di Focardi Fabrizio

Finalmente una richiesta di un allevatore, Gian Paolo Bretti, che mi chiede notizie storiche e genetiche sulla razza che alleva da alcuni anni: la Wyandotte Oro Orlata Blu.
Colgo l’occasione per allargare l’argomento alle quattro colorazioni con orlatura riconosciute per questa razza, tutte strettamente legate geneticamente.

Wyandotte

Wyandotte Oro Orlata blu
All. Gian Paolo Bretti

Cominciamo con un po’ di genetica di base, almeno lo stretto indispensabile per consentirci di parlare delle nostre colorazioni. Quante volte ho sentito dire: “ma che combinano questi tedeschi? Dal mio gruppo, comprato in Germania, escono soggetti con colori e disegni che nulla hanno a che vedere con quello che ci si sarebbe aspettato”. Si sceglie un soggetto per il suo aspetto fenotipico, sperando che quelle caratteristiche che mostra, generalmente provenienti da geni dominanti, vengano passate alla prole; ma il bagaglio genetico recessivo non è evidente e ci può riservare delle sorprese, e non solo nella colorazione, ma anche nella crescita, nella resistenza a determinate malattie, nella formazione del piumaggio, nella fertilità o nella produzione di uova, nella mole, ecc.
Se poi alleviamo in consanguineità, si contribuirà a rafforzarle, sia le buone che quelle che proprio non vorremmo.

Come ho già altre volte accennato, allevo, oltre ai polli, anche Agapornis di diverse specie. Ho un’ottima coppia di Nigrigenis, della colorazione ancestrale (verde), che riproduce senza problemi da molti anni e dalla quale ho sempre avuto discendenti ancestrali; avendo altre coppie – sempre ancestrali e volutamente non consanguinee -, non ho mai tenuto nessuno dei figli, almeno fino allo scorso anno, quando decisi, per non trovarmi con tutti i riproduttori attempati, di cominciare a tenere per me qualche esemplare giovane.
Due di questi, fratello e sorella, decisero di metter su famiglia; ebbene, ebbi una piacevolissima sorpresa: due loro figli su quattro erano blu.
È evidente che uno solo dei genitori dei giovani riproduttori era portatore, ed ambedue i figli scelti hanno ereditato da quel soggetto il gene portatore del blu.

Esistono dunque geni dominanti e geni recessivi, cioè non tutti hanno lo stesso potere. Un gene dominante agisce da solo. Un gene recessivo può agire solo se presente in doppia dose.
I geni dominanti si identificano con una lettera maiuscola, i geni recessivi con una minuscola.
I geni, portatori di caratteri ereditari, hanno sede nei cromosomi, i quali sono sempre associati per paia.
Su un cromosoma ogni gene occupa sempre lo stesso posto, che viene chiamato “locus” (luogo, al plurale “loci”). Quando una coppia di cromosomi ha, nei punti corrispondenti, due geni identici, si dicono geni “omozigoti”. Quando invece una coppia di cromosomi ha, in due punti corrispondenti, due geni che trasmettono lo stesso carattere, ma con particolarità diverse – e di cui uno (dominante) prevale sull’altro (recessivo) – si dicono geni “eterozigoti”. Una coppia di geni che occupano lo stesso locus è detta allele.
Ogni cromosoma del paio proviene da uno dei genitori, i quali erano in possesso di uno dei due cromosomi di ogni paio, che, a loro volta, lo avevano ricevuto da ciascuno dei propri genitori e così di seguito a ritroso.
L’insieme dei fattori che caratterizzano un individuo sotto il profilo genetico ed ereditario è detto “genotipo”. L’insieme dei caratteri fisici visibili di un individuo, dovuti sia al patrimonio genetico sia all’azione dell’ambiente, è detto “fenotipo”.

