Addio Nagasaki, ben arrivato CHABO

di Focardi Fabrizio

La questione sul cambio di denominazione per questa razza giapponese fu anticipata da Focardi al seminario di aggiornamento di San Felice sul Panaro a maggio.
Hanno poi fatto seguito delle richieste anche da parte di alcuni allevatori pertanto il C.T.S. ha preso la seguente decisione: visto soprattutto che in Giappone, Paese d’origine della razza, il nome usato è Chabo, visto che con tale nome viene chiamata in gran parte dei paesi europei e che questa sarà la denominazione nel futuro standard europeo E.E., anche in Italia, quella che fino ad oggi è stata la Nagasaki sarà in futuro la CHABO.

Il nostro Standard riconosce tre varietà di Chabo: a piumaggio normale, a piumaggio arricciato e a piumaggio serico.
Naturalmente le colorazioni riconosciute sono valide per tutte e tre le varietà. Vogliamo in questo numero puntualizzare due fra le più importanti e diffuse colorazioni di questa razza giapponese cosi particolare: la bianca coda nera e la fulva a coda nera; quest’ultima nel nostro Standard è indicata come gialla a coda nera ma in futuro dovrà essere usata la nuova denominazione.


Chabo – Colorazione Bianca a Coda Nera

Gallo e Gallina

Testa: bianca.
Mantellina: bianco puro.
Piumaggio in generale: bianco.
Lanceolate della groppa: bianche.
Remiganti primarie e secondarie: nere all’interno e bianche all’esterno, ad ala chiusa questa appare pressoché bianca.
Coda: nel gallo timoniere nere con riflessi verdi, falciformi primarie e secondarie nere con riflessi verdi, preferita una stretta orlatura bianca; nella gallina copritrici della coda nere con orlatura bianca, mentre le timoniere sono nere eccetto le due superiori che dovrebbero essere nere con orlatura bianca.
Piumino: grigio chiaro.
Occhi: rosso arancio.
Tarsi: gialli.
Difetti gravi: presenza di nero nella mantellina; sfumature scure nelle copritrici delle ali; prevalenza di bianco nelle penne richieste nere. Forti sfumature gialle.

Foto Chabo 001 Foto Chabo 002


Chabo – Colorazione Fulva a Coda Nera

Gallo e Gallina

Testa: fuva.
Mantellina: fulva.
Piumaggio in generale: fulvo.
Lanceolate della groppa: fulve.
Remiganti primarie e secondarie: nere all’interno e fulve all’esterno, ad ala chiusa questa appare pressoché fulva.
Coda: nel gallo timoniere nere con riflessi verdi, falciformi primarie e secondarie nere con riflessi verdi, preferita una stretta orlatura fulva; nella gallina copritrici della coda nere con orlatura fulva, mentre le timoniere sono nere eccetto le due superiori che dovrebbero essere nere con orlatura fulva.
Piumino: giallo chiaro.
Occhi: rosso arancio.
Tarsi: gialli.
Difetti gravi: presenza di nero nella mantellina; sfumature scure nelle copritrici delle ali; prevalenza di giallo nelle penne richieste nere. Colore di fondo troppo slavato o non uniforme.

Foto Chabo 003 Foto Chabo 004


Sono riconosciute anche le due colorazioni variati delle precedenti: Bianca a Coda Blu e Fulva a Coda Blu. Il nero in queste due colorazioni è sostituito dal grigio/blu, più intenso nel gallo che nella gallina.

Oca Italiana, Oca Romagnola o Oca di Roma? Oca Padana o Oca Pezzata Veneta? e l’Oca Padovana?

di Fabrizio Focardi

C’è un po’ di confusione. È per questo che il CTS ha in programma l’aggiornamento degli standard delle nostre oche onde terminare la revisione di tutte le razze avicole italiane.
Voglio comunque prima mettere al corrente gli allevatori, ed i lettori del Notiziario, del risultato della mia ricerca e delle mie considerazioni che poi, insieme ai vostri consigli, saranno valutati dal CTS per il suo lavoro.
Oggi lo Standard italiano riconosce solo l’Oca Italiana e l’Oca Padana.
Ma sono giuste le denominazioni Oca Italiana ed Oca Padana? Ed i soggetti di Oca Padovana, riapparsi alle nostre mostre, nonostante la razza non sia ufficialmente riconosciuta, hanno le giuste caratteristiche della razza? E che dire poi delle altre tipologie come l’Oca Piacentina e l’Oca di Lomellina esistite nel passato? Ci saranno ancora soggetti coi quali sperare in una riselezione?

Andiamo con ordine; cercherò, nonostante non abbia esperienza alcuna nell’allevamento delle oche, di dare risposte esaurienti a queste domande, almeno a quelle tecniche; ma se qualcuno di voi, con la propria esperienza, ci può dare consigli, è il benvenuto.

Origini

L’allevamento dell’oca è antichissimo, molto anteriore a quello dell’anatra. Se ne trova traccia 4000 anni a.C. nella tomba del faraone Tè (V° dinastia), nella metropoli di Menfi. In essa è dimostrata l’avvenuta domesticazione, in quanto sono raffigurate, oche in un cortile insieme a gru e colombi, con sotto l’iscrizione: «La riunione dei colombi e delle oche dopo che essi hanno mangiato.»
Omero ne parla nell’Odissea, allo XV° canto, in cui è citata Elena che alleva oche nella corte del palazzo di Menelao ed al canto XIX°, quando Penelope, raccontando un sogno, parla del suo allevamento di oche.
I poeti greci si ispirarono al candore dell’oca e la paragonarono alla grazia e alla bellezza delle giovani fanciulle.

Putto con oca

Ha oltretutto innumerevoli antenati famosi:
L’oca sacra di Augusto: abbandonata fra le braccia di sua moglie Livia dall’aquila cara a Giove, fu ritenuta un dono degli dei e pertanto consacrata.
Le consorelle del Campidoglio, allevate nel tempio di Giunone, che col loro sberciare avvertirono dell’arrivo dei barbari di Brenno.
L’oca di Friburgo, immortalata con un monumento, che, con la sua sensibilità, durante la seconda guerra mondiale funzionava da radar, avvertendo gli abitanti dell’arrivo degli aerei nemici.

Viene da pensare che mai più ingiuste furono espressioni come: “Stupido come un’oca” o “Essere un’oca giuliva”.
Il secondo può andare, se non viene inteso in senso dispregiativo, in quanto l’oca è gaia e festosa e saprebbe godersi la vita se l’uomo gliene desse l’opportunità.

La capostipite dell’oca domestica la troviamo nella famiglia degli Anatidi nell’ordine Anseriformi: l’Oca Selvatica Grigia (anser cinereus).
È una delle oche selvatiche più grandi, pur mantenendo una forma molto aerodinamica, ha un peso di circa kg. 3,5 ed un’apertura alare di 180 cm.

Parti oca
  1. Becco
  2. Unghiata
  3. Orifizio nasale
  4. Fronte
  5. Occhio
  6. Nuca
  7. Guancia
  8. Collo
  9. Pomo dell’ala
  10. Copritrici dell’ala
  11. Remiganti
  12. Coda
  13. Ventre (parte posteriore)
  14. Piumaggio del fianco
  15. Fanone
  16. Tarso
  17. Membrana interdigitale
  18. Dito
  19. Chiglia
  20. Petto
  21. Striature del collo
  22. Giogaia

Il becco è grosso e robusto, alla base è più alto che largo, di colore arancio intenso con unghiata rosea; esso è provvisto, ai margini, di lamine cornee che servono a strappare, triturare e spesso filtrare gli alimenti che l’oca trova sondando il fondo degli stagni.
Ha comunque un menu esclusivamente vegetale: erbe, semi, tuberi, bacche e frutta.
La testa è piccola, in proporzione al corpo. Il collo è lungo e fine. Le lunghe ali stanno aderenti e, quando sono chiuse, raggiungono l’estremità della coda senza però incrociarsi o sorpassarla.
I tarsi sono rosei e robusti.
Come tutte le oche selvatiche porta a termine una sola covata l’anno, covando, per 28/29 giorni, 5/6 uova al massimo.
Ha una colorazione particolare, che ritroviamo in molte razze di oche domestiche.
Il colore di fondo è un grigio brunastro uniforme ed il margine delle penne è orlato di bianco. Bianco nella parte bassa del petto, ventre castano con macchie di tonalità più intensa. La coda è come il resto del piumaggio.

Manifesto allevamento oca

Allevamento

In Romagna l’oca era altamente considerata, si diceva che, quando venne sparso nel Mondo il sale del giudizio, tre parti di questo furono assorbite dalle oche; il resto venne assimilato dagli uomini.
Definita il “maiale dei poveri”, in tempi in cui era difficile vivere, lei dava uova, piumino e ottima carne con pochissima spesa; anche la pelle veniva usata e, dopo essere stata sapientemente conciata, serviva per confezionare candide pellicce.

Le nostre oche domestiche assomigliano molto all’Oca selvatica grigia, anche se hanno un aspetto più pesante; la distinzione del sesso non è facile, perché nei due sessi la colorazione è identica; solo in età adulta, in alcune razze, il maschio è riconoscibile perché più grosso.
Nel recente passato il suo allevamento era molto sviluppato, specialmente nell’Emilia Romagna e Veneto.

Allevare oche non richiede molto, è sufficiente un prato per il pascolo, più o meno ampio a seconda del numero dei soggetti che si vogliono tenere, e acqua, anche poca, perché l’oca non è come l’anatra, ama soprattutto pascolare. I tarsi, situati al centro del corpo, sono molto più lunghi di quelli delle anatre, questa particolarità conferisce loro un passo più sicuro.
Se dispongono di sufficiente alimento verde sarà sufficiente, ogni tanto, un pastone di pane, cruschello di frumento e farina di granoturco oltre ad un po’ di grani, niente di più.
Ho letto, in un vecchio libro, che in Pomerania Occidentale – Regione a nord est della Germania da cui proviene l’omonima razza e dove fino alla metà del secolo scorso l’allevamento era particolarmente sviluppato – un ragazzo, al mattino, passando nei pressi dei villaggi suonava a distesa un corno e, da ogni casolare, uscivano branchi di oche che il ragazzo stesso conduceva al pascolo, come un gregge di pecore. Alla sera le oche rientravano al Paese e ciascun gruppo ritrovava la propria casa.

Ingozzamento

Un agricoltore, mio vicino, ha un bellissimo gruppo di oche bianche, sempre immacolate nonostante stiano tutto il giorno nei campi; molto indipendenti, le trovo addirittura sulla strada a più di un chilometro di distanza dai loro prati, sempre tranquille e con aria indolente, senza fretta e senza paura, si spostano, quando passo in macchina, quando sono a piedi allungano il collo e sembra mi redarguiscano con il loro verso per averle disturbate.
Quando non le vedo le cerco con lo sguardo e spesso le intravedo in fondo al prato nel ruscello e mi viene da pensare: che bella vita fanno!

Età oche

Intorno all’età di sei mesi, a seconda della razza, le femmine iniziano a deporre, ma è bene per la riproduzione usare soggetti di almeno un anno compiuto. Un’oca può dare buoni risultati fino ai 4/5 anni; dopo, la fertilità ed il numero di uova calano.

Il gruppo ideale è formato da un maschio e tre femmine ed è bene che siano soggetti della stessa età, specialmente le femmine, altrimenti il maschio tende a preferire la più giovane (però!!) snobbando le altre. Mai il gruppo deve avere due maschi, si disturberebbero a vicenda.

La scelta dei riproduttori va fatta standard alla mano e non si deve incorrere nell’errore: più grosse più belle. A parte la fecondità, che non è compatibile con la grossezza, lo Standard va anche seguito per la mole.

Le nostre oche un tempo erano riconosciute come eccezionali produttrici di uova e carne prelibata, ma erano anche apprezzate per la loro robustezza e facilità di allevamento; per queste loro doti furono esportate in tutta Europa. Sono sicuro che molte razze oggi esistenti in altri Paesi hanno il sangue delle oche italiane.

Sul libro Standard inglese, con prima edizione datata 1956, si legge:
«Non ci sono dubbi che, in Germania ed Olanda del nord, fu usata l’oca bianca italiana per creare la Embden, incrociandola con le loro indigene bianche.»

