di Geri Glastra e Focardi fabrizio
Lettera Ricevuta dal Sig. Geri Glastra
Presidento Club Olandese della Livorno

Da più parti si lavora sodo all’unificazione europea. I poteri del parlamento europeo, ad esempio, vengono di volta in volta ampliati, mentre la moneta unica è già un fatto.

Anche nell’allevamento amatoriale vi saranno cambiamenti sotto vari aspetti. L’Entente Européenne sta lavorando alacremente agli standard europei per polli, conigli, colombi, uccelli acquatici, ecc. Il traguardo che ci si prefigge è l’eliminazione delle differenze sotto l’aspetto del tipo, colore, disegno e ovviamente denominazione nei vari Paesi europei. Il motto dell’Entente è sì una moneta unica, ma anche un unico standard ed un’unica denominazione.

In tale standard europeo è vincolante la descrizione di una razza nel Paese d’origine, anche per quanto riguarda la denominazione della razza stessa. Nel frattempo, a livello europeo si sono raggiunti degli accordi di massima per le razze la cui paternità è rivendicata da più Paesi. Per le altre razze, vale la classificazione nella categoria delle razze europee (EE), per le quali prevale lo standard tedesco della BDRG.
Poiché la lingua in cui si comunica a livello di Entente è il tedesco, tale principio è stato esteso anche alla denominazione delle razze non tedesche. Anche le razze olandesi, quindi, vengono ad assumere la denominazione tedesca. Nel caso della Barneveld, ad esempio, non ci sono problemi. Si tratta di una razza olandese, originaria della zona di Barneveld, ed in Europa continuerà a chiamarsi Barneveld. Per il Pollo del Twente c’è già meno chiarezza. È una razza creata al confine tra la regione del Twente e Bentheim, in Germania. La paternità è stata in ultima istanza attribuita all’Olanda, perciò la denominazione europea è ora Twents hoen o Twente, e non più Kraienköppe.
Ma poiché la lingua ufficiale dell’Entente è il tedesco, la Ciuffata olandese si chiama ora Holländer Haubenhuhn, e la Nana Olandese ha assunto il nome di Holländische Zwerghuhn.

Ma qual è la situazione nel caso della Livorno?
Il Paese d’origine della razza è lungi dall’essere un dato assodato. Il materiale di partenza viene dall’Italia, senza dubbio. Ma non è chiaro quale Paese ha creato questa tipica razza ovaiola, nella forma in cui ha goduto d’enorme apprezzamento e diffusione quale razza da reddito fino agli anni Cinquanta del secolo scorso.
Alcuni dati sono noti: la varietà americana viene dagli Stati Uniti, mentre quell’inglese trae origine dalle Isole Britanniche. Sul continente europeo sono diversi i Paesi che hanno ottenuto buoni risultati dal punto di vista della selezione, e tra questi si annovera l’Olanda ma senza dubbio anche la Germania. In passato c’era, infatti, sia la varietà olandese, sia quella tedesca. Queste due tipologie sono state ora selezionate seguendo un percorso comune, tanto che al giorno d’oggi le differenze sono scomparse. Quindi, nel caso delle varietà americana ed inglese si mantiene lo standard del relativo Paese, ma per l’Europa non vi è un Paese da indicare chiaramente quale terra d’origine, ed essendo una razza europea (o razza EE), sono vincolanti lo standard e la denominazione tedeschi. E tale denominazione, per la varietà o tipo europeo, è Italiener.

Il sito internet dell’Entente (www.entente-ee.com) ne da conferma. Dallo stesso sito sono ora scaricabili in formato PDF le traduzioni di numerose razze in tedesco, francese ed olandese.

Attualmente, l’Entente sta concentrando gli sforzi sull’eliminazione delle discrepanze esistenti tra gli standard dei Paesi d’origine delle varie razze da una parte, e lo standard tedesco della BDRG dall’altra, e sulla standardizzazione dei nomi delle varie colorazioni. Non è sicuramente un lavoro da poco: quali saranno le denominazioni in futuro?

Fortunatamente la virata non è così drastica come possa sembrare. Per le esposizioni nazionali, infatti, non cambia nulla. Per quanto riguarda i Paesi Bassi, rimangono in uso le tradizionali denominazioni: Livorno nelle varietà olandese, americana ed inglese, e continuiamo ad attenerci anche al nostro standard federale. In futuro, però, la descrizione della Livornese così come la conosciamo in Olanda, e con essa anche quella della maggior parte delle razze europee, subirà un graduale adattamento in vista di uno standard europeo. Le differenze sono minime, e sono convinto che tale sviluppo sia un fattore positivo, a patto che avvenga gradualmente.