La conoscenza dell’origine dei nostri polli è dunque molto importante: mai riprodurre a casaccio inserendo nel gruppo soggetti di origine sconosciuta. Occorre sempre, prima, vedere quello che porteranno.
I disegni del piumaggio sono generati dall’azione combinata di più geni; vediamo quali sono quelli che determinano il disegno ed il colore delle varietà a piumaggio orlato:

  • “eb” = perniciato. È responsabile della colorazione di base (sì, perché queste colorazioni fanno parte di questa famiglia).
  • “Pg” = da pencilling, pattern gene. Gene del disegno a maglie, detto anche pluriorlato.
  • “Co” = da columbia. Restringe il nero al collo e alla coda.
  • “Ml” = da melanotico. Estende il pigmento nero alle aree occupate dal pigmento rosso.
  • “S” = da silver, argento. Sopprime la sintesi di pigmento oro e rosso.
  • “Bl” = da blu. Se presente in dose singola ha la capacità di diluire il nero in blu.
  • “I” = da inhibitor. Inibitore del colore, caratteristico del bianco dominante. In dose singola ha un’azione inibente, praticamente completa, sul nero, mentre il rosso subisce scarse modificazioni.

L’orlo singolo è un derivato dell’orlo doppio (pluriorlato). L’aggiunta del gene “Co” ai geni “Pg” e “Ml” determina la rimozione del nero delle maglie dal centro della penna, confinandolo alla sua estremità e determinando così un orlo singolo.
In questa sequenza di formule penso di rendervi la cosa più chiara:

  • Perniciata: eb/eb
  • Perniciata Maglie Nere: eb/eb-Pg/Pg
  • Perniciata Maglie Blu: eb/eb-Pg/Pg-Bl/bl+
  • Perniciata Argento Maglie Nere: eb eb-Pg/Pg-S/S gallo, S/W gallina.

Ed ecco ora le colorazioni che ci interessano:

  • Oro Orlata Nero (tipo Wyandotte): eb eb-Pg/Pg-Co/Co-Ml/Ml
  • Oro Orlata Blu (tipo Wyandotte): eb/eb-Pg/Pg-Co/Co-Ml/Ml-Bl/bl+
  • Oro Orlata Bianco (tipo Wyandotte): eb/eb-Pg/Pg-Co/Co-Ml/Ml-Bl/Bl
  • Argento Orlata Nero (tipo Wyandotte): eb/eb-Pg/Pg-Co/Co-Ml/Ml-S/S gallo, S/W gallina

Come potete vedere, man mano che il disegno o il colore cambiano, alla formula iniziale si aggiungono altri geni; ma vediamo adesso ogni singola colorazione:

Oro Orlata Nero

Ai geni della colorazione Perniciata si aggiungono i geni “Pg” (che determinano la pluriorlatura) e “Ml” (melanizzante) che, combinati col gene “Co” (columbia), danno origine all’orlo semplice.
Questa colorazione è stata creata in America nel 1888, pochi anni dopo l’Argento Orlata Nero.
Da vecchi scritti si apprende la sua derivazione dalla Livorno Perniciata con cresta a rosa, Amburgo Oro Pagliettata Nero e Cocincine Perniciate.
Edward Brown presume invece un incrocio tra le Rhode Island, allora non ancora riconosciute come razza, e le Argento Orlate Nero.
Gli allevatori inglesi invece incrociarono l’Argento Orlata Nera con il Combattente Indiano fagianato; questo portò una penna stretta, dura e con poco piumino; si dovette faticare molto per riottenere il piumaggio come richiesto.
Le timoniere nei due sessi, e le falciformi nel gallo, sono richieste nere lucenti e con forti riflessi verdi.
In questa colorazione il colore di fondo non dovrebbe essere né marrone/castano né oro chiaro, ma un tono medio che sfuma nel rossiccio con riflessi seta morbidi e lucenti.
Importante è la sua uniformità, anche nel gallo, dove purtroppo non sempre è presente nella sella e mantellina.
Appena l’allevatore noterà una perdita di tono nel colore, sarà bene che provveda ad un suo riequilibrio prima che sia troppo tardi, così da evitare di andare incontro ad un lungo e difficile lavoro di ripristino.