Oggi l’Oca non è più allevata come una volta e quei pochi soggetti che si vedono provengono dai tanti mercati di provincia, dove parole come morfologia, colorazione, disegno o produzione hanno poca importanza, ma agli inizi del secolo scorso, fino ad oltre la metà, l’oca faceva parte di quel patrimonio avicolo da conservare gelosamente nelle sue caratteristiche morfologiche di colorazione e di produzione.
La selezione, volta nel tempo a migliorare la produzione o l’aspetto, ha fatto sì che si creassero varietà con caratteri stabili dovuti anche al rapporto con l’ambiente e, quindi, al clima ed alla nutrizione.

Oca Italiana
(o Oca di Roma o Oca Romagnola?)

Oca Italiana è una denominazione, molto vaga; con tale nome si potrebbe definire un’oca che occupa tutto, o perlomeno buona parte, del territorio nazionale, ma così non è stato, tanto meno lo è oggi.
Sulla letteratura dell’inizio del secolo scorso, quella che oggi definiamo Oca Italiana, era l’Oca Romagnola. È giusto che oggi l’Oca Romagnola, che ha fatto storia, non esista più? No! Personalmente non la penso così e mi faccio promotore del cambio di nome.

Oca di Romagna

Ecco alcuni brani di autori e allevatori stranieri tratti dal libretto “Allevamento Dell’Oca” del 1940 di Ferruccio Frau-Sanna, direttore, agli inizi del secolo scorso, della rivista di avicoltura “Bassa Corte”:

J. Fasbender (Belgio inizio XX° secolo)

«[…]se vogliamo fare la scelta di una razza di volatili per intraprendere con profitto l’allevamento, dobbiamo anzitutto renderci conto del suo valore:
1) consultando l’opinione degli allevatori amatori e degli avicoltori pratici commercianti;
2) constatando la voga ottenuta negli anni che seguirono la sua apparizione sui mercati e nelle esposizioni;
3) tenendo conto degli apprezzamenti dei nostri Maestri.
Dopo aver seguito l’oca di Romagna in questo triplice ordine di prove, dopo aver fatto oggetto di studi personali per oltre dieci anni, io vengo con tutta sicurezza a proclamare il suo alto valore. Ed è con piacere, misto ad un ben legittimo orgoglio, che io, quale introduttore in tutti questi paraggi, dell’oca di Romagna, rinnovo arditamente la mia predizione: “Essa detronizzerà tutte le oche del Paese”. Le oche fiamminghe, le oche di Virton, di Wieres, e della Semois, senza eccettuare le oche di Tolosa ed altre, debbono cedere il passo all’oca di Romagna. Nessuna delle qualità riconosciute, incontestate in questa razza del paese e straniere, manca nell’oca di Romagna: rusticità, facilità di allevamento e d’ingrassamento, finezza di carne, salute, vigoria, peso.
Essa possiede in una volta tutti questi pregi e meglio di ogni altra. E di più essa tiene il record della produttività doppia, tripla e anche quadrupla di quella delle altre razze. Infine la sua piuma e il suo piumino sorpassano in finezza, bianchezza ed abbondanza, tutte le sue concorrenti. Ecco perché essa ha raggiunto in pochi anni una vera rinomanza, perché è richiesta da per tutto tra gli avicoltori amatori, come tra gli agricoltori. Ed è anche ciò che ha spinto i giurati in tutte le esposizioni a coprirla di palme e di medaglie.»

Anche sul “The Journal of the Ministry of Agricolture” inglese l’allevatore/scrittore M. Stanley Porter esaltava la nostra oca e la consigliava, come pure faceva il francese Ad. J. Charon, redattore avicolo, sul “Journal d’Agriculture Pratique”. Charon, che si preoccupava molto del miglioramento delle oche francesi, si rivolse a Frau-Sanna per avere chiarimenti sulle diverse tipologie delle oche bianche italiane. Frau-Sanna delegò, fonte autorevole, il Prof. Alessandro Ghigi che così rispose:

«Le Oche Romane esposte a Le Haye da parte degli avicoltori inglesi furono acquistate in Italia. Esse corrispondevano all’oca Piacentina e alle Romagnole bianche, che esposte nella sezione italiana furono acquistate dagli inglesi. A mio avviso, tutte le oche italiane bianche sono dello stesso tipo (venete, romagnole e piacentina comprese). Esse sono delle ottime produttrici di uova. Volendo io acquistare da un contadino del Veneto una coppia di esse per la Stazione sperimentale di pollicoltura di Rovigo, per presentarle alla Mostra mondiale, ne ebbi un rifiuto, perché il contadino desiderava capitalizzare l’imminente prodotto delle uova.
È perfettamente esatto che queste oche producono un centinaio di uova all’anno, anche senza selezione. Ed in omaggio alle oche del Campidoglio che salvarono Roma, io ritengo che si dovrebbero chiamare oche Romane tutte le oche bianche a rapido sviluppo e a grande produzione di uova.»

Frau-Sanna si disse d’accordo con quanto esposto dal Prof. Ghigi, ma fece allo stesso tempo notare che i vari tipi di oca a piumaggio bianco avevano delle differenze di produzione e anche di mole, sebbene non molto accentuati.
Disse anche che gli allevamenti di oche delle diverse Regioni italiane sono prevalentemente rurali e non hanno interesse alla selezione non avendo questo fatto per loro nessuna importanza. Sanno solo che posseggono oche che rispondono perfettamente ai loro bisogni e di ciò si contentano.

Se mi permettete non sono d’accordo col Ghigi di chiamarla “Oca di Roma”, a parte le ragioni sopra esposte verrebbe da pensare ad un’oca originaria della campagna romana.
Così Giovanni Savorelli spiega come si è arrivati a chiamarla “Oca Romana”:

«Quando l’oca di Romagna fu presentata dall’Italia alla seconda esposizione mondiale di avicoltura di Barcellona (Spagna), nel maggio1924, piacque agli allevatori chiamarla “oca di Roma” e i visitatori delle diverse nazionalità, si domandarono con interesse e meraviglia, se quei campioni appartenessero alla razza che salvò il Campidoglio.»

Evidentemente per svegliare curiosità, e di conseguenza interesse, per la nostra oca si sfruttò la ben nota storica vicenda delle oche del Campidoglio, chiamandola appunto Oca di Roma; fu indovinata perché piacque questa nuova denominazione, tanto che sia l’America che l’Inghilterra acquistarono in quella occasione diversi soggetti.
In Inghilterra è riconosciuta, già da lungo tempo, col nome di “Roman Goose” (Oca Romana).

Roman goose

In America è stata ufficialmente riconosciuta molto più tardi, solo nel 1977, ed è chiamata “Tufted Roman Goose” (Oca Romana Ciuffata), sì, perché la selezione americana richiede un piccolo ciuffetto sferico sulla nuca.
Non credo che l’idea del ciuffo sia stata loro, ma che abbiano mantenuto una caratteristica già presente in alcuni soggetti direttamente importati dall’Italia; l’America è un Paese, come del resto l’Inghilterra, molto tradizionalista in avicoltura e le tipologie sono rispettate scrupolosamente nel tempo: razze come la Wyandotte, la Livorno e la Orpington, che in Europa hanno subito cambiamenti morfologici considerevoli, in questi Paesi sono rimaste inalterate, penso perciò che lo stesso trattamento sia stato riservato anche alla nostra oca.

Tufted Roman M Tufted Roman F

Così è riportato nel loro “Standard of Perfection”: «L’Oca Ciuffata Romana è un’oca leggera, compatta, con ossatura fine, allevata nell’antichità a Roma e che si distingue per il ciuffo sferico sulla sommità della testa.»

Anche Pascal ne parla e secondo lui, pur essendo una caratteristica assai rara, si riscontrava in alcuni soggetti di oca comune.
Nel libro “Allevamento dell’oca e dell’anatra” del Dr. Gian Carla Pozzi, edito nel 1959, così sta scritto: «La testa è fine e talvolta ornata, in sommità, da un ciuffo, mai molto sviluppato.»

Questa caratteristica è anche presente nella bella razza spagnola “Empordanesa”, che ha caratteristiche molto simili alla nostra vecchia oca comune.
Lo standard inglese invece non parla di ciuffo, ma solo di un’oca piccola introdotta in Inghilterra già nel 1903 con una colorazione non fissata, ma precisando che, in seguito, si ebbero altre importazioni di colorazione bianca.
Nei due Paesi, Inghilterra ed America, è inclusa nella categoria delle oche leggere.
Come oca Italiana è invece presente negli standard della Svezia, Danimarca e Repubblica Ceca.
Interessante è fare un raffronto dei pesi fra i diversi standard:

Paese Peso Maschio Peso Femmina
U.S.A. Kg. 4,55-5,45 Kg. 4,00-4,55
Inghilterra Kg. 5,45-6,35 Kg. 4,55-5,45
Svezia Kg. 7,00-7,50 Kg. 6,00-6,50
Scandinavia Kg. 7,00-7,50 Kg. 6,00-6,50
Repubblica Ceca Kg. 5,00-6,00 Kg. 4,40-5,40

Come si può notare sia la Svezia che la Danimarca hanno pesi molto più alti, ma è molto importante quello che ambedue scrivono a proposito dell’origine:

Danimarca
Origine: questa oca tuttavia non ha molto a che vedere con l’oca italiana. Si ritiene che sia un incrocio dell’oca comune di terra tedesca con l’oca di Emden con l’aggiunta limitata di oca italiana.

Svezia
Origine: probabilmente originata da un incrocio tra oca comune di terra tedesca con l’oca di Emden ed oca italiana.

Std Svedese Std RepCeca

In effetti sono convinto che questo incrocio sia stato fatto per aumentare il peso dell’oca italiana – non siamo mai contenti! – l’ottima deposizione non bastava, si voleva anche più carne, ma non è quella l’oca che noi vogliamo, noi vogliamo l’oca come era prima dell’incrocio, quella che gli inglesi dicono che servisse per la selezione della Emden stessa: quella era la vera oca Romagnola, quella che i cechi, gli inglesi e gli americani importarono nei loro paesi.

Std Danese Lo standard danese mette in contrapposizione le due tipologie e sono chiaramente visibili nell’oca italiana i 2 fanoni, giusti nell’oca di Emden, ma difetto grave in quella italiana.

I disegni più o meno si assomigliano, tutti raffigurano un’oca con una postura non troppo schiacciata che si può invece incontrare in oche più pesanti.

Oca di Roma prima,Oca Italiana poi; ma si tratta sempre dell’Oca Romagnola.

Non esiste dimorfismo sessuale, ma nei soggetti adulti il maschio è in genere leggermente più alto.
Frau-Sanna scrive che in soggetti di pura razza romagnola si può notare una rimarchevole particolarità: il piumaggio al momento della nascita non è bianco, bensì color canarino e mentre i maschi sono di questo colore uniforme, le femmine hanno la sommità della testa più scura.


La cosa mi incuriosisce; sarebbe di grande aiuto, ma è vero?
Sul libretto di cui sopra, ma anche sulla rivista “Bassa Corte”, si dà il “modello” (standard, ndr) dell’oca Romagnola adottato e, per convenzione tra gli allevatori, presentato in occasione dell’esposizione di Russi (Ravenna) nel novembre 1925 e che qui fedelmente riporto:

Apparenza generale animale piuttosto voluminoso, elegante, armonioso nelle sue parti.
Taglia altezza del maschio alla sommità del capo metri 0,85; femmina da 0,75 a 0,80.
Peso medio maschio adulto da kg. 4,00/5,00; femmina kg. 5,00/5,500 (strano che la femmina sia più pesante del maschio, penso si tratti di un errore, ndr).
Figura nell’insieme è piuttosto rotonda; testa leggermente arcuata dal punto della nuca al becco, collo quasi verticale e ben portato, dorso lungo in linea esatta senza risalti che scende sino alla coda. Le parti davanti: petto e ventre, regolarmente arrotondati.
Testa robusta, regolare, piuttosto rotonda.
Occhi rotondi, laterali, gira un filetto rosso attorno alle palpebre, pupilla scura circondata da disco grigio.
Becco robusto, giusto, aranciato rosso, terminante con sopraelevata unghia rosea.
Nari aperte, larghe.
Collo lungo, arrotondato regolarmente, portato dritto o leggermente inclinato in avanti.
Dorso e reni lungo, largo ben teso e robusto.
Petto profondo, largo, ben appoggiato all’addome.
Ventre lungo, largo. Leggermente discendente.
Cosce forti, muscolose e ben sporgenti.
Ali unite al corpo, lunghe, parallele.
Coda corta seguente la linea orizzontale del dorso leggermente arrotondata alla sua estremità.
Tarsi grossi, lunghi, color rosso aranciato.
Dita lunghe distanziate l’una dall’altra, unite da larga membrana color rosso arancio.
Unghie forti, robuste, rosee.
Piumaggio abbondante, serrato sulle parti superiori del corpo, più fitto e più fine nelle parti inferiori, colore perfettamente uniforme bianco immacolato.
Scala dei punti:
Taglia e aspetto generale 20
Testa e collo 10
Occhi 5
Dorso e spalle 10
Ali e coda 10
Petto e ventre 10
Zampe, tarsi, becco 15
Piumaggio 20
Totale 100

Ragioni di squalifica: gibbosità e deformazioni scheletriche, rachitismo, ali da cigno, irregolarità del becco, presenza di fanone toracico, grandi macchie sul manto bianco, frigidità sessuale.

