg 6.975). Posizione più bassa dei precedenti, ossatura molto sviluppata, corpo più largo. Area di origine: da Madras giù fino al profondo sud dell’India. Tutte le colorazioni sono ammesse.
In Italia è riconosciuta una sola tipologia di Asil. I pesi, sia per noi che per la Francia e la Germania, sono di kg. 2,0-2,5 per il gallo e kg. 1,5-2,0 per la gallina; l’Olanda dà dei pesi maggiorati di g. 500. L’Aseel Madras è già riconosciuto dalla Germania. Ha portamento più orizzontale ed è più largo e compatto. I tarsi sono più grossi. Voglio ricordare ai nostri allevatori che se qualcuno sta allevando questa razza o se ha intenzione di iniziare sarà necessario, per la selezione e l’esposizione, richiedere il riconoscimento al C.T.S.

Foto Comb C06

I grandi Aseel, del Nord e del Sud, sono da poco riconosciuti in Inghilterra con la denominazione di “Kulang”: sono in definitiva molto simili allo Shamo, anche se la posizione è meno verticale e le ali spingono meno verso l’alto.
In tutte le categorie la colorazione può fare da spareggio fra due soggetti di pari livello, ma influirà poco sul giudizio.

Torniamo al Combattente Indiano.
I Combattenti Indiani hanno raggiunto oggi una tipologia estrema, dovuta alla selezione effettuata principalmente in Germania. Anni addietro i Combattenti Indiani erano sì soggetti pesanti, ma conservavano quelle proporzioni quali altezza e grossezza dei tarsi, larghezza del tronco e peso che gli permettevano di vivere normalmente senza andare incontro a problemi di fertilità e deambulazione. Tutto ciò è controproducente perché questi problemi riducono il numero di allevatori creando di conseguenza problemi di consanguineità e mettendo così in crisi la sopravvivenza della razza.

Willen van Ballekom, segretario dell'”Asian Gamefowls Society”, in un articolo di poco tempo fa criticava, per queste ragioni, la creazione di tali tipologie. È per me assurdo scrivere nello standard che il soggetto non deve avere difficoltà di deambulazione quando si fa di tutto per creargliela.
Potete constatare dai disegni come, con il passare degli anni, si sia dato la preferenza al lato commerciale rispetto a quello sportivo.
Poi in tempi abbastanza recenti, specialmente in Germania, si è continuato nella selezione a dare una forma cubica cercando di mantenere il peso in un tronco sempre più compresso, aumentando in maniera esagerata l’ossatura dei tarsi. Non credo che diminuendo solo il peso si possa tornare ad un animale con un aspetto, anche se non da buon combattente, almeno accettabile; penso piuttosto che sarebbe necessario intervenire per un riequilibrio delle proporzioni, ma non credo che verrebbe accettato da nessuno: il Combattente Indiano piace così, e così lo vedremo alle nostre mostre.

Riguardo poi la durata della vita espositiva, questa si equivale più o meno a quella di molte altre razze, anche più “normali”; anzi alle razze considerate combattenti si perdona sempre qualche difettuccio, mentre ad esempio ad una Livorno basta un pizzico all’orecchione per rimanere un buon riproduttore, ma avere uno scarso valore espositivo.

Fabrizio Focardi

Notizie sulla Serama

Un giovane allevatore mi ha chiesto notizie della Serama, una razza che penso pochi di voi conosceranno.
Non credo sia presente in Europa e non so fino a che punto chiamarla “razza” in quanto non ho avuto mai occasione di vederla dal vivo, e non posso pertanto pronunciarmi sul suo livello di selezione. Ricordo comunque di aver letto un interessante articolo in una rivista avicola americana.

La sua terra di origine è la Malesia ed è il risultato di alcuni incroci fra razze nane fra le quali, mi sembra evidente, la Nagasaki. È indubbiamente il pollo più piccolo al mondo se si pensa che il gallo adulto dovrebbe pesare al massimo g. 500 e la gallina g.350.

Negli Stati Uniti esiste un club di razza, non riconosciuto però dalle Federazioni ufficiali. A questo proposito ho chiesto notizie a Karen, efficientissima segretaria dell'”American Bantam Association – ABA”, che così mi ha risposto:
La razza è nuova in America ed è controversa. C’è un “Club Americano della Serama” che si autoregola. Hanno redatto lo standard loro stessi. Per quello che ne so questa è la loro attività. C’è un buon numero di persone che la stanno allevando qui negli USA. La mia opinione è che è una novità e che solo il tempo dirà se la sua popolarità resisterà oppure no. Non si sono rivolti all’ABA per chiedere il suo riconoscimento ed includerla nello standard.

La Serama ricorda in modo particolare la Nagasaki, sia come piumaggio che come forma.

Foto Serama Foto Serama

Le caratteristiche principali sono la posizione eretta, il petto largo e molto prominente.
La coda portata parallela al collo; le timoniere devono essere lunghe e larghe, viste da dietro devono assumere una posizione composta e aperta a triangolo di circa 45°; nel gallo le falciformi sono abbondanti e devono essere piuttosto arcuate, non verticali.
Le ali stanno in posizione verticale e quasi toccano il suolo. Il dorso è molto corto e quasi completamente coperto dalle lanceolate della mantellina e della sella fino a farlo quasi scomparire.
Le gambe ed i tarsi sono di media lunghezza, proporzionati al soggetto. Zampe troppo corte non sono accettate: la lunghezza deve essere sufficiente a fare in modo che le ali non tocchino il suolo
Cresta singola da piccola a media grandezza, eretta nei due sessi, preferibilmente con 5 punte ben tagliate e non troppo profonde. I bargigli sono preferibili piccoli.

Una caratteristica importante è il temperamento, che deve essere vivace; i galli devono assumere una posizione fiera e battagliera, ma allo stesso tempo però essere tranquilli e fiduciosi con l’uomo.

Chissà se un giorno si vedrà in Europa anche questa piccola razza; se questo avverrà sono sicuro che incontrerà molti ammiratori.

Fabrizio Focardi