Oro Orlata Blu

Si aggiungono i geni “Bl/bl”, eterozigoti, che trasformeranno l’orlatura nera in blu. Questa colorazione è stata selezionata in Germania. I progenitori furono l’Andalusa e la Wyandotte Oro Orlata Nero. All’inizio, i discendenti erano un miscuglio di colori che, geneticamente, si portavano dietro; pochi speravano in un futuro risultato espositivo. Lo scarto era tantissimo: solo l’uno, il due, il tre percento al massimo, erano accettabili. Alle mostre, per la loro non idonea morfologia, non erano esposti insieme alle altre Wyandotte, ma in una categoria a parte, col nome generico di “Orlata Blu”. Poi, avvicinandosi sempre più alla tipologia della razza, presero il posto che gli spettava, anche se erano genericamente chiamate “di altre colorazioni”. Alla Oro Orlata Blu fu comunque propizia la discendenza dalla Argento Orlata Nero, in quanto quest’ultima era ben stabilizzata nelle caratteristiche morfologiche della razza. Lo scarto era ancora alto, ma si era arrivati a selezionare un terzo della produzione con buona forma e disegno. Nel 1920, in occasione della mostra nazionale di Lipsia, a coronamento del sogno di chi ci si era dedicato, fu fondato il Club della Wyandotte Oro Orlata Blu. Con il Club aumentarono gli allevatori e nel 1929 gli animali esposti a Lipsia erano già più di cento. Oggi questa colorazione è molto diffusa e vanta un alto numero di allevatori che la mantengono costantemente ad un alto livello di selezione. Proprio come nella Blu, anche nella Oro Orlata Blu avremo un risultato misto a seconda del gruppo che mettiamo in riproduzione:

  • Oro Orlata Blu x Oro Orlata Blu: circa il 50% saranno Oro Orlata Blu, il 25 % Oro Orlata Nero e il rimanente 25% sarà Splash.
  • Oro Orlata Blu x Splash: 50% Oro Orlata Blu e 50% Splash.
  • Oro Orlata Blu x Oro Orlata Nero: 50% Oro Orlata Blu e 50% Oro Orlata Nero.
  • Splash x Oro Orlata Nero: 100% Oro Orlata Blu. Ma attenzione: solo il 50% sarà un blu di buona intensità; il 25% sarà troppo scuro ed il 25% sarà troppo chiaro.

Sì, è veramente una colorazione complicata. Immagino il nostro amico Bretti alle prese con un soggetto diciamo “perfetto” in quanto a morfologia e posizione, ma reso inservibile ai fini espositivi dall’intensità del blu: c’è da mordersi le mani.
È bene selezionare un’orlatura abbastanza carica, soprattutto perché il blu, nella prole, tende sempre a schiarire; deve invece mantenere una netta differenza dall’orlatura splash: un orlo blu biancastro è da evitare. L’ideale sarebbe un blu “piccione”.
Il piumaggio del mantello deve essere di un rosso bruno omogeneo, intenso e lucente. Nel gallo la mantellina, le spalle e la sella devono armonizzare col resto del piumaggio e non mostrare fra loro differenze di colore.
Galli con un colore opaco in genere non sono soddisfacenti neanche nel colore di fondo, ed è preferibile non usarli come riproduttori. Fare molta attenzione all’omogeneità del colore di fondo delle fasce dell’ala, che dovrebbero – il condizionale è d’obbligo – essere almeno due, preferibilmente tre, il più possibile senza marezzature.
Nelle galline la parte superiore del petto non sempre ha un buon disegno, specialmente nelle punte. Non è comunque facile trovare galline con colore di fondo e orlatura perfetta, pertanto occorre essere tolleranti anche se nella selezione non si deve perdere di vista il loro miglioramento.
Importante è la lucentezza del piumaggio, specialmente nell’orlo oro della mantellina.
Il piumaggio in questa colorazione è un po’ più duro, quindi anche la forma ne soffre: occorre tenerne conto.