Riporto in corsivo, qui di seguito, alcune voci dello standard dell’Oca Italiana riconosciuto dalla nostra federazione con aggiunte alcune mie considerazioni:
Importante modificare il nostro disegno; non va bene, da una oca troppo grassa e pesante, diversa da quella di tutti gli altri Standard, che più avanti vedremo.

Testa Larga, fronte appiattita.
Graziosa e raffinata anche se robusta, arrotondata; ben proporzionata.
Becco Largo, forte, attaccato alto. Arancione con unghiata color carne.
Direi piuttosto: di media lunghezza, con la linea superiore quasi dritta, all’attaccatura più alto che largo e che continua quasi la linea della testa. Colore da rosato ad arancio/rossastro con unghiata rosa/biancastra.
Occhi Grandi.
Posizionati alti nel cranio, rotondi; sguardo ardito.
Di colore grigio chiaro con caruncola oculare rosso arancio
Collo Forte e molto lungo, ricorda nella forma quello di un cigno.
Toglierei che ricorda nella forma quello del Cigno in quanto è portato in genere dritto o solo leggermente arcuato, solo quando il soggetto esplora il terreno assume la classica forma del cigno, ma non è questa la posizione normale; aggiungerei: regolarmente cilindrico, più robusto verso l’attaccatura al tronco, portamento elegante.
Dorso Ben arrotondato, pieno e largo.
Il dorso deve essere ben dritto e non deve assolutamente presentare una forma convessa; largo anche nella parte posteriore; leggermente in discesa, più evidente nel maschio.
Petto Largo, pieno, arrotondato.
Sarei più esauriente: profondo, largo, ben arrotondato, piuttosto basso, senza chiglia.
Ali Forti, grandi ben aderenti.
Le ali devono essere grandi e lunghe, portate alte e ben aderenti; parallele.
Coda Leggermente alzata, corta.
Preferirei una coda che segue la linea col dorso; corta, ma non troppo, arrotondata alla sua estremità.
Zampe Gambe muscolose, ben sviluppate, ricoperte dal piumaggio dei fianchi; tarsi mediamente lunghi, molto forti con dita allungate. Colore arancio intenso.
Zampe posizionate larghe,ben in appiombo.
Gambe abbastanza corte, ben in carne.
Tarsi moderatamente corti, di ossatura piuttosto fine; colore: da arancio a arancio rosato.
Ventre Pieno, largo, fanone semplice, poco sviluppato nei soggetti giovani.
La presenza di un fanone molto sviluppato è una caratteristica in genere richiesta in oche grasse e pesanti, non è il caso dell’Oca Romagnola. Opterei quindi per un ventre pieno e largo; ammesso accenno di fanone unico solo leggermente discendente, accettabile un pò più pronunciato in soggetti di più anni.
Concordo quindi con la descrizione dello standard per l’esposizione di Russi: lungo, largo. Leggermente discendente.
Peso Maschio kg. 6/8
Peso Femmina kg. 5/7
Difetti Gravi Maschio peso inferiore a kg. 5
Femmina peso inferiore a kg. 4

Ritengo importante diminuire il peso. Non conosco quello delle oche oggi esistenti, dal momento che raramente sono state presentate alle esposizioni, ma nella letteratura passata non si parla mai di un’oca pesante, piuttosto di un’oca con alta deposizione – circa 100 uova all’anno è un numero considerevole – e fertilità. Soggetti troppo pesanti raramente sono in possesso di queste due qualità.
Quando si parla di peso è bene tenere presente che l’oca per produzione alimentare è “messa all’ingrasso”, sia per la sua carne che per il suo prezioso fegato. In questo regime può ingrassare fino a più di 4 kg.. È importante chiarire che questo a noi poco importa, il peso che a noi interessa è quello per soggetti da riproduzione.

Per quanto già detto in precedenza darei un peso di kg. 5,2/6,0 per il maschio e di kg. 4,4/5,2 per la femmina. Lo scarto di kg. 0,8 mi sembra necessario per aiutare gli allevatori a rientrare nei ranghi, ma anche per obbligare il Giudice ad una certa tolleranza.
In effetti anche gli Standard americano ed inglese, che hanno mantenuto quello dei soggetti importati, si aggirano su questi pesi.

Piumaggio Conformazione Penne larghe, arrotondate, con abbondante piumino.
Aggiungerei lucente, più rigido e serrato al corpo nella parte superiore e più fitto ed abbondante nella parte inferiore.
Difetti Gravi Giogaia, chiglia pronunciata; assenza di fanone. Qualsiasi riflesso giallastro, piumino grigio.
Aggiungerei peso eccessivo e presenza di troppo grasso; toglierebbe eleganza ed agilità al soggetto.
Toglierei, per quanto prima esposto, assenza di fanone.

Oca Padana
(o Oca Pezzata Veneta?)

Ho sempre conosciuto questa oca come Pezzata Veneta perché così era chiamata nella letteratura che mi è capitato di leggere, tutto al più era chiamata solo “Oca Veneta”, “pezzata” veniva usato soprattutto per distinguerla dalle altre oche nazionali. Mi sembra giusto per quanto già detto chiamarla anche oggi “Oca Pezzata Veneta”. Il “pezzata” sarebbe negativo nel caso in cui venisse creata un’altra colorazione a mantello unito, ma credo, soprattutto lo spero, che questo non accada mai, perciò, che anche per scaramanzia, così la chiamerei.

Modificherei anche l’immagine del nostro Standard, i soggetti sono troppo grossi, l’oca Padana ha un corpo meno voluminoso e più proporzionato, oltretutto è bene abbassare il disegno nel collo del soggetto in seconda posizione ed evidenziarlo in generale più chiaramente.

Std Svedese

Come esempio do il disegno dell’oca Olandese dello standard svedese.
La descrizione morfologica del nostro standard mi sembra adeguata non ci sono quindi importanti modifiche da fare.
Aggiungerei solo, a proposito delle ali: parallele e che non oltrepassino la coda.
Darei piuttosto alcune precisazioni a proposito del disegno. È un disegno molto bello e particolare che si trova molto spesso anche in diverse razze di anatre.
La descrizione del disegno nel nostro standard non è ben chiara ed è errata quando parla delle spalle. La modificherei come segue:
Testa grigia con riflessi opachi; collo – da un quarto fino a metà -, spalle, parte bassa del dorso, piumaggio delle gambe e timoniere, di colore grigio brunastro orlato di bianco; il resto del piumaggio è bianco candido.
Sulle spalle e sul dorso il disegno prende la forma di un cuore, pertanto, per ben mantenerla, non si deve allargare troppo sulle ali.
Sottogola con tracce bianche non è da considerarsi difetto.
Occhi bruni o blu.
Difetti Gravi: Macchie grigie nelle parti che devono essere bianche; disegno non netto nel collo e nelle spalle; forte inframezzatura di bianco nella testa e nella parte alta del collo.
È comunque un disegno difficile da ottenere, in particolare che il colore non invada la parte bianca, e che lo stacco sia in tutte la parti netto. Il taglio del collo deve essere allo stesso livello sull’intera circonferenza.
I soggetti che ho avuto modo di vedere difettavano maggiormente in questa caratteristica.
Importante che l’orlartura sia presente, ben evidente, anche nei fianchi.
Essere comunque più tolleranti nella forma del disegno che nell’invasione della parte bianca.

Oca Padovana

Era un’oca abbastanza pesante, allevata nella campagna padovana. Era preferita per l’ottima carne e il maggior peso e , nonostante ciò, per la discreta deposizione.
Nel 1908 Pascal, nel suo libro Anatre ed Oche da Prodotto, si lamentava del fatto che le nostre oche, non avendo uno Standard, non potevano dichiararsi razze e ne conseguiva che gli allevatori non avevano la possibilità di fare una selezione.

Padovane 8 mesi

Fra tutte le nostre, diciamo tipologie, consigliava in modo particolare la Padovana, non essendo questa molto dissimile dall’allora già famosa, oca di Tolosa; parlava, sia ben chiaro, dell'”Oie de Toulouse sans Bavette – Type Agricole” (Oca di Tolosa senza Giogaia – Tipo Agricolo), detta in genere “da produzione” che tutt’oggi è presente nel libro standard francese, e non di quella che noi meglio conosciamo semplicemente come Oca di Tolosa.
Infatti, faceva notare sempre Pascal, anche nella Padovana erano presenti, anche se non voluminosi come nella Tolosa, i due sacchi di grasso sotto il ventre.
E così concludeva:

«Le due magnifiche razze di Tolosa e di Embden – razza tedesca molto grossa sempre con due fanoni ndr – sono frutto di accurata e costante selezione. E se questa fosse anche rivolta alle due, pure bellissime razze, la padovana e la piacentina, non vi è dubbio che si ricaverebbero due prodotti a quelle rivali e forse anche superiori. La stoffa l’abbiamo, ma la stessa è composta di fili ancora troppo grezzi, raffiniamoli con opportune operazioni di selezione e certo raggiungeremo anche noi la perfezione; noi abbiamo infine due tipi che potremo, volendo, ridurre a razze giganti e perfette come le due consorelle estere, ed allora avremmo una Tolosa a caratteri, dirò così italiani, ed un’Embden in simili condizioni, e vi par poco?»

Benché non sia mai stata ufficialmente riconosciuta è stata presente a più esposizioni in questi ultimi tempi. Evidentemente gode della preferenza di alcuni allevatori.
I soggetti, che ho avuto modo di vedere, erano in genere abbastanza buoni nella forma. Purtroppo il doppio fanone era presente in pochi, alcuni non l’avevano per niente, altri uno soltanto. Non credo però che costituirà un grosso problema, sarà sufficiente, da parte degli allevatori, fare in futuro attenzione a questa caratteristica nella scelta dei riproduttori.

Padovane

Oca Padovana – Allevatore Marino Morosini

Do, qui di seguito, lo Standard che ritengo appropriato. Voglio comunque far notare che diverrà eventualmente ufficiale solo dopo l’approvazione del CTS:

Bozza di Standard Oca Padovana
Origine Italia. Era numerosa nelle campagne del padovano.
Tipologia ed indirizzi per la selezione mantenere un buon peso e la presenza di un doppio fanone ben sviluppato.
La deposizione deve essere buona: circa 60/80 uova all’anno.
Uovo colore del guscio bianco.
Peso minimo g. 140
Anello mm. 24 (o mm. 27?)
Tronco contorni arrotondati; forma armoniosa e regolare.
Portamento leggermente in discesa, più accentuato nel maschio.
Testa non troppo piccola, ma di media grandezza comunque ben proporzionata, che si restringe all’attaccatura del becco.
Becco forte, alto all’attaccatura.
Più corto della larghezza della testa.
Unghiata leggermente piegata ad uncino.
Giallo arancio, unghiata rosata.
Occhi bruni con caruncole oculari rosso arancio.
Faccia guance abbastanza sviluppate.
Collo cilindrico, piuttosto lungo, un po’ più corto e affusolato nella femmina, che si irrobustisce verso l’attaccatura col tronco.
Spalle larghe.
Dorso largo e non troppo arrotondato
Ali ben serrate al corpo e parallele fra loro, abbastanza lunghe ma senza oltrepassare la coda.
Coda abbastanza corta che continua la linea del dorso formando all’attaccatura un leggerissimo angolo.
Petto largo, pieno e profondo.
Zampe gambe di media grossezza, nascoste dal piumaggio dei fianchi.
Tarsi non troppo lunghi e ben proporzionati; colore da giallo arancio a rosei.
Ventre largo abbondante e con doppio fanone molto sviluppato.
Peso È un’oca più pesante della Romagnola, consiglierei un peso di 6,5/7,5 kg.
Piumaggio Conformazione abbondante e ben serrato al corpo, più leggero nella parte inferiore.
Piumaggio Colorazione la colorazione è simile all’oca selvatica: il mantello è grigio scuro brunastro con all’estremità delle penne una fine orlatura bianca.
Parte anteriore del collo più chiara.
Coda grigia con margine bianco.
Ventre grigio chiaro fino a bianco.
Difetti Gravi Soggetti troppo esili e posizione troppo rilevata.
Becco troppo lungo o basso all’attaccatura.
Presenza di giogaia. Fanone singolo o fanoni poco sviluppati.
Bianco nelle remiganti, disegno molto impreciso.