A livello d’esposizioni europee, tuttavia, valgono le regole dell’Entente, e di conseguenza anche le denominazioni attribuite dallÉnténte stessa, il che si traduce nell’adozione dello standard tedesco della BDRG quale standard unico europeo. Ciò vale per la classica Esposizione Europea, ma anche per le esposizioni europee indette dai club di razza. Per l’allevatore, gli sviluppi di cui sopra avranno conseguenze limitatamente alle attività espositive a carattere europeo.

Segue una tabella delle colorazioni cui si attiene l’Entente in cui si nota come la Livorno tipo europeo è riconosciuta in diversi Paesi europei, nelle relative colorazioni.

Leghorn tipo europeo – Colorazioni
Tedesco – Avicoli Italiano: Avicoli
Italiener (cresta semplice ed a rosa) Olandese: Leghorn (cresta semplice ed a rosa)
(EE Italiener)
Blau Blu (non orlato)
*Blau-gesäumt o blu orlato (decadet)
Blau-goldfarbig (blu dorato) Dorata
*Blaugoldhalsig (blu collo oro)
Blau-rebhuhnfarbig
blau-weissgescheckt (blu picchiettato bianco)
Goldbraun-porzellanfarbig Millefiori
*Exchequer Exchequer
Gelb
Gestreift Barrata
Gold-blaugesäumt Oro orlata blu
Goldfarbig Dorata
Blau-goldfarbig Blu Dorata
*Goldhalsig Collo Oro
Gold-schwarzgesäumt Oro orlata nera
Gold-weissgesäumt Oro orlata bianco
Kennfarbig Eutosessata
Orangefarbig Arancio
*Orangehalsig Collo Arancio
*Perlgrau Grigio Perla
Perlgrau-orange Grigio Perla-Arancio
Porzellanfarbig Millefiori
Rebhuhnfarbig Perniciata
Rot (rosso) Rossa
Rotgesattelt (pile) Pile
Schwarz (nero) Nera
Schwarz-weissgescheckt (nero picchiettato bianco) Nera picchiettata di bianco
Silberfarbig Argentata
*Silberhalsig Collo Argento
*Silberhalsig mit Orange Rücken Collo argento con dorso arancio
*Silberlack Argento pagliettato nero (solo grande)
Weiss Bianco
*Weiss-blaucolumbia Bianca Blu Columbia
Weiss-schwarzcolumbia Bianca Columbia
Gelb-schwarzcolumbia (fulvo ermellinato nero) Fulva Columbia

Le colorazioni indicate con * sono riconosciute solo in alcuni Paesi, ma possono essere esposte in occasione di manifestazioni europee.

Geri Glastra


Commento e approfondimenti a cura di Fabrizio Focardi
Presidente del CTS

Prima di tutto grazie a Geri per l’autorizzazione a pubblicare il suo articolo, che mi ha fornito così l’opportunità di una risposta; grazie anche a Stefano Bergamo per avercelo reso comprensibile.
Geri Glastra come già sapete è il Presidente del “Club Olandese della Livorno”.
Abbiamo con lui un ottimo rapporto di collaborazione. Ultimamente il nostro C.T.S., per avvicinarsi allo standard degli amici olandesi, ha apportato alcune leggere modifiche allo standard da poco pubblicato, modifiche che non alterano comunque l’immagine data dal Prof. Ghigi.
Nella prima parte del suo articolo Geri espone quelle che saranno le direttive E.E. per la realizzazione dello standard europeo e condivido in pieno l’opinione di Geri, ovvero che siano i Paesi di origine a dare il nome e lo standard ai propri polli.
Il coronamento degli sforzi di tutti sarà un unico standard europeo: non dovranno perciò più esistere singoli standard nei vari Paesi: utopia? Speranza realizzabile? Vedremo.

In varie occasioni ho manifestato il mio scetticismo riguardo la presunta facilità a metterci tutti d’accordo sulla forma e colorazioni delle varie razze.
Si dovrà quindi, chi più chi meno, rinunciare a qualcosa, e ne soffriranno maggiormente quei Paesi dove l’avicoltura ha raggiunto livelli di selezione – giusti o sbagliati che siano – più approfonditi. Penso che quello che sarà più duro sarà farlo accettare a quegli allevatori che, in alcuni casi, si ritroveranno a dover ricominciare tutto da capo.