Una curiosità: negli Stati Uniti ed in Canada la “colorazione” Splash è riconosciuta in molte razze.
Ecco le caratteristiche fenotipiche che ho tradotto dallo standard dell’American Bantam Association (ABA):

Splash (trad. Spruzzato)

Blu ardesia e bianco, quest’ultimo con una tenue sfumatura grigio/blu. Penne con macchie blu di forma e grandezza irregolare fino ad una distinta ticchiolatura a forma di “V”. Timoniere e remiganti primarie con meno blu che nel resto del piumaggio.
Piumino blu ardesia e bianco fuligginoso distribuiti equamente.
Difetti Gravi: presenza di ruggine; più del 50% di blu nel piumaggio.

Oro Orlata Bianco

Nel nostro standard viene data la formula genetica che sopra ho riportato, ma, sulla base di alcune informazioni che ho in proposito trovato, mi è sorto un dubbio: ma ne parlerò più avanti.
All’Oro Orlata Nero aggiungiamo i geni omozigoti “Bl/Bl”, che, in presenza di una loro forte azione, trasformeranno l’orlo nero in bianco senza tracce di blu o nero. Da un ceppo all’altro – ma credo anche dallo stesso ceppo – si otterranno, a mio avviso, soggetti con una variabilità di purezza dell’orlatura, specialmente nella mantellina.
In effetti non credo che questi geni portino un’orlatura bianca, ma piuttosto un’orlatura bianco-sale, classica dello splash. Penso che in una situazione del genere i soggetti con orlatura più bianca saranno da ritenere i migliori.
Il colore di fondo non deve essere così intenso e bruno come nella oro, ma deve avere una tonalità più calda e più tenue.
Ho un interessante libro tedesco che racconta l’esperienza degli allevatori in questa colorazione, i quali, hanno raggiunto, a parte i problemi morfologici di cui ho più volte parlato, un ottimo livello.
Si scrive che fu originata dall’incrocio gallo Oro Orlata Nero con gallina Bianca; al risultato fu dapprima dato il nome di colorazione Camoscio, per il colore appunto più tenue, ed in seguito Oro Orlo Bianco. Ancora oggi, per rinsanguare o per riprendere una purezza perduta i tedeschi usano questo sistema.
Per ottenere il meglio non sarà neanche necessario avere una colorazione ed un disegno del mantello regolari e puliti, ma avrà invece molta importanza che le penne del petto fino alle gambe, e del dorso fino alla coda, siano il più larghe possibili e arrotondate.
Oggi in Germania non è possibile esporre i soggetti splash scartati dalla riproduzione della Oro Orlata Blu proprio a causa delle ingerenze di colore blu e nero nell’orlatura, per il colore di fondo troppo intenso, per le teste interamente blu delle galline e le code variopinte dei galli. La presenza di qualcuna di queste caratteristiche, che ne tradiscono l’origine, in Germania è fortemente penalizzata anche se presenti su soggetti per altre caratteristiche molto validi.
Si consiglia ai giudici tedeschi di essere tolleranti in questa colorazione per non scoraggiare gli allevatori e far sì che continuino a lavorare per il raggiungimento di un livello sempre migliore.
Da qui il mio dubbio sulla formula genetica sopra descritta: se si usa il bianco per avere un’orlatura bianco puro, infatti, non si avranno i geni omozigoti “Bl/Bl”,bensì il gene dominante “I”, che, in dose singola, è in grado di sopprimere l’eumelanina (nero), ma contemporaneamente avrà anche un leggero effetto sulla feomelanina (rosso); in effetti il rosso/bruno di questa colorazione, come abbiamo detto, non è così intenso come nella oro.
Sarebbe anche interessante provare e accertare se il gene inibitore “I” dà tonalità diverse fino ad arrivare a quella che oggi è denominata “Fulva a Orlo Bianco”.
Essendo curioso, ho cercato anche negli altri standard. In quello olandese, per quello che mi è possibile capire, non esiste questa colorazione, ma esiste la “Geel-Witgezoomd”, che, tradotta, è “Fulva (gialla) Orlata Bianco”, chiamata anche fra parentesi “Camoscio”.
È ovvio che fra le due colorazioni, Oro (anche se con tonalità tenue e calda) e Fulva, ci dovrà pur essere una differenza nel colore di fondo. Quello che mi chiedo è se questa differenza si ottiene sempre, con una mirata selezione, con l’incrocio Oro Orlata Nero x Bianco, cioè se il gene “I” della Bianca ha la possibilità, forse in presenza di altri geni modificatori, di schiarire ulteriormente il colore di fondo fino a fulvo. Indagherò e vi terrò informati.