Padovane

Oca Padovana – Allevatore Marino Morosini

Ricordarsi comunque che la forma è caratteristica peculiare; pertanto, leggeri difetti di disegno e colorazione, quali orlatura meno evidente in alcune parti e tonalità grigia più chiara o scura purché non troppo distante da quella richiesta, non influiranno troppo pesantemente sul giudizio finale. L’amico Marino Morosini, che alleva questa oca da molto tempo – e qui mi spiace, ma devo fargli una nota di demerito per non averne chiesto il riconoscimento – mi informa che esiste dimorfismo sessuale, in quanto il maschio adulto ha una tonalità di grigio più scura ed intensa. Ciò è molto importante perché sarebbe un grosso aiuto nell’allevamento.

Oca Piacentina ed Oca di Lomellina

La prima, estinta gia intorno agli anni 60, era un’oca bianca più piccola e meno produttiva della consorella Romagnola.

Della seconda tutto ciò che si sa proviene dalla memoria popolare, in quanto niente è stato scritto. Era comunque un’oca di peso medio, la colorazione ed il disegno non erano ben definiti, si trattava però di una macchiettatura blu su piumaggio bianco.

Sono dell’opinione di non prendere in considerazione queste due oche, in quanto le notizie sono scarse, ma di dedicarsi al momento solo alla selezione e all’incremento di quanto già abbiamo.

Giudizio e Selezione

Le norme che regolano il giudizio sono sempre le stesse che regolano la selezione.
Personalmente sono sempre stato d’accordo sul detto “il miglior giudice è l’allevatore”, quando per allevatore si intende persona seria che prende il suo hobby come una missione, in special modo con razze in pericolo di estinzione o dove sono da ritrovare quelle caratteristiche di razza che, a causa di “malaselezione” o incroci scriteriati, sono andate perse. In tale situazione è sempre necessario avere tanta passione ed armarsi di tanta pazienza: passione e pazienza, due qualità necessarie a chi sogna, per i suoi beniamini, la perfezione, purtroppo spesso irraggiungibile.
Pertanto consiglio ai giudici, prima di tutto, una buona tolleranza. Sono poche le oche allevate, oltretutto sono state lasciate, in questi ultimi anni, in balia di allevamenti perlopiù rurali per cui la sola caratteristica peculiare ricercata era la precocità alla pentola.

Giudicare le oche non è, come può sembrare a prima vista, cosa facile.
Occorre prima di tutto una buona conoscenza dei punti morfologici e sapere quelli che hanno più o meno importanza ai fini di una valutazione.

Necessario, come ho già detto in altre occasioni, è, prima dell’inizio del giudizio, non avvicinarsi troppo alle gabbie, ma osservare gli animali ad una distanza tale che rimangano tranquilli – per quanto gli sia possibile rinchiusi in una gabbia – e valutare quelle caratteristiche: posizione del corpo, delle ali e della coda, che sarebbero altrimenti alterate da uno stato di agitazione e verrebbero, in questo caso, ingiustamente penalizzate.
Le ali, ad esempio, si richiedono, in tutte le tipologie, parallele; non si devono pertanto incrociare sulla coda; è una importante caratteristica da tenere presente nella scelta dei riproduttori.

Una carrellata sui soggetti della stessa razza serve anche a rendersi conto del livello generale e poter decidere così il metro di giudizio da attuare; ovviamente c’è un limite oltre il quale il giudice non può andare, ma è giusto che il criterio di giudizio vari a seconda della selezione raggiunta, diventando poi sempre più esigente man mano che il livello in generale migliora.
Tenere presente che ogni razza ha una mole da rispettare, non premiare quindi la grossezza se non richiesta.

Nella parte inferiore del tronco può essere presente un fanone, singolo o doppio, nella parte ventrale, o una chiglia in corrispondenza dell’addome. Queste devono essere richieste espressamente dallo Standard altrimenti sono da considerarsi difetto grave.
Nell’oca Italiana (o Romagnola) il fanone deve essere, se presente, non troppo sviluppato, ma solo leggermente discendente.
Nella Padana (o Pezzata Veneta) il fanone è richiesto semplice, anche se più sviluppato che nell’ Italiana. Non è comunque richiesto troppo sviluppato nei soggetti giovani.
Nella Padovana invece, oca più pesante e carnosa, il fanone è richiesto doppio e ben sviluppato. Essere comunque tolleranti nei soggetti giovani.
Giudicare con attenzione questa parte e dare buoni consigli all’allevatore sul cartellino, ma non essere intransigenti. Nelle oche che ho visto in questi ultimi tempi, di tutte le nostre razze, questa caratteristica non era ancora ben fissata, penalizzare quindi la presenza di due fanoni quando richiesto uno soltanto, ma essere tolleranti sulla misura. Di fronte ad un soggetto di buona forma e colorazione ben mi guarderei dal penalizzarlo per un fanone troppo sviluppato.
La chiglia non è richiesta in nessuna della nostre razze, mentre, ad esempio, è richiesta nell’oca di Tolosa.
Tenere presente che nelle femmine di più anni la parte ventrale è sempre più bassa.
Non considererei difetto grave la presenza del ciuffetto sulla testa nell’oca Italiana ( o Romagnola); di fronte ad un soggetto di buona forma e colore non esiterei a dare un “Molto Buono”.
La lunghezza del collo è importante, e qui è facile “farci l’occhio”. Le nostre oche non hanno un collo lungo come la Emden, ma neanche corto come l’oca Ceca; il collo è importante sia nella sua grossezza che lunghezza in quanto potrebbe alterare l’equilibrio richiesto.
Il colore dell’occhio in genere cambia a seconda della razza e della colorazione. Fortunatamente le nostre hanno, almeno per il momento, una sola colorazione per ogni razza mentre ad esempio, nella Padana (o Pezzata Veneta) va bene sia bruno scuro che blu, ma quando non si da questa alternativa è necessario penalizzare il difetto.
Le zampe, gamba e tarso, sono una caratteristica importante nell’oca, pertanto vanno ben valutate. Sono pascolatici, devono quindi poter camminare agevolmente, nonostante il peso. Di conseguenza saranno ben dritte ed avranno un buon appiombo, ben posizionate alla metà del tronco ed in linea con la parte esterna. I tarsi: la gamba in genere non è in vista, devono essere forti, ma non troppo lunghi, con una giusta ossatura, non troppo grossa, specialmente nelle razze leggere. Le dita lunghe ed affusolate sono unite da una membrana interdigitale ben distesa, da dito a dito, fino all’inizio dell’unghia.
La parte inferiore del piede deve essere pulita, senza croste, indice di una vita in ambienti inadatti, e dello stesso colore, solo un po’ più chiaro, della parte superiore.
Il petto al tatto deve essere sodo e carnoso, petti vuoti e troppo flaccidi vanno penalizzati.
In tutte le nostre razze non è richiesta la giogaia. Questa se presente svaluta pesantemente il soggetto in quanto è chiaro l’incrocio con altre razze estere.
Ripeto ancora che io, e tutti gli altri membri del Comitato Tecnico Scientifico (CTS), aspettiamo con piacere una vostra richiesta di aiuto o un aiuto da voi nel caso possiate darcelo.


Bibliografia
  • Ferruccio Frau-Sanna: Allevamento Dell’Oca – 1940
  • Teodoro Pascal: Anatre ed Oche da Prodotto – 1908
  • Rivista Avicola “Bassa Corte” – 1927
  • Prof. F. Faelli: Animali da Cortile – 1923
  • British Poultry Standards
  • American Standard of Perfection
  • Danmarks Fjerkraeavler Forening for Raceavl – 1989 (Standard Danese)
  • Svensk Fjaderfae Standard – 1993 (Standard Svedese)
  • Vzornick Plemen Drtuebeze – 1986 (Standard Rep. Ceca)

Ringrazio Alessio Zanon per il materiale che in passato mi ha inviato.

Sumatra

di Fabrizio Focardi

Non sono molti in Italia gli allevatori di questa razza: tra questi, due ragazze, ambedue molto dolci e femminili.
Non la vedo però come una razza particolarmente consona a tali temperamenti: un combattente non ispira mai la dolcezza. Forse, chissà, vedono nei galli fieri, arditi, forti, eleganti e regali il loro ideale di “Principe Azzurro”.
A loro dedico questa ricerca affinché possano così conoscere meglio i loro beniamini.
Il nostro standard è poco descrittivo e molto è lasciato all’esperienza dell’allevatore e del giudice; se però questa manca è facile incorrere in errori di selezione e di valutazione.
Cercherò pertanto di mettere più a fuoco quelle che sono le caratteristiche più importanti.

Disegno Sumatra

Il nome viene dal luogo d’origine: l’Isola di Sumatra; era voce comune che si trattasse di un’antica razza autoctona pura di combattente presente allo stato selvatico; non fu quindi importata – in effetti non si hanno cenni storici di una sua introduzione – bensì semplicemente scoperta. Alcuni portano a conferma di questa tesi i numerosi tentativi, mai riusciti, di ricostruzione della razza attraverso l’incrocio di razze diverse. Personalmente sono più propenso ad accettare la tesi scientifica, che fossero cioè soggetti “ritornati” allo stato selvatico.
Della sua origine si è anche occupato C.A. Finsterbusch e riporta dettagliatamente, nel suo interessantissimo libro “Cock Fighting All Over The World-1929”, quella che è stata la sua ricerca.
In definitiva comunque anche lui è riuscito a scoprire piuttosto poco sull’origine della Sumatra, come del resto poco si sa di tutti i polli combattenti dell’Arcipelago della Sonda, che allora erano conosciuti comunemente come “Black Game” (Combattenti Neri – Gallus Morio), che nell’insieme erano soggetti con caratteristiche diverse, non tanto morfologiche quanto di piumaggio: alcuni con barba, altri ciuffati, addirittura si parlava di piumaggio serico, ma tutti con una identica peculiarità, allora sconosciuta in altre razze: il nero predominante non solo nel piumaggio, ma anche nella pelle, nella carne e nelle ossa.
Non credo si possa pensare a caratteristiche simili alla Moroseta, perlomeno non della stessa intensità.

Erano polli piccoli con lunghe ali e lunga coda abbondantemente impiumata. Avevano pelle e faccia nera e grandi occhi vivi e neri.
La cresta era molto piccola, ben ferma e composta da tre file di piccole punte, come una vera cresta a pisello. Erano estremamente veloci ed aggressivi.
Finsterbusch ipotizzava che la Sumatra derivasse da questi “Black Game” e scartava la versione data dai nativi secondo i quali alla sua nascita, allo stato selvatico, avesse contribuito, per la sua forma particolare, un qualche fagiano.
Pubblica, sempre nel su libro, molte lettere ufficiali ricevute da diversi Dipartimenti statali che, interessati dalla sua ricerca, lo aiutarono.
Ne riporto una del direttore del Museo di Storia Naturale di Leiden:

«In risposta alla sua lettera del 6 Gennaio (1927 ndr) ho l’onore di comunicarle che il così chiamato Sumatra (Gallus Sumatrensis o Combattente Sumatra Nero) è una razza domestica che come si capisce dal suo nome si suppone abbia avuto origine dal “gallo selvatico di boscaglia Gallus Bankiva” nell’Isola di Sumatra.
Ho cercato di tornare più indietro possibile nella mia ricerca, ma questa razza non esiste allo stato selvatico nell’Isola di Sumatra.
È un tipico combattente. Lo stesso dell’Asil e Malese, ma differisce da ambedue per le sue gambe più corte e la lunga coda.
Il numero di speroni deve essere maggiore, come in altre razze, ma originariamente il gallo ne aveva uno solo.»

Tutte le altre lettere, più o meno, riportavano lo stesso risultato.