Negli anni passati non si è mai tentato di rispettare gli standard dei Paesi di origine; le selezioni hanno seguito, razza per razza, correnti di preferenza fino ad arrivare ad avere, per la stessa razza, diverse tipologie per alcune colorazioni: a volte per la conformazione del piumaggio, a volte per una tipologia preferita dagli allevatori avallata in molti casi dai giudici.

Già nelle prime riunioni non si è trovata una strada che possa andare bene a tutti e l’accordo di cui parla Geri è ancora, a mio avviso, molto lontano.
Se si leggono i verbali di queste riunioni, ma soprattutto se si leggono le reazioni a questi verbali di alcuni Paesi sui loro Notiziari, si capiscono i miei dubbi in proposito.

Le lingue del futuro standard E.E. sono due: il tedesco ed il francese.

Da parte nostra, oltre alla nostra presenza alle riunioni E.E., collaboriamo con i Paesi francofoni per la realizzazione dello standard europeo in lingua francese. Presumo, per logicità, che i due standard – quello in lingua francese e quello in lingua tedesca – saranno identici.

Ma veniamo alle nostre razze!

Non sono assolutamente d’accordo quando Geri dice: il Paese di origine della Livorno è lungi dall’essere un dato assodato. Oltretutto questo non è messo in dubbio neanche in Europa: l’Italia È il Paese di origine della Livorno.
Per quanto ci riguarda, lo standard europeo di tale razza sarà quello italiano ed il nome sarà “Livorno”, quindi nè Leghorn nè tantomeno Italiener. Posso accettare Leghorn per la selezione americana ed Italiener per quella tedesca, ma ambedue sono due razze ben distinte che veramente non hanno nulla a che vedere fra loro e con la Livorno. Lo dimostra il fatto che in tutti gli standard europei sono considerate distintamente.
Non credo – e neanche lo chiedo, vista la situazione attuale – che si potrà un domani convergere in un’ unica tipologia. Ogni cambiamento, anche minimo, su caratteristiche importanti, allontanerebbe la razza da quella che noi riteniamo essere quella autoctona.

Fortunatamente, nel periodo a cavallo tra i due secoli, la letteratura sia italiana che estera su questo argomento è abbondante. Il nostro standard è stato redatto tenendo conto degli scritti del Prof. Alessandro Ghigi, all’epoca avallati da altri illustri testimoni come Iva Giavarini, Anita Vecchi, Teodoro Pascal, Girolamo Trevisan e tanti altri ancora.

Sono invece completamente d’accordo con Geri quando dice che sul continente europeo l’Olanda ha ottenuto buoni risultati nella selezone della Livorno, ma non mi sento di poter dire altrettanto della Germania, che ha selezionato un pollo lontano da quello che io considero un Livornese.
Le differenze, che Geri ritiene oggi scomparse, sono invece ancora ben presenti sia nella teoria che nella pratica. La Germania è sempre molto restìa a concedere, e questo infastidisce un pò tutti, me compreso. Riconosco una superiorità numerica e di qualità, ma questo, in nessun caso, giustifica un’autorità decisionale. Lo Standard morfologico della Germania è invariato dal 1993, e di questo si avvalgono gli allevatori per la loro selezione e i giudici tedeschi per i loro giudizi.
Visito tutti gli anni la mostra nazionale tedesca e, anche se in alcune colorazioni la morfologia è un pò più vicina alla Livorno, siamo in generale sempre molto lontani. Sia ben chiaro: non è mia intenzione imporre niente a nessuno, ma, come italiani, non possiamo rinunciare a selezionare la Livorno con lo standard originale. Il compromesso potrebbe essere quello di autorizzare diverse selezioni.

Il libro standard ufficale americano “American Standard of Perfection” definisce così l’origine della Livorno:
The original breed came from Italy, but its many sub-varieties originated or were developed in England, Denmark and America.
(La razza originale venne dall’Italia, ma le sue molte sotto-varietà hanno avuto origine o sviluppo in Inghilterra, Danimarca e America.)
Chi più dell’America poteva trarre vantaggi accaparrandosi l’origine della Livorno? ma non fu così! Fu riconosciuto, onestamente, che la razza era stata importata dall’Italia.