Argento Orlata Nero

Il gene “S” dell’argento inibisce il pigmento rosso e lascia inalterato quello nero, per cui la parte interna della penna assume un colore bianco argento.
È la colorazione classica della Wyandotte. Questo è anche dovuto al fatto che è stata la sua prima colorazione, quando, nel lontano 1870, un gruppo di allevatori, partendo dalla Sebright e dalla Cocincina, selezionarono quella che all’inizio fu chiamata la Sebright-Cochin – o Sebright-Brahma o American Sebright – per diventare poi la Wyandotte (dal nome di una tribù di indiani). Il suo standard fu redatto da Felch e ammesso nell’ “American Standard of Perfection” nel 1883.
Un difetto comune di questa colorazione è la struttura della penna, che è in genere troppo fine, tanto da permettere all’orlatura delle penne sottostanti di trasparire sulla superficie, rovinando l’effetto del classico contrasto.
Il colore di fondo è richiesto bianco-argento in tutte le parti.
È la colorazione più allevata – penso per il bellissimo contrasto che generano i due colori in un disegno molto particolare -, ma raramente ho avuto modo di vedere, proprio in questa colorazione, dei galli con le piccole copritrici delle ali ben disegnate e prive di sfumature giallastre o, peggio ancora, ruggine: consiglio ai giudici di essere tolleranti; ma esserlo meno se queste sfumature sono anche sulla mantellina o se questa assume una tonalità troppo scura.
Posso raccontarvi una mia esperienza in questa colorazione, risalente a molti anni fa: era nata da poco l’allora A.I.A.FI.PI (oggi Associazione Toscana Avicoltori – A.T.A.), e, da buon Presidente, cercavo di aiutare gli amici allevatori a reperire riproduttori di buon livello. Su un catalogo austriaco trovai un allevatore che con i suoi soggetti aveva avuto dei buoni giudizi, e, dopo accordi, mi feci inviare alcune uova. Ricordo ancora oggi che, non potendolo fare personalmente, Marco Galeazzi dovette fare una levataccia per andare a ritirarle alla stazione di Firenze all’arrivo del treno da Vienna.
Nel pacco c’era anche una lettera che mi informava che, oltre alle uova di Wyandotte Argento Orlo Nero, ne aveva aggiunte un cer-to numero di un incrocio – che lui effettuava regolarmente a distanza di un certo numero di anni – con la Bianca.
Alla schiusa, già dal piumino dei pulcini, si notava la differenza. A piumaggio fatto le argentate erano veramente belle sia come forma che colore; sia io che Marco le ricordiamo ancora oggi e quando, anche in Germania, si vedono maschi premiati con le copritrici delle ali brunastre non si può fare a meno di dire: ma ricordi come erano le Wyandotte austriache!
Nei pulcini, figli dei soggetti incrociati, l’orlatura era sparita; avevano invece un piumaggio con disegno simile al Columbia, anche se molto più sporco e poco preciso; la forma era comunque sempre molto bella. Questi, incrociati con soggetti argentati preferibilmente in possesso di un orlatura pesante, già davano, in F1, ottimi soggetti con buona orlatura e un bianco perfetto.
I riproduttori, oltre ad avere, beninteso, una buona morfologia, devono anche avere un colore di fondo pulito e uniforme nella tonalità.
Esiste un’altra di queste colorazioni: la Fulva Orlata Nero. Non ne parlerò in questo articolo, in quanto, al momento, presente solo nella Wyandotte Nana; ma, se qualcuno un giorno decidesse di darsi a questa “primizia”, mi informi e ne riparleremo.

