di Focardi Fabrizio
Sarebbe interessante inaugurare una rubrica che, con la partecipazione degli allevatori, possa essere di aiuto a chi pratica o si avvicina al nostro hobby.
Come ho spesso sostenuto, l’esperienza – sia nell’allevamento che nella selezione – è un grande tesoro.
Anche se a noi capita di dare talvolta qualcosa per scontato, ad altri – per una nuova razza, o più semplicemente per iniziare il nostro hobby – potrà essere di grande utilità.
Allevare, come noi l’intendiamo, non è cosa semplice, proprio perché ogni razza ha diverse necessità di allevamento e, ovviamente, di selezione.
Personalmente ho la fortuna di avere molti amici allevatori stranieri, e va riconosciuto che per molti di loro la costanza è una virtù non così rara come da noi: molti allevano la stessa razza, nella stessa colorazione, da una vita; se ne può quindi dedurre che di esperienza ne abbiano da vendere.
Devo comunque confessare che anch’io non riesco a mantenere la stessa razza per lungo tempo.
Ho molte occasioni – ma è l’occasione che fa l’uomo ladro! -, scrivendo i miei articoli, di rivolgermi a questi “personaggi” ed il loro entusiasmo ed amore per i propri animali mi fa il più delle volte venire la voglia di “riprovarci”, e così si ricomincia.
Trovo comunque, nel mio comportamento, un lato positivo (ma forse altro non è che una facile giustificazione): allevando anche solo per due o tre anni una razza mi rendo conto delle difficoltà che può presentare, soprattutto nella selezione, e riesco pertanto a conoscerla meglio, più profondamente di quanto sarebbe accaduto se non l’avessi mai allevata; tutto ciò mi è di grande aiuto nel mio lavoro di giudice e membro del CTS.
Quest’anno, per la preparazione della dispensa per il “Corso Giudici”, ho contattato Werner Lamkemeyer, allevatore e Presidente del “Club del Malese” tedesco. Inutile dire che il Malese mi ha subito affascinato e non ho saputo resistere all’offerta di ricevere 25 uova. |
Dopo averle tenute punta in giù per circa dodici ore le ho date a covare a 5 piccole gallinelle, senza particolari caratteristiche di alcuna razza, ma buone covatrici ed ottime madri.
Pochissime quelle chiare – solo quattro -, ma alla fine solo dodici si sono schiuse; nelle altre purtroppo le calaze non hanno retto al viaggio ed i pulcini, mal posizionati nell’uovo, non sono riusciti ad uscire; due sono morti poco dopo la nascita.
Era verso la fine di marzo: tardi per far nascere una razza così lenta. In compenso non era più così freddo ed ho potuto affidarli tutti alla chioccia più grossa. Gli ho alloggiati in una stalla, all’interno di un recinto di circa 15 m².
Fin dall’inizio hanno dimostrato grande vitalità e tanta intraprendenza, ma soprattutto una grande voracità: incredibile!, con le loro zampette raspavano ovunque, costantemente alla ricerca di cibo.
Ho iniziato con una buona miscela, primo periodo, con coccidiostatico.
Dopo alcuni giorni ho cominciato, alla sera, a buttare della verdura (cavolo, cicoria, o semplice erba, evitando le insalate: troppo acquose) tritata finemente, assolutamente ignorata per i primi giorni sia dalla chioccia che dai pulcini; poi, piano piano, hanno cominciato ad apprezzarla e quando la vedevano arrivare era festa! A due settimane, per un necessario apporto di proteine animali, ho cominciato a dargli il mangime – assolutamente privo di pollo – che uso per Jago, il mio cane Pastore Tedesco: la razione era di due pellets a testa sbriciolate nel frullatore; l’accoglienza è stata identica a quella riservata alle verdure. |
Finché sono rimasti chiusi avevano sempre a disposizione, in una vaschetta, del grit che uso per i miei pappagalli.
A circa tre settimane, col bel tempo, ho cominciato a farli uscire tenendoli fuori sempre più a lungo.
A circa tre mesi ho iniziato a somministrare, in aggiunta alla miscela, un misto di grani di pezzatura piccola, e una volta al giorno 4/5 pellets del solito mangime di Jago, dato a quel punto ovviamente intero.
A parte la miscela iniziale non ho mai fatto le cure preventive contro la coccidiosi, che in genere faccio a tutti i miei pulcini; era chiaramente visibile che non ne avevano assolutamente bisogno, sempre vispi e forti com’erano.
Li guardavo crescere, giorno dopo giorno: le zampe crescevano a vista d’occhio fino a diventare dei veri trampoli che si concludevano in dita lunghissime.
Nonostante la mole e l’età, verso i cinque mesi erano ancora dei pulcini e seguivano la madre che, cosa strana, continuava a proteggerli ed a chiamarli.
Non so la ragione del prolungamento della maternità di questa gallina: con altri pulcini le cure non si prolungavano oltre il primo mese, con questi invece fino a cinque mesi, o giù di lì; forse, anche se grandi e grossi, si rendeva conto che erano sempre bisognosi delle sue cure.
Hanno vissuto, e vivono tutt’oggi, in promiscuità con polli nani ibridi – circa 10 soggetti – e sei galline Livorno – che tengo solo per la produzione di uova – e, perlomeno fino ad ora, vanno abbastanza d’accordo.
Hanno circa sette mesi e non ho ancora sentito un chicchirichì: il loro interesse primario è mangiare e correre in giro.
Li apro la mattina molto presto e restano liberi tutto il giorno in circa cinquemila metri di terreno dove possono trovare, a seconda della stagione, erba e frutta.
Mi sono accorto che non disdegnano le ghiande intere.
Sono due galli e cinque galline della colorazione Frumento – gli altri, di altre colorazioni, li ho regalati: sono bellissimi, ma forse l’occhio del padrone prevale su quello del giudice.
Sono grandi ed hanno un brutto sguardo, ma sono molto domestici e pieni di fiducia nell’essere umano tanto che, anche da estranei, si lasciano accarezzare.
Speriamo che duri: vivo con sole donne – moglie e figlie s’intende! – e non so cosa succederebbe se tirassero fuori il loro carattere da combattente.