La Sumatra arrivò in America intorno al 1847 a da lì ha raggiunto l’Europa circa 35 anni dopo, non prima però di passare dall’India dove, volutamente o accidentalmente, contribuì alla nascita del più perfetto gallo combattente del mondo: l’Asil.
C’è una differenza di selezione fra i soggetti americani/inglesi e gli europei: i primi hanno un piumaggio più morbido, con più piumino, quindi più voluminoso; la coda è più larga e le falciformi, specialmente le principali, sono più lunghe. La tipologia che si alleva in Europa è la tipologia tedesca che seleziona, per me giustamente, un piumaggio più brillante, più duro e meno lungo, ereditato dalla sua origine di combattente.

Foto Sumatra Gallo

Sumatra Maschio. Mostra Nazionale Tedesca Dortmund 1997

È una razza affascinante per la sua forma ed il suo piumaggio, ma soprattutto per il suo nobile portamento.
Ama vivere in libertà e male si adatta ad ambienti angusti che farebbero, oltretutto, perdere la lucentezza, classica, al suo piumaggio. A dispetto del suo aspetto è oltremodo fiducioso con chi lo accudisce. Produce mediamente un centinaio di uova all’anno, non troppo grosse, di circa 50/55 grammi.

Una forma a fagiano, dunque, caratterizzata da un tronco cilindrico, asciutto e snello, con spalle larghe ed un pò prominenti e con un dorso mediamente lungo portato leggermente in discesa. La sella, moderatamente lunga, ha grande abbondanza di larghe lanceolate.

La coda è molto impiumata e portata orizzontale. È caratterizzata da piccole e grandi falciformi, larghe e lunghe, piegate solo nella seconda metà, tutte con una rachide forte e rigida, visto che una struttura normale non potrebbe sostenerla nel suo portamento orizzontale. Le timoniere risultano ben soprammesse, con la parte alta ben attaccata alla penna superiore.
Nella gallina è preferibile lunga e portata abbastanza stretta; le ultime due timoniere hanno una forma leggermente arcuata.
È errata l’idea che un bel Sumatra debba strascicare a terra il piumaggio della sella o della coda; spesso questo è sinonimo di una struttura debole delle penne o di piumaggio esageratamente lungo. Preferire code ben formate con piumaggio largo e ben sostenuto; in genere le lanceolate della sella non oltrepassano, verso il basso, la linea formata dalle piccole e grandi falciformi.
Anche l’America richiede le falciformi larghe, mentre l’Inghilterra invece le richiede strette.

Foto Sumatra Gallina

Sumatra Femmina. Mostra Nazionale Tedesca di Lipsia 1998

Il petto largo è portato leggermente alto, il ventre è tirato.
Le ali non troppo grandi stanno aderenti al corpo e ben in linea orizzontale.
Collo di media lunghezza portato dritto, con ricca mantellina, anche questa formata da un piumaggio molto largo.

La testa è piccola con fronte larga ed arcate sopraccigliari pronunciate e leggermente sporgenti. I punti della testa hanno una colorazione che va dal rosso molto scuro al nerastro; nella gallina sono richiesti più scuri. Sulla faccia è presente una fine peluria.
La cresta è a pisello, piccola, ferma e ben impiantata. Spesso si vedono creste troppo grosse e addirittura, nei galli, malferme; questo va fortemente penalizzato.
Bargigli molto corti, meglio se appena abbozzati e che lasciano vedere la gola nuda.
Orecchioni molto piccoli e sottili.
Occhi rosso bruno scuro, il più scuro possibile, ma non neri.
Becco corto, forte e nero.

Gambe e tarsi di media lunghezza, robusti e ben in appiombo. Le gambe, sia nel gallo che nella gallina, ben separate dal corpo.
I tarsi con scaglie fini hanno un colore verde oliva fino a verde nerastro. Molto importante però che la suola sia gialla; un colore diverso svaluterebbe molto il soggetto.
Caratteristica importante i due speroni, a volte anche tre, posizionati uno sopra l’altro, che nella crescita assumono una forma a semicerchio.
La presenza di sperone nella gallina è ammessa, anzi io direi preferita.

Attenzione alla mole del gallo.
I pesi: kg. 2,0/2.5 nel gallo e kg. 1,8/2,3 della gallina vanno rispettati altrimenti si perderà la struttura necessaria a garantire quelle caratteristiche classiche di aspetto e posizione.

Difetti gravi sono: tronco troppo corto, troppo stretto o eccessivamente lungo; coda strascicata; penne troppo morbide; piumaggio debole; faccia rosso chiaro; tarsi chiari; suola rosa o bianca.

Piumaggio Lungo e largo; sul tronco ben tirato ed aderente.


Colorazioni

Nera
Nei due sessi tutto il pumaggio nero intenso con lucenti riflessi verde smeraldo.

Rosso/Nera
Colore di fondo nei due sessi nero intenso con lucenti riflessi smeraldo.
Nel gallo presenza di rosso, anche solo sporadica, nella mantellina e nelle lanceolate della sella.
Più o meno macchiate di rosso anche le copritrici delle ali ed il dorso.
Nella gallina testa e mantellina inframezzate di rosso; leggere tracce rossastre nel petto sono ammesse.
Nei due sessi la qualità del disegno non ha molta importanza.

In ambedue le colorazioni il difetto più grave è l’assenza dei riflessi smeraldo.

Selvatica Gallo:
Testa bruno/nerastra; mantellina e sella rosso bruno con fiamme nere; spalle e dorso bruno/rosso scuro; remiganti primarie nere; remiganti secondarie nere con parte esterna bruna, che forma il triangolo dell’ala. Grandi copritrici delle ali e coda nere a riflessi verdi
Petto, gambe e ventre nere.
Gallina:
Testa quasi nera. Mantellina nerastra con stretta orlatura rosso/bruna. Mantello bruno con rachide più chiara e margine della penna nero, presenza di densa pepatura nera a riflessi verdi.
Petto bruno fino a bruno/castano.
Ventre e gambe grigio/nero. Timoniere nere.
Difetti Gravi:
Colorazione molto discosta da quanto richiesto; assenza del triangolo dell’ala bruno nel gallo.

In tutte le colorazioni la presenza di sfumature bronzee e violacee è difetto grave.
Una buona alimentazione a base di verdura, frutta e semi oleosi, come il girasole, aiuterà ad accentuare la lucentezza del piumaggio.

Esiste anche la Sumatra Nana, oggi riconosciuta in Europa nelle stesse tre colorazioni.
Il nostro standard dà, come peso minimo, g. 700 per il gallo e g. 600 per la gallina; il massimo aumenta, nei due sessi, di g. 200 dando poi, per la squalifica g. 100 sotto il minimo. A mio parere è troppo complicato, per questo preferisco il tedesco, più realistico: g. 850 per il gallo e g. 750 per la gallina.
Valgono più o meno le stesse caratteristiche della razza grande, e se ne capiterà l’occasione ne parlerò più approfonditamente.
La presenza del doppio sperone, qui un po’ più rara, è da considerarsi un pregio.


Bibliografia
  • C.A. Finsterbusch, “Cock Fighting All Over The World”, 1929
  • Herbert Atkinson, “Cock-Fighting and Game Fowl”, 1938
  • Wilfried Detering, “Kaempfer und Zwerg-Kaempfer der Welt”, 2004
  • Deutscher Rassegefluiegel-Standard
  • American Standard of Perfection, 1989
  • British Poultry Standard, 1988
  • Der Kleintier-Zuechter Gefluegel Zeitung

Norme relative alla presentazione alle mostre del Combattente Shamo

COMITATO TECNICO SCIENTIFICO

Il CTS, come già anticipato nel notiziario n. 17, ha deciso di modificare per questa razza il tipo di premiazione.
Già da diversi anni esiste la separazione in due categorie e l’obbligo del peso dei soggetti, riassumiamo per gli allevatori, gli espositori e i Comitati Organizzatori delle mostre avicole le norme che regolamentano l’ingabbio e la premiazione di questa razza.
Al momento dell’ingabbio tutti i Combattenti Shamo andranno pesati alla presenza dell’espositore e classificati in base al peso in:
– O-SHAMO
– CHU-SHAMO

Il peso dell’animale e la categoria di appartenenza dovranno essere segnati sul ‘Cartellino Giudizio’ che sarà poi consegnato al giudice federale.
Le due categorie andranno ingabbiate separatamente.
I soggetti esposti nelle due categorie concorreranno in classifiche e premiazioni separate.
In questa razza non sarà più possibile proclamare i ‘CAMPIONI DI COLORAZIONE’. Esisteranno solo i ‘CAMPIONI DI RAZZA’ (classe A e classe B).
Resta a discrezione dei Comitati Organizzatori ampliare eventualmente le premiazioni (anche in base al numero di soggetti esposti): ad esempio stilando una classifica di 1°, 2° e 3°, oppure proclamando un CdR maschi e un CdR femmine.

Tali norme entreranno in vigore già dalla prossima stagione mostre 2006/2007.

Standard Oche Italiane

COMITATO TECNICO SCIENTIFICO

oche

Come anticipato da Focardi nel notiziario n. 17 é giunto il momento di mettere un po’ di ordine nelle razze di OCHE di origine italiana. Fabrizio, dopo opportune e approfondite ricerche, proponeva delle modifiche e delle precisazioni che sono state prese in considerazione dal CTS e sono state esposte e discusse con giudici, allievi giudici ed allevatori, nel corso della giornata di studio del 21 maggio a S. Felice sul Panaro (MO).
Il CTS ha deciso che dalla prossima stagione mostre le razze di oche italiane riconosciute sono 3 e più precisamente:

Standard Oca Padovana

ocheI – GENERALITÀ
Origine
Italia.
Era numerosa nelle campagne del padovano fino a metà XX secolo.
Uovo
Peso minimo g. 140
Colore del guscio: bianco.
Anello
Maschio e femmina: mm. 27II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI SELEZIONE
Mantenere un buon peso e la presenza di un doppio fanone ben sviluppato.
Selezionare soggetti dalla buona deposizione.
III – STANDARD – Aspetto generale e caratteristiche della razza
1 – FORMA
Tronco: contorni arrotondati; forma armoniosa e regolare. Portamento leggermente in discesa, più accentuato nel maschio.
Testa: di media grandezza, ben proporzionata.
Becco: forte, alto all’attaccatura. Colore giallo/arancio, unghiata rosata.
Occhi: bruni con caruncole oculari rosso/arancio.
Faccia: guance abbastanza sviluppate.
Collo: cilindrico, piuttosto lungo; un po’ più corto ed affusolato nella femmina.
Spalle: larghe.
Dorso: largo e non troppo arrotondato.
Ali: ben serrate al corpo e parallele fra loro, abbastanza lunghe ma senza oltrepassare la coda.
Coda: abbastanza corta che continua la linea del dorso formando all’attaccatura un leggerissimo angolo.
Petto: largo, pieno e profondo
Zampe: gambe di media grandezza, nascoste dal piumaggio dei fianchi. Tarsi non troppo lunghi e ben posizionati; colore da giallo/arancio a rosei.
Ventre: largo, abbondante, con doppio fanone molto sviluppato.
Pelle: biancastra.
2 – PESI
Maschio: Kg. 7,0 – 8,0
Femmina Kg. 6,0 – 7,0
Difetti gravi Soggetti troppo esili e posizione troppo rilevata; becco troppo lungo o basso all’attaccatura; ali che si incrociano; ali rovesciate; presenza di giogaia; fanone singolo o fanoni poco sviluppati.
3 – PIUMAGGIO
Conformazione: Abbondante e ben serrato al corpo, più leggero nella parte inferiore.
IV – COLORAZIONI

GRIGIA

Maschio e Femmina
Piumaggio in generale: grigio scuro brunastro con all’estremità delle penne una fine orlatura bianca. Parte anteriore del collo più chiara.
Ventre: da grigio chiaro a bianco.
Coda: grigia con margine bianco.
Piumino: grigio biancastro.
Difetti gravi: bianco nelle remiganti, disegno molto impreciso.