Selezione e giudizio

Non mi dilungherò sulla forma e morfologia, di cui ho già tanto parlato in diverse occasioni. Per chi non lo sapesse, esiste una dispensa – la prima fatta dal C.T.S. – proprio sulla Wyandotte, nana e grande, ancora attuale per quanto concerne la forma; meno per le colorazioni, che hanno, da allora, subito diversi aggiornamenti.
Una Wyandotte non è mai bella se non ha una bella forma.

Wyandotte

Per raggiungerla sono assolutamente necessarie determinate caratteristiche: corpo solo leggermente più lungo che alto; linea inferiore ben arrotondata ininterrottamente dal collo fino a sotto la coda: petto e ventre pertanto devono essere pieni e profondi; collo non troppo lungo; dorso largo e di lunghezza media che prosegue in linea dritta, regolarmente ascendente fino alla fine della coda; gambe appena in vista e tarsi forti e di media lunghezza; ali piuttosto corte, ben serrate al corpo e portate, nei due sessi, orizzontali.

La testa, nel suo complesso, è molto bella e caratteristica: deve essere proporzionata ed avere una forma arrotondata e compatta.
La cresta, a rosa, ha una spina non troppo lunga e su tutta la parte superiore ha una fine e omogenea perlatura: in tutta la sua lunghezza deve stare ben aderente alla testa.
Becco corto e bargigli non troppo grandi, ben arrotondati e ben distesi, senza pieghe.

Wyandotte

Nelle colorazioni che stiamo trattando, un difetto che si incontra sovente – perlomeno nei soggetti che ho visto alle varie mostre – è la coda non sufficientemente piena e larga e la linea del dorso che non sale come dovrebbe.
Nella gallina le timoniere dovrebbero sporgere dalle copritrici: poco, ma dovrebbero essere comunque sempre visibili. A causa della struttura della coda ottenuta nella maggior parte dei Paesi, invece, le timoniere sono sempre difficili da vedere perché non sporgono come dovrebbero. Questa particolarità è però più accentuata nella razza nana, dove le timoniere, oltre ad avere assunto una struttura troppo morbida, sono spesso, invece che nere, dello stesso colore del resto del piumaggio. Questo, sia nella grande che nella nana, andrebbe se-veramente penalizzato; ma quasi mai lo è. Che dobbiamo fare?, lasciar perdere, nonostante lo standard? Personalmente sono contrario a tanta tolleranza. Nella selezione del colore gli allevatori devono fare ben attenzione a quello che lo standard richiede, e seguire sempre le eventuali variazioni che riporta il C.T.S. sul Notiziario.
Un esempio: anni addietro il nostro standard, ma anche quello tedesco, così descriveva queste colorazioni:
Gallo: lanceolate della mantellina e della sella bianche (o rosse) con una fiamma nera, rachide bianca (o rossa). Dorso e spalle bianco argento (o rosso) con tracce di orlatura che non facciano apparire in superficie un disegno fuligginoso; piccole copritrici delle ali bianche argento (o rosse).
Queste caratteristiche, forse preferibili per un migliore aspetto esteriore del gallo, purtroppo portavano, nelle galline, la presenza di una pre-orlatura nel petto e di un’orlatura spesso interrotta.
La soluzione a questo problema venne dall’Inghilterra: adottare l’uso di due gruppi riproduttori, uno per ottenere galli da poter esporre, ed uno, usando galli con un disegno ritenuto difettoso nelle parti sopra descritte, per ottenere galline con un buon disegno. Questo sistema era in uso anche nelle colorazioni Perniciate a Maglie, dove il petto del gallo era richiesto nero intenso, quando invece, per avere nelle galline un buon disegno, netto e di buona intensità, si dovevano usare galli con un’orlatura bruna o argentea, a seconda della varietà, anche abbastanza pesante.
È comunque un tipo di allevamento che non approvo e che trovo innaturale; oltretutto richiede molto più spazio ed una selezione molto più difficile e laboriosa, che noi italiani non siamo abituati a fare: è meglio quindi limitarne la necessità con standard adeguati.