Ma facciamo qualche passo indietro nella storia per avere le idee più chiare: è risaputo che dall’Italia partì, nel lontano 1834, il “pollo italiano” che veniva allevato in Toscana, come la Valdarno, e come la Polverara e la Padovana nel Veneto e la Siciliana in Sicilia.
A proposito della Sicilana, apriamo una parentesi: anche lei fu portata in America e là allevata – aumentando la mole e sbagliando, oltretutto, nella selezione il colore dell’orecchione – ma nessuno si sogna di avere dubbi sull’origine di questa razza.
Forse perchè fa “meno gola” della Livorno: sorella più famosa ed allevata in molti Paesi del mondo, a differenza della Siciliana che è una verà rarità.
A quei tempi tutte le razze in genere avevano caratteristiche morfologiche ben fissate ed omogenee. Forse non erano perfette nella colorazione, ma quale Paese era così rigido ed esigente nella selezione della colorazione? Quello che molto interessava era la produttività: carne e uova.
E la Livornese proprio per queste caratteristiche piacque agli americani. In tutti i libri antichi si parla soprattutto di questo.
Non c’è traccia di incroci effettuati per modificare la morfologia, ma solo di una rigorosa selezione, per mezzo di “nidi trappola”, per sviluppare la precocità e per aumentare la deposizione e di questo gliene diamo atto. Altri incroci furono fatti per creare la cresta a rosa, ma questo è un altro discorso.


Voglio qui riportare altri brani dai più autorevoli libri d’epoca:

The Book of Poultry
Edwin Megargee
Thomas Nelson & Sons – New York 1926

Pag 511 «[…] Nella divisione delle razze dei polli, Edward Brown classifica la Livorno e l’Ancona come polli italiani.
L’Italia fu indubbiamente la casa della Livorno originale. […] Da una indagine fatta da un ufficiale dell'”United States Navy” fu accertato che intorno al 1815 la Livorno esisteva (in Italia, ndr) in tutte le colorazioni delle razze combattenti ed erano tutte più o meno simili nel tipo. Questa indagine fu ordinata per venire a conoscenza delle colorazioni dei polli esposti per la vendita nei porti Mediterranei.
Questo sta ad indicare che la Livorno, come esisteva in Italia prima del 1815, era non ben fissata nella colorazione, ma lo era nel tipo.
È ora generalmente ammesso che la bianca, la bruna (perniciata ndr) e la nera furono importate direttamente dall’Italia e furono le prime ad essere allevate in America.»

The Poultry Book
Harrison Weir
Prof. Willis Grant Johnson and George O.Brown – Garden City, New York 1913

Pagg. 788/789 «[…] Sull’origine della Livorno sono state avanzate, negli anni passati, varie opinioni da reputate autorità; e, come è vero che trenta anni fa molte opinioni esistevano, oggi sembra essere onestamente ben stabilito che la Livorno originale viene dall’Italia […] È, comunque, autorevolmente attestato che F.J. Kinney, del Massachusetts, acquistò al porto di Boston, nel 1853, un trio di Livorno a cresta semplice brune, che venivano direttamente dall’Italia.»

The New Book of Poultry
Lewis Wright & “The Poultry Club Standards of Perfection”
London, Paris New York & Melbourne – 1902

Pag. 403 «Gli allevatori inglesi hanno un debito di riconoscenza con l’America per avergli fatto conoscere la Livorno; ma che realmente sia originaria dell’Italia non c’è il minimo dubbio…»


Non voglio certo togliere all’America il merito di aver reso famosa la Livorno, ci mancherebbe altro, ma come esiste la tipologia inglese, quella tedesca e quella olandese, a maggior ragione deve esistere quella originale: l’italiana.
Purtroppo, come ho già detto, alcuni Paesi non hanno tenuto conto degli standard del Paese di origine – vedi la Germania con la Wyandotte nana, la Langshan e la Faverolles, quest’ultima chiamata Deutsche Lachshuener (Pollo Salmonato Tedesco) – e potrei ancora continuare.
Si possono forse definire queste razze di origine tedesca? Non credo proprio. Nessuno, solo per questo, può avanzare pretese di paternità. Tuttalpiù si potrà concedere loro la paternità di alcune colorazioni, ma l’origine della razza rimarrà sempre quella originaria.
Purtroppo c’è da dire che l’Italia è rimasta troppi anni assente dal mondo avicolo europeo e mondiale.
Niente in quegli anni è stato fatto per il mantenimento o per il recupero del nostro patrimonio avicolo.
Basti pensare che fino al 1996 gli allevatori ed i giudici italiani non avevano uno standard e che l’importazione di soggetti riproduttori da altri Paesi europei, mai frenata da chi avrebbe dovuto, ha determinato la quasi totale sparizione e l’imbastardimento dei pochi soggetti ancora presenti.
Ecco quindi i risultati.

Fabrizio Focardi