 

Standard Oca Pezzata Veneta

ocheI – GENERALITÀ
Origine
Italia.
Vecchia razza originaria della pianura lombardo-veneta, selezionata da ceppi di oche di campagna.
Uovo
Peso minimo g. 120
Colore del guscio: bianco.
Anello
Maschio e femmina: mm. 27II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI SELEZIONE
Oca grossa, massiccia, con corpo arrotondato, petto pieno, largo e profondo, con portamento orizzontale e basso. È molto fertile, precoce e produce carne di ottima qualità. Mantenere le caratteristiche tipiche della razza.
III – STANDARD – Aspetto generale e caratteristiche della razza
1 – FORMA
Tronco: largo e massiccio, portato orizzontale.
Testa: forte, mediamente lunga con nuca piuttosto angolata.
Becco: di media lunghezza, forte, leggermente concavo, da rosa ad arancio, unghiata più chiara.
Occhi: grandi, bruni o blu con caruncole oculari rosse.
Faccia: guance poco pronunciate.
Collo: di media lunghezza, dritto, grosso.
Spalle: larghe.
Dorso: lungo, largo, leggermente convesso.
Ali: di media lunghezza, ben aderenti, parallele, che non oltrepassano la coda.
Coda: larga portata orizzontale.
Petto: molto pieno, largo prominente, leggermente alto e ben arrotondato.
Zampe: gambe forti, robuste, ricoperte dal piumaggio dei fianchi; tarsi forti e corti, di colore rosso/arancio intenso.
Ventre: voluminoso, pieno e largo, basso, con fanone semplice, poco sviluppato nei soggetti giovani.
Pelle: biancastra.
2 – PESI
Maschio: Kg. 6,0 – 7,0
Femmina Kg. 5,0 – 6,0
Difetti gravi Corpo debole, stretto e corto; presenza di giogaia; ali che si incrociano; ali rovesciate; doppio fanone o fanone semplice troppo sviluppato nei soggetti giovani; assenza di fanone.
3 – PIUMAGGIO
Conformazione: Ben aderente ma non eccessivamente sviluppato e folto.
IV – COLORAZIONI

PEZZATA

Maschio e Femmina
Piumaggio in generale: bianco candido.
Testa: grigia con riflessi opachi.
Collo: da un quarto fino a metà grigio. Sottogola con tracce bianche non è da considerarsi difetto.
Spalle, parte bassa del dorso, gambe e timoniere: grigio brunastro orlato di bianco. Sulle spalle e sul dorso il disegno prende la forma di un cuore, pertanto, per ben mantenerla, non si deve allargare troppo sulle ali.
Piumino: Bianco.
Difetti gravi: macchie grigie nelle parti bianche; disegno non netto nel collo e nelle spalle; forte inframezzatura di bianco nella testa e nella parte alta del collo.

 

Standard Oca Romagnola

ocheI – GENERALITA’
Origine
Italia.
Romagna e regioni limitrofe.
Uovo
Peso minimo g. 150
Colore del guscio: bianco.
Anello
Maschio e femmina: mm. 24

II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI SELEZIONE
Oca campagnola, precoce, pascolatrice, forte, molto fertile, con elevata capacità depositava. Il portamento del corpo del maschio è leggermente inclinato verso la coda mentre nella femmina è più orizzontale. Mantenere la tipologia e la rusticità.

III – STANDARD – Aspetto generale e caratteristiche della razza
1 – FORMA
Tronco: largo, profondo, leggermente inclinato verso dietro.
Testa: larga, arrotondata, ben proporzionata.
Becco: di media lunghezza, con la linea superiore quasi dritta, all’attaccatura più alto che largo e che continua la linea della testa. Colore da rosato ad arancio/rossastro con unghiata rosa/biancastra.
Occhi: posizionati alti, rotondi, di colore grigio chiaro con caruncola oculare rosso/arancio.
Faccia: guance poco sviluppate.
Collo: forte e lungo, regolarmente cilindrico, più robusto verso l’attaccatura al tronco, portamento elegante.
Spalle: larghe.
Dorso: dritto, pieno e largo, nel maschio leggermente inclinato verso la coda.
Ali: grandi e lunghe, portate alte, parallele e ben aderenti al corpo.
Coda: segue la linea del dorso, corta ma non troppo, con estremità arrotondata.
Petto: profondo, largo, ben arrotondato, piuttosto basso, senza chiglia.
Zampe: gambe muscolose, ben sviluppate, posizionate larghe e ben in appiombo, ricoperte dal piumaggio dei fianchi; tarsi moderatamente corti, di ossatura piuttosto fine, colore da arancio ad arancio/rosato.
Ventre: pieno e largo, senza fanone. Ammesso accenno di fanone unico, accettabile un po’ più pronunciato nei soggetti di più anni.
Pelle: biancastra.
2 – PESI
Maschio: Kg. 5,5 – 6,5
Femmina Kg. 4,5 – 5,3
Difetti gravi Peso eccessivo, soggetti troppo grassi; presenza di giogaia o chiglia pronunciata; ali che si incrociano; ali rovesciate; doppio fanone.
3 – PIUMAGGIO
Conformazione: Penne larghe, arrotondate, con abbondante piumino. Lucente , più rigido e serrato al corpo nella parte superiore e più fitto ed abbondante nella parte inferiore.
IV – COLORAZIONI

BIANCA

Maschio e Femmina
Piumaggio in generale: bianco puro.
Piumino: Bianco.
Difetti gravi: qualsiasi macchia di colore; riflessi giallastri; piumino grigio.

Dorking

di Focardi  Fabrizio
Tutto ciò che in questa monografia differisce dallo Standard ufficiale sarà valutato dal Comitato Tecnico Scientifico. Eventuali modifiche, integrazioni o precisazioni saranno ufficialmente comunicate attraverso il Notiziario federale in seguito a ratificazione.

Ma davvero la Dorking è una razza italiana? Non scherziamo!
In effetti ci sono state in giro voci su un’antica razza italiana di pollo a cinque dita, recuperabile, con tanto di foto – della Dorking, purtroppo – a conferma della sua attuale esistenza. Lasciamo perdere queste voci e parliamone seriamente.

Dorking

In effetti Varrone, Columella, Plinio, ed altri più recentemente, hanno parlato di polli a cinque dita che erano presenti in Italia, esaltandone le qualità – ottima carne, brava produttrice di uova e buona madre -, ma non si può assolutamente dare per certo che quei polli abbiano originato la Dorking, a meno di lavorare di fantasia, e, anche se l’avessero originata, i meriti resterebbero comunque agli inglesi per la sapiente selezione.
La Dorking, o Darking, com’era anche chiamata, è una razza molto antica, ma la sua origine lascia comunque molti dubbi.
Per cercare di fare chiarezza in maniera attendibile su tale origine, ho cercato in tutti i miei libri (e posso garantirvi che ne ho tanti, dagli inizi dell’Ottocento fino ad oggi) e le opinioni sono diverse; alcune, sono così contrastanti, – chi la fa derivare dai polli a cinque dita portati dall’Italia dalle truppe romane e chi, viceversa, fa derivare i polli italiani da quelli della Britannia – che sono arrivato alla conclusione (pur essendomi fatto una mia opinione, valida comunque non più delle altre) che, per la realtà, è bene partire da tempi più recenti, quando, in Inghilterra, i polli a cinque dita c’erano già e magari ipotizzare che solo la costanza degli inglesi abbia creato quella che si ritiene tutt’oggi la razza più completa, sia per la tavola che per la produzione di uova.

Ma per darvi un quadro completo ritengo sia importante, ed interessante, che conosciate anche voi alcuni pareri di personaggi insigni; potrete così anche voi dire la vostra.

La Perre De Roo, nella sua “Monographie des Races de Poules” del 1882, mette in dubbio le due ipotesi e propone l’origine da una razza a cinque dita della Normandia (la Houdan?, ndr):

«…non è a mio avviso una ragione sufficiente per concludere che i conquistatori Romani abbiano trasportato dei polli di questa razza in Inghilterra, là i polli esistevano già in abbondanza, oltretutto la religione proibiva l’uso della carne come alimento. In effetti Giulio Cesare riporta nei suoi “Commenti”, che gli abitanti della Gran-Bretagna possedevano molto bestiame e che, fra gli animali che essi avevano ridotto alla domesticità, v’erano dei polli che essi allevavano solo per piacere, inteso che il druidismo gli proibiva di mangiarne la carne.
Il borgo di Dorking da dove questi polli prendono il loro nome, fu, del resto, così poco importante e così poco conosciuto, fino alla fine del sedicesimo secolo, che Camdon non l’ha menzionato nella sua opera; M. John Baley, ha scritto un libretto sulla razza Dorking, dove dice che questa razza da non più di un secolo fa fu introdotta nella contea del Surrey, dove Dorking è situata. Altri autori inglesi gli attribuiscono una origine normanna che fanno risalire all’epoca della conquista dell’Inghilterra da parte di Guillaume di Normandia, nel 1066, senza avvalersi di alcuna prova danno la verità, niente è certo su questo punto; ma ciò che è incontestabile, è che a Roma come in Normandia, esistono, da più di un secolo, una razza di polli a cinque dita; tanto che il risultato della ricerca fatta da M. Bailey che questa razza non è stata introdotta in Inghilterra che da un secolo. Queste informazioni ci conducono alla conclusione che un’origine normanna è l’ipotesi che più si avvicina alla verità e che il superbo gallo Dorking è, secondo tutta la probabilità, il gallo di Saint Omer (pollo a cinque dita che esisteva da sempre nella Picardie, regione al nord della Francia sulla Manica, oggi si tenta la sua ricostruzione ripartendo proprio dalla Dorking, ndr.) che gli inglesi , con l’applicazione dei principi generali della selezione, hanno migliorato e perfezionato come tutte le loro razze di animali domestici.»

Anche Van Der Snickt – valente zoologo belga che collaborò molto col nostro Prof. Ghigi – aveva la sua opinione patriottica, ed Emile Carpiaux la riporta nel suo “Traité Complet D’Avicolture”, cioè che il pollo a cinque dita fosse stato importato in Inghilterra dai tessitori d’Ypres e di Courtrai – due cittadine belghe delle Fiandre Occidentali vicine al confine con la Francia, per niente lontano dalle coste inglesi – emigrati all’epoca delle guerre di religione.

Non tralascio mai Summa Gallicana, il pregevole lavoro del dott. Elio Corti consultabile sul web, e devo dire che, vista l’ampia documentazione riportata, concordo in pieno con le sue conclusioni che qui, per dovere di riconoscenza, volentieri riporto:

«Se Edward Brown (valente allevatore e scrittore inglese, “Poultry Breeding and Production” Londra 1929, ndr) avesse tenuto conto anche di Varrone (imperdonabilmente omesso anche da Aldrovandi, come pure dell’anno in cui Varrone per primo scrisse di polli a 5 dita (37 aC.), e che tale data era posteriore di almeno 16-17 anni a quella della seconda spedizione di Cesare in Britannia, egli avrebbe potuto concludere – anche su base puramente cronologica – che i polli pentadattili, non citati da Aristotele e assenti nell’area del Mediterraneo del IV secolo aC., con ogni probabilità erano stati portati a Roma dalla Britannia appena dopo le spedizioni di Cesare, e non il contrario, come comunemente si crede e si accetta.
A partire da quel momento, quei polli pentadattili – romanizzati e di origine celtica – sopravvissero tali e quali in Italia per qualche tempo, forse anche per secoli, ma non disponiamo di alcuna documentazione sulla presenza nella nostra penisola di questa mutazione nei secoli successivi a Plinio e Columella. Infatti Palladio (IV sec. dC.), l’ultimo scrittore romano di agricoltura e pollicoltura (Opus Agriculturae), non ha fornito alcun dato anatomico relativo al pollo. Abbiamo invece la testimonianza che nel mondo greco del III secolo dC. i polli pentadattili erano ritenuti di ottima qualità. Lo afferma il geoponico greco Nicolao Fiorentino, che forse era della Bitinia romana. Possiamo evincere che forse nello stesso periodo essi erano ancora presenti anche nel mondo romano.
Forse la mutazione importata dalla Britannia – oppure dalla Belgica – sopravvisse in Italia allo stato puro, cioè omozigote. Ma è forse più verosimile che la razza pentadattila di importazione venisse presto incrociata con polli indigeni a quattro dita, per cui in Italia la mutazione “cinque dita” scomparve quasi completamente, in quanto si era fatta ibrida, eterozigote.
Che questa mutazione fosse praticamente sconosciuta nell’Italia del XVI secolo è erroneamente testimoniato da Aldrovandi. Ma esiste un motivo per cui in Italia il fenotipo giunse in un certo qual modo a occultarsi nonostante magari il gene responsabile fosse ancora presente nel patrimonio genetico degli ibridi: a parte che la polidattilia dovuta al gene “Po” è un tratto complesso, influenzato da geni modificatori e soppressori, il modo di trattenersi di questo tratto è quello di un gene autosomico incompletamente dominante. Un’ulteriore complicazione dovuta alla sua ereditarietà è il fatto che alcuni ceppi polidattili, come pure alcuni ceppi non polidattili, sono portatori di geni soppressori che possono inibire completamente l’espressione della polidattilia in soggetti genotipicamente polidattili. Dopo un’accurata analisi del capitolo riguardante i geni che potrebbero causare una polidattilia, incluso il gene “Pod” della polidattilia duplicata e il gene “po-2” della polidattilia recessiva, come pure il gene “psp” (polidattilia, sindattilia, ptilopodia), Michael Romanov è giunto a una conclusione: dal momento che in tutte le razze note di polli pentadattili la mutazione più probabile in causa è la classica mutazione incompletamente dominante “Po”, che anche nelle razze pentadattile antiche e contemporanee il gene più probabilmente e più frequentemente in causa è stato ed è il gene “Po”, ad eccezione ovviamente dei polli scotomizzati da Aldrovandi nei quali è chiaramente in causa il gene “Pod”.
All’opposto di quanto si è verificato in Italia, da secoli o da millenni sia la Dorking che la Houdan sono ancora due razze pentadattile pure, e la loro situazione di purezza genetica ha permesso – e sta ancora permettendo – l’espressione della polidattilia, che forse giunse ai Celti dalla Cina attraverso le steppe russe o attraverso la Via della Seta – come suggerito da West e Zhou e come testimoniato da Pallas -, e non dal bacino del Mediterraneo o da Mohenjo-Daro.»