Wyandotte Wyandotte Wyandotte Wyandotte

Oggi lo standard delle Wyandotte orlate è cambiato. Si richiedono, nel gallo, lanceolate della mantellina e della sella con fiamma nera interrotta nella parte centrale da una lancia del colore di fondo – molto di più quindi che la sola rachide -; dorso e piccole copritrici delle ali con un’orlatura nella punta della penna, definita “a punta di freccia”; il dorso del colore di fondo senza disegno è indesiderato, ma, a mio avviso, se non troppo evidente e se si è riusciti ad ottenere un buon disegno in generale, occorrerà essere clementi.
Queste colorazioni richiedono comunque, da parte dell’allevatore, una buona esperienza: non si deve mai abbassare la guardia ed al primo segno di deterioramento si deve prontamente intervenire.
Mantenere assolutamente, come ho già detto – e non è facile come potrebbe sembrare – una penna larga e arrotondata: si avrà così una maggiore superficie destinata al colore di fondo e questo andrà a beneficio dell’aspetto, anche in presenza di un’orlatura un po’ troppo importante.
L’orlatura deve essere presente in tutte le parti dove richiesta, avere sempre lo stesso spessore, non essere troppo pesante ma neanche ridotta ad un filo, e non avere interruzioni (quando nera deve essere lucente con riflessi verdi). Non devono esistere attenuazioni, ad esempio, nella parte alta e bassa del petto o sulle gambe. In tutte le colorazioni è importante la nitidezza del disegno e la divisione dei due colori, che deve essere ben netta. Un pigmento troppo abbondante darà un orlo troppo largo che, in presenza di una penna troppo stretta, darà una punta completamente nera.
Un orlo troppo sottile, invece, potrà fare anche un bell’effetto, soprattutto se regolare, ma, specialmente nella gallina, determinerà una mancanza di disegno nel petto e sul dorso verso la coda, e, spesso, invece dell’orlo nero a riflessi verdi, si potrà avere un orlo grigiastro quasi brunastro.
Queste galline comunque possono essere preziose nell’allevamento: accoppiandole con un gallo con piumino scuro e disegno robusto, sia nel petto che nelle gambe, si controbilancerà colore/disegno e si otterrà più uniformità. Nella riproduzione è preferibile non usare soggetti con orlo a mezzaluna.
Una regola da tenere sempre ben presente: mai accoppiare due soggetti con lo stesso difetto.
Fondamentalmente, quindi, la gallina più pregevole è quella con l’orlo un po’ più marcato, fintanto che le penne hanno la sufficiente grandezza, larghezza e rotondità da lasciare sempre ampio spazio al colore di fondo.
Una gallina vecchia che mantiene una penna con colore carico e pulito sarà indubbiamente preziosa come riproduttrice.
Una pre-orlatura del colore di fondo, dove non espressamente richiesta (mantellina in ambo i sessi e lanceolate della sella nel gallo), anche se finissima, è da considerarsi difetto grave.
Le grandi copritrici delle ali, invece, nei due sessi devono avere una buona orlatura per dare così origine a tre fasce dell’ala ben evidenti: almeno due devono essere ben delineate e precise nel colore e nel disegno.
Nella gallina cercare di eliminare tutte le tracce di pepatura nelle copritrici della coda.
La presenza di una rachide chiara che divide in due parti la penna è un difetto abbastanza grave.
Chi alleva queste colorazioni – io ho allevato la Wyandotte Nana Argento Orlata Nero – sa che il piumaggio delle galline, dopo la prima muta, spesso si sporca al centro: cioè, nel bianco o nell’oro appare come una leggera ticchiolatura che, a seconda della sua intensità, può arrivare a rendere il soggetto inutile ai fini espositivi, anche se resterà valido per la riproduzione. C’è chi dice che questo può anche derivare dal riapparire del doppio orlo, anche se non è del tutto evidente; ciò sarà più grave se si riscontrerà su soggetti giovani.
L’orlatura deve circondare completamente il colore di fondo, anche nella parte bassa della penna, dove inizia il piumino, che nei due sessi è richiesto più o meno del colore dell’orlatura. Nell’ultimo Notiziario del 2006 ho parlato del piumino delle Sussex Columbia, dove appariva chiara la sua importanza per ottenere un buon disegno di superficie. Molti dei libri che ho consultato sono concordi nell’individuare questa importanza anche nelle Wyandotte orlate, oltre che a quelle con disegno Columbia. Non ho avuto modo, quando allevavo la razza nana, di accertare questa eventualità: non avevo esperienza sufficiente, ma ricordo che il bianco non sempre era bianco puro e che alcune femmine, anche giovanissime, avevano più pepatura di altre nelle copritrici della coda.
Può succedere, a seguito del cambio di alcuni soggetti formanti un gruppo, che il buon risultato fino ad allora ottenuto cambi rotta: in questo caso è bene cercare di individuare il “colpevole” e tenerlo in osservazione insieme alla sua prole.
Come abbiamo detto, il piumino scuro è una riserva di pigmento che influisce, nel nostro caso, sul colore e spessore dell’orlatura, del disegno della mantellina e delle remiganti. Se troppo intenso in ambedue i riproduttori, può determinare quell’antiestetica pepatura che, a seconda della sua densità, abbassa di molto il punteggio. Sarà l’esperienza dell’allevatore a dosare i colori; a volte sarà sufficiente scegliere riproduttori con la parte della rachide vicina alla pelle biancastra, o anche quelli con il piumino, sempre nella parte bassa, un po’ più chiaro.