Piede Kent

Ripartiamo quindi da tempi più recenti quando cioè la razza a cinque dita era già presente in Inghilterra.
Mettiamo prima a fuoco la zona di origine: l’Inghilterra è divisa in Regioni che a loro volta sono suddivise in Contee.
La Regione che a noi interessa è la “South East”, che si estende a sud di Londra fino al Canale della Manica ed al Mare del Nord e comprende nove Contee fra le quali East Sussex, West Sussex, Kent e Surrey.
Permettetemi due parole su questa meravigliosa parte dell’Inghilterra: basta pensare che il Kent è chiamato il giardino d’Inghilterra; qui boschi secolari si alternano a pianure e leggere colline, ogni tanto un torrente o un’alta siepe interrompono il panorama, lo sguardo non fa sforzi, tutto è sempre vicino. Vecchi borghi con le loro antiche case ancora con il tipico tetto di paglia, con piccolissimi giardinetti e vecchi rosai dai colori pastello e una miriade di altri fiori che sembrano venuti su da soli, spesso invece sono delle autentiche rarità. Basta, un giorno dovrò tornare in Inghilterra, ma consiglio anche a voi un viaggio nella zona d’origine della Dorking.

testa galloQui, nella prima metà del XIX secolo, esistevano tre razze, o pseudo razze, di polli, ed erano chiamate con i rispettivi nomi delle Contee: Kent, Sussex e Surrey; tutte avevano caratteristiche simili.

Col passare del tempo, su alcuni soggetti, per le preferenze degli allevatori, vennero fissate caratteristiche morfologiche e di colorazione diverse; pertanto i soggetti che mantennero le caratteristiche originali furono poi chiamati Old Kent (Vecchia Kent, trad.), Old Sussex (Vecchia Sussex) e Old Surrey o Dorking, tutte con cinque dita ben sviluppate.

Vecchia Kent Vecchia Sussex Dorking

Dorking

Della Dorking si allevava anche una varietà completamente bianca, più leggera, con cresta a rosa, unica con questa caratteristica; a questo proposito Miss E. Watts nel suo “Poultry Yard” così riporta:

«La Dorking bianca con cresta a rosa è la Dorking dei vecchi allevatori. B.P. Brent dice: “la vecchia Dorking, la pura Dorking, la sola Dorking, è la Dorking bianca”.»

Dorking bianca

Nelle nuove selezioni cominciarono ad apparire soggetti con quattro dita e tarsi di colore diverso dalla colorazione classica color carne; molti erano dell’opinione che ciò fosse dovuto ad incroci effettuati con i Combattenti Inglesi Antichi; questi soggetti erano anche chiamati “Coloured Dorking” (Dorking colorate, trad.) proprio per la loro colorazione particolare.
Tutte comunque mantenevano quelle caratteristiche di pollo a duplice attitudine: carne bianca e molto gustosa, tronco più largo dei polli normali, un corpo lungo e gambe piuttosto corte.

Se ne faceva una grande produzione che, convergendo dai mercati rionali al grande mercato di Dorking, prendeva poi la strada delle tavole londinesi.
Dorking, prima della costruzione della ferrovia, era una tappa importante per chi, da Londra, doveva raggiungere la Manica, ma diventò famosa proprio per il suo grande mercato, attivo anche oggi, di granaglie e di animali allevati nelle campagne del South East.

4 Dita Inglesi Dorking vincente

I disegni sono di Harrison Weir e sono tratti dal suo libro “The Poultry Book” del 1930.

Poco prima della meta del XIX° secolo cominciarono le prime mostre avicole ma, ci racconta Harrison Weir nel suo “The Poultry Book”, tutte le selezioni, per il solo fatto di avere cinque dita, venivano giudicate come Dorking, indipendentemente da come erano iscritte.

Dorking premiato Gallina Vecchia Kent

Gallina Vecchia sussexL’arrivo delle razze asiatiche, Brahma e Cocincina, fecero perdere molte caratteristiche preziose: i petti cominciarono ad essere meno carnosi, i tronchi più sfilati, l’ossatura più grossa e le gambe più lunghe; il Dorking Club, per salvaguardare la razza, decise lo Standard e lo pubblicò. Suscitò polemica il fatto che gli orecchioni, che fino ad allora erano accettati bicolore, furono invece richiesti rossi. La speranza di un ripensamento, mai arrivato, restò delusa, tutt’oggi sono richiesti rossi. Vi confesso che anch’io sono dell’opinione che sarebbero stati meglio bianchi.
Le selezioni divennero decisamente diverse: la Sussex perse il quinto dito e prese proprie caratteristiche morfologiche, mentre la Kent e la Surrey si uniformarono con la Dorking.

Oggi sul libro standard inglese l’origine della Sussex è così riportata:

«Questa è una razza molto antica, nonostante ciò non è presente nella prima edizione del 1865, alla prima esposizione avicola del 1845 era ancora inclusa come Old Sussex o Kent, Surrey e Dorking. La colorazione più antica è quella Tricolore. Brahma, Cocincina e Dorking Grigio Argento furono usate per creare la Bianco Columbia.»

Gallina Vecchia sussex

Prima di parlare della Dorking attuale voglio proporvi una parte di quello che Teodoro Pascal ne scriveva nel suo libro “Le Razze Della Gallina Domestica” e chissà che forse, proprio per questo, a qualcuno di voi non venga la voglia di allevarla:

«Forse poche razze di galline possono paragonarsi alla Dorking, talmente sono accumulate in essa le prerogative di razza da utilità e da sport: distintissima produttrice di carne, discreta covatrice, affettuosa e premurosa madre, abbastanza buona fetatrice, bellissimo animale per l’imponenza delle sue forme e per le sue distinte livree. Ho detto “distintissima produttrice di carne”, e veramente non vi è razza di gallina che la uguagli in questo campo; la succolenza delle sue carni bianchissime è rinvenibile forse nelle sole razze classiche francesi e nella Coucou di Malines, ma molti adoratori della razza Dorking non ammettono nemmeno questo paragone, e mettono la loro razza favorita in cima a tutte le migliori razze da carne, e forse non hanno tutti i torti, tanto più che la splendida razza nazionale degli inglesi è molto più voluminosa, molto più provvista di carne e grasso di qualunque altra razza classica da carne del continente. “…” Conclusione: la razza Dorking è indubbiamente la regina fra le razze delle galline.»

Pascal dà anche lo standard e la cosa che più mi ha sorpreso sono stati i pesi: incredibili!; ecco cosa scrive a questo proposito:

Peso: Gallo kg. 5.6 e magari 7 nelle varietà colorate
Gallina kg. 4 a 5 nelle varietà colorate.
Gallo kg. 4,500 a 5 nella varietà bianca
Gallina kg 3 a 3.500 nella varietà bianca

Uova – Grosse, bianche e molto pesanti raggiungono, come massimo peso, i 90 grammi.

Nutro molta fiducia negli scritti di Pascal, ma credo che in questa occasione si sia fidato di notizie riportate, stento a credere che un gallo, anche se eccezionale, raggiunga i 7 kg.
La cosa interessante è che dà, per la colorazione bianca, un peso molto inferiore alle varietà colorate; questo conferma quanto ho trovato nel libro di Miss E. Watts.

Ma veniamo ora ai tempi nostri.

Al disegno del nostro Libro Standard farei solo alcune piccole modifiche: nel gallo correggerei la pendenza del dorso, che reputo eccessiva, e gli darei una forma più rettangolare, modificando un po’ la linea inferiore; la cresta preferirei avesse cinque soli denti, anche se sei, nella pratica, può andare bene. Nella gallina la coda e la cresta non mi piacciono: la coda mostra poche timoniere e perciò appare troppo stretta e la cresta la preferirei leggermente più grande e meglio disegnata.
La descrizione del nostro standard non è comunque molto da rivedere: qui di seguito lo riporto in corsivo con le mie considerazioni in diversa grafia

Standard Italiano – Dorking

DorkingI – GENERALITÀ
Origine
Inghilterra

Uovo
Peso minimo g. 55
Colore del guscio: bianco.
Anello
Gallo: mm. 22
Gallina: mm. 20

II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI SELEZIONE
Pollo di tipo campagnolo, grande, pesante, con corpo allungato, portamento basso e largo e con piumaggio abbondante e lungo.
Mantenere la tipologia e la buona produttività.

III – STANDARD – Aspetto generale e caratteristiche della razza
FORMA
Tronco: Lungo, profondo e, se visto di fianco, rettangolare.

Il tronco, massiccio, deve chiaramente mostrare una forma rettangolare; quindi le linee dovranno essere il più possibile dritte, non facile da ottenere nella parte inferiore del gallo; posizione quasi orizzontale nel gallo ed orizzontale nella gallina.
Nella femmina la forma rettangolare deve essere più evidente.

Testa: Grande.

Grande, ma non grossolana e sempre ben proporzionata.

Becco: Forte, leggermente ricurvo.

Non troppo lungo, becchi lunghi alterano la rotondità della testa.
Color carne.

Occhi: Grandi.

Noi richiediamo un colore rosso scuro, meglio arancio fino a rosso.

Cresta: Semplice, molto grande e dritta, quattro o cinque denti, con il lobo che segue la linea della nuca senza toccarla. Nella gallina è inclinata su un lato senza coprire l’occhio.

Lo standard del Paese di origine riconosce la cresta a rosa per le colorazioni Argento Selvatica, Sparviero e Bianca e quella semplice nelle colorazioni Argento Selvatica, Oro Selvatica, Collo Argento, mentre quello tedesco, riconosce le due tipologie per tutte le colorazioni. Per le solite ragioni sono dell’opinione che sarà opportuno adeguarsi a quello tedesco.
La cresta semplice la richiederei moderatamente grande, larga alla base, caratteristica necessaria per mantenerla ben eretta nel gallo.
La cresta a rosa deve presentare nella parte superiore una perlatura regolare senza punte sporgenti o avvallamenti, la parte anteriore larga e squadrata si restringe gradatamente fino a formare una spina dritta e preferibilmente conica; leggermente schiacciata ammessa.

Bargigli: Grandi, di tessitura fine, rossi.

Preferirei moderatamente sviluppati.

Faccia: Rossa, leggermente impiumata.
Orecchioni: Piccoli e rossi.

Non troppo grandi; preferibilmente l’orecchione non deve scendere oltre un terzo dell’attaccatura del bargiglio.

Collo: Corto, forte, con mantellina lunga e abbondante nel gallo, meno nella gallina.

Il collo è molto importante che sia corto, la mantellina abbondante lo fa sembrare molto largo alla base; una scarsa mantellina, anche con un collo di giusta misura, lo slancerebbe alterando la forma generale.

Spalle: Molto larghe.
Dorso: Lungo, largo, leggermente inclinato, con piumaggio della groppa lungo e abbondante.
Ali: Lunghe e portate ben aderenti al corpo.
Coda: Piena e larga, portata alta.

Le falciformi devono essere molto larghe, lunghe e ben arcuate, questo darà alla coda la giusta forma che è una importante caratteristica nella Dorking. È richiesta alta, ma, attenzione: una coda a scoiattolo sarebbe fatale nel giudizio.