Per mantenere una necessaria vitalità nel gruppo si deve ricorrere all’introduzione di nuovo sangue; come ho già detto, questo deve avvenire con attenzione, meglio se con una gallina: sarà più facile controllarne il risultato.
I miei articoli sono frutto della ricerca che faccio nei miei libri e nelle riviste che ricevo, della mia esperienza di giudice e spesso di allevatore e delle conversazioni logorroiche con tanti amici allevatori stranieri.
Ho allevato tantissime razze, forse troppe – lo ritengo un difetto per un allevatore, non un pregio -; questo mi è comunque servito per il mio lavoro, però le razze sono tante e le colorazioni pure.
Sarebbe pertanto utile conoscere quello che veramente succede nella pratica dell’allevamento, specialmente in una colorazione particolare come la blu: colorazione che io non ho mai provato proprio per le difficoltà che comporta.
Sarebbe interessante pubblicare una specie di “diario di allevamento” – e questo lo potrebbe fare l’amico Bretti, o qualcun altro – per conoscere ad esempio il numero di galline che in questa razza un gallo può accudire, la percentuale di fertilità e di mortalità nel guscio.
Ma soprattutto, in una colorazione come la blu, sarebbe interessante conoscere che sistema di allevamento si è adottato, quali riproduttori – se erano in consanguineità o gruppi diversi per ottenere galli e galline -, e poi quali colorazioni sono state usate e le varie percentuali ottenute: quelle reali però, che solo l’allevatore ci può dare.
Cioè quanti hanno l’orlatura blu, quanti nera e quanti splash?, e poi, se il blu ha un’intensità omogenea fra i diversi soggetti.
Ho sentito, ad esempio, da un allevatore tedesco, che i neri che escono dall’unione blu con blu non si possono usare né come soggetti da esposizione né come riproduttori, in quanto l’orlatura assume la forma di lancia su tutto il piumaggio, e non su tutto il perimetro della penna. Sarà vero?

E per finire una confessione: non sono un genetista, anzi…! Ho cercato, pertanto, di rendere le cose il più semplici possibile, così come le capirei io se qualcuno me le spiegasse; spero di non aver commesso errori, ma se lo avessi fatto concedetemi le attenuanti del caso.

Bibliografia:
  • Standard Italiano delle Razze Avicole
  • dott. Elio Corti – Summagallicana
  • Armin Six – Wyandotte und Zwerg-Wyandotteen (Oertel + Spoerer)
  • Standard A.B.A – American Bantam Association