Petto: Largo e pieno, profondo, prominente, particolarmente nella gallina.
Zampe: Gambe corte, coperte dal piumaggio; tarsi corti, forti, cinque dita nettamente separate, senza piume.
Le gambe devono essere ben sviluppate, carnose ed appena visibili.
I tarsi, di color carne, corti, moderatamente robusti e rotondi. Le tre dita anteriori lunghe, dritte e ben aperte; le due posteriori ben formate: il quarto dito il più possibile nella posizione naturale, il quinto inizierà vicino al quarto, avendo una falange in più di questo sarà più lungo, completamente ben staccato e posizionato all’insù.
Il quinto dito è ovviamente una caratteristica peculiare, la sua posizione e formazione deve essere quindi ben netta; troppo spesso incontro soggetti di razze a cinque dita con il quinto appena accennato o, anche se ben formato, mal posizionato, cioè per buona parte attaccato al quarto.
Pelle: Morbida e bianca.
Ventre: Pieno, largo ed arrotondato si allunga molto all’indietro.
Difetti Gravi: Mancanza del quinto dito; cresta del gallo fortemente inclinata; orecchioni bianchi; taglia scarsa.
Taglia Grande.
Struttura Ossea: Non troppo grossa.
2 – PESI
Gallo: Kg. 3,5 – 4,5
Gallina: Kg. 2,5 – 3,5
3 – PIUMAGGIO
Conformazione: Lungo e ricco, penne rigide, piumino scarso.

Il piumaggio sarà sì lungo e ricco, ma non sono d’accordo sul rigido, dovrà comunque essere ben aderente, questo è importante per dare la giusta forma rettangolare al tronco che difficilmente si avrà con un piumaggio soffice.

Come ho sopra già accennato non ci sono particolari modifiche da fare al nostro standard, forse solo qualche precisazione per rendere il lavoro dei giudici e dell’allevatore più facile.
Per quanto riguarda invece le colorazioni c’è un po’ di confusione ed alcune, quelle classiche, sono da rivedere. Quello che segue non è stato un lavoro semplice, quando si parla di colorazioni, specialmente quando si confrontano descrizioni diverse, le sfumature diventano tante e spesso tutte sono importanti, anche la traduzione non è sempre semplice, alcuni modi di dire sono difficilmente traducibili e rendere l’idea di una tonalità non è facile.
Non faccio una contrapposizione col nostro standard, si creerebbe solo confusione, preferisco dare, qui di seguito, le descrizioni che ritengo più appropriate e valutare quanto riportato sugli standard inglese e tedesco.

IV – COLORAZIONI

Tedesco ed inglese riconoscono le stesse colorazioni, solo la Collo Oro non è presente nello standard inglese. Ovviamente, piccole differenze, fra due Paesi cosi diversi, sono giustificate.

Tedesco Italiano Inglese
Silberhalsig Collo Argento Silver Grey
Goldhalsig Collo Oro non presente nel loro standard
Silber-Wildfarbig Argento Selvatica Dark
Gold-Wildfarbig Oro Selvatica Red
Weiss Bianca White
Gesperbert Sparviero Cuckoo

Le colorazioni che noi riconosciamo sono le seguenti:
– 020P – Argentata
– 095P – Bianca
– 280P – Grigio Argento
– 480P – Sparviero

A parte la Bianca e la Sparviero, nelle altre due è stata fatta confusione, sia nella denominazione che nella descrizione.
Ovviamente non parlo delle piccole differenze che, a causa della strutturazione del nostro standard, si incontrano normalmente in tutte le razze, di questo ne abbiamo già ampiamente parlato ed il lavoro attuale del CTS, con le nuove schede-standard, che riportano la descrizione delle colorazioni per ogni razza, ovvierà a questo inconveniente.
Nella Dorking è stata fatta confusione sia nella denominazione che nella descrizione.
La nostra Argentata non corrisponde a nessuna colorazione presente negli standard tedesco ed inglese.
Per Grigio Argento si è usato la denominazione inglese (Silver Grey) ma non è altro, a parte le solite leggere differenze, che la nostra Collo Argento; allora perché chiamarla Grigio Argento?

Pertanto ecco le colorazioni ex-novo che personalmente ritengo valide per la Dorking.
Metterei ben evidente all’inizio di questa parte una nota: “La colorazione ha meno importanza della forma e della posizione”


Argento Selvatica

Gallo
Testa: bianco argento.
Mantellina e lanceolate della sella: bianco argento con larga fiamma nero intenso che sfonda il bordo della penna tanto che la parte bassa della mantellina e la sella appaiono prevalentemente nere, leggere sfumature giallastre nelle parti bianche ammesse.
Piccole copritrici delle ali: bianco argento, mischiato a nero ammesso.
Grandi copritrici: nero intenso brillante con riflessi verdi.
Remiganti primarie: nere con stretta orlatura bianca nella parte esterna.
Remiganti secondarie: parte esterna bianca con punta e parte interna nera.
Coda: nera con forti riflessi verde brillante.
Piccole falciformi: orlate di bianco ammesse.
Petto, ventre e gambe nero intenso.
Gallina
Mantellina: nera fino alla punta delle penne con orlatura bianca laterale, leggere sfumature giallastre nel bianco sono ammesse.
Dorso, spalle, ali e sella: grigio con pepatura nera ed una macchia nera a forma di mezzaluna all’estremità della penna, sella anche completamente nera ma con rachide chiara.
Remiganti: grigio/nero.
Petto: rosso salmone, ogni penna con all’estremità una macchia nera a forma di mezzaluna, che però nel mezzo del petto è definita più debolmente che ai lati.
Petto, ventre e gambe grigio scuro.
Coda: nera, pepatura nelle copritrici ammessa.
Piumino: grigio.

Oro Selvatica

Gallo
Testa: rosso oro.
Mantellina e lanceolate della sella: rosso lucente con o senza fiamme nere che sfondano.
Dorso e spalle: rosso scuro.
Remiganti primarie: nere con margine bruno.
Remiganti secondarie: parte esterna bruno che forma il triangolo dell’ala e parte interna nera. Fasce dell’ala nero brillante.
Petto, ventre e gambe nere.
Coda: nera a riflessi verdi.
Piumino: grigio/bruno
Gallina
Mantellina: nera fino alla punta con orlatura dorata laterale.
Dorso, spalle, ali e sella: bruno con pepatura nera e con una macchia a mezzaluna all’estremità, sella anche fino a nero lucente, ma con rachide bruna.
Remiganti: bruno/nero.
Petto: salmone scuro/rosso, ogni penna con una macchia nera più o meno a forma di mezzaluna all’estremità, che però nel mezzo del petto è definita più debolmente che ai lati.
Petto, ventre e gambe grigio cenere brunastro. Pepatura nelle copritrici della coda ammessa.
Piumino: grigio/bruno

Nelle due colorazioni che precedono, Argento e Oro a disegno Selvatico, esistono delle discordanze fra lo standard tedesco e quello inglese.
Personalmente sarei propenso a preferire quello inglese per due importanti ragioni: la prima é che si sta parlando di una razza di origine incontestata, oltretutto pochissimo allevata in altri Paesi; la seconda è che, se è vero quello che dice B.P. Brent, e cioè

«che la vecchia, la pura, la sola Dorking è quella bianca»

è ancor più vero che le “Coloured Dorking”, le due colorazioni di cui stiamo parlando, sono derivate dall’incrocio con il “Combattente Inglese Antico”. Tutti noi sappiamo quanto le colorazioni di questa razza siano non conformi agli standard classici. Pertanto, alcune differenze, più o meno evidenti, sono più che giustificate. Oltretutto, anche nello standard tedesco, molto più portato ad uniformare, esistono delle anomalie non presenti in altre razze.

Voglio prima di tutto fare una precisazione su quanto ho scritto riguardo al piumaggio della mantellina, quando dico: “mantellina nera fino alla punta con lateralmente una orlatura dorata o argentata” in poche parole significa che la mantellina è bianco argento o dorata, con una fiamma talmente ben marcata da occupare buona parte della penna e fino all’estremità.

Lo standard inglese, nel gallo della “Selvatica Argento”, richiede, non “ammette”, sia chiaro, la mantellina e la sella con più o meno fiamme nere e nel dorso varie sfumature di bianco, nero e bianco, o grigio, mischiato a bordeaux o rosso (non bronzo però). Nei due sessi la mantellina può essere bianca o paglia pallido.
Il piumaggio in generale della gallina, cioè escluso petto mantellina e coda, lo richiede quasi nero (dovuto alla forte pepatura) o che si avvicina ad un ricco bruno scuro, ad eccezione della rachide che è bianco crema, ogni penna con i margini di un colore più tenue, eccetto che sulle copritrici delle ali, dove il centro della penna è grigio/bruno scuro con una spessa orlatura nera, senza colorazione rossastra.
Nella colorazione “Oro Selvatica” non richiede le fiamme nere nella mantellina e sella del gallo.

Non ho visto molte Dorking, quelle che ricordo le ho viste nelle mostre tedesche o su disegni e illustrazioni. Le mantelline delle vecchie stampe non sono mai bianco argento, ma tutte hanno una regolare tonalità giallastra.
Non è un disegno facile: nella gallina le macchie in cima alla penna possono assumere una tonalità grigia invece che nera, ma l’importante è che siano pulite, che non ci siano cioè tracce di altri colori. La forma più che una macchia è un’orlatura pesante.
Resta importante, nel gallo, che il petto non abbia tracce bianche. Di fronte ad una pepatura intensa, a tracce brunastre ed a orlature, purché non siano nelle copritrici delle ali, essere comunque tolleranti.

Capisco che tutto questo crei, a chi ha avuto la pazienza di leggermi, ancora più confusione, ma quanto riportato servirà al CTS per decidere la linea da seguire e a qualcuno di voi se si sentirà in vena di darci qualche consiglio; sarebbe veramente il benvenuto!


Collo Argento

Gallo
Testa: bianco argento.
Mantellina e lanceolate della sella: bianco argento, leggera fiamma nera ammessa.
Dorso e piccole copritrici delle ali: bianco argento. Fasce dell’ala nere con riflessi verdi, ammessi blu.
Remiganti primarie: nere con stretta orlatura bianca nella parte esterna.
Remiganti secondarie: parte esterna bianca (che forma il triangolo dell’ala) con punta nera, parte interna nera.
Petto, ventre e gambe nere, leggere tracce biancastre nei soggetti adulti ammesse.
Coda: nera, falciformi verde brillante, piccole falciformi orlate di bianco ammesse
Gallina
Testa: bianco argento.
Mantellina: bianco argento con tenue fiamma nera.
Dorso, sella ed ali: grigio argento chiaro senza ruggine o bruno, ogni penna con fine pepatura nera; stretta orlatura grigio argento chiaro e fiamma chiara ammesse.
Petto: rosso salmone.
Ventre e gambe grigio argento.
Coda: da grigio scuro a nero, spesso con leggera pepatura.

L’effetto visivo varia da grigio chiaro a grigio argento brillante. Una regolare pepatura più ricca è ammessa purché sia uniforme e non crei chiazze scure di colore.


Collo Oro

Gallo
Testa: oro/bruno.
Mantellina e lanceolate della sella: bruno/dorato, leggere fiamme nere ammesse.
Dorso e piccole copritrici delle ali: oro/bruno intenso.
Grandi copritrici: che formano le fasce dell’ala, nero con forti riflessi verdi.
Remiganti primarie: nere con stretto orlo bruno nella parte esterna.
Remiganti secondarie: parte esterna bruna, che forma il triangolo dell’ala, con punta nera, parte interna nera.
Petto, ventre e gambe nero, leggere tracce brune ammesse.
Coda: nera, falciformi con forti riflessi verdi, piccole falciformi con bordo esterno bruno ammesse.
Gallina
Testa: bruno/dorato.
Mantellina: bruno/dorato con leggere fiamme nere.
Dorso, sella e ali: bruno/dorato, ogni penna con pepatura nera; stretta orlatura bruna ammessa.
Petto: rosso salmone.
Ventre e gambe grigio cenere brunastro.
Coda: bruno scuro fino a nero, copritrici con leggera pepatura nera.

Bianca

Gallo e gallina
Piumaggio e piumino: bianco puro.
Nel gallo leggere sfumature color crema ammesse nella mantellina e nella sella.

Sparviero

Gallo e gallina
Descrizione In ogni penna si alternano barre, nere e grigio chiaro, leggermente arcuate. Nella gallina le barre nere sono più larghe,pertanto nell’insieme appare più scura.
I margini delle barre non sono netti, ma i due colori sfumano l’uno con l’altro.
Piumino solo leggermente disegnato.

In conclusione consiglio a giudici ed allevatori di essere tolleranti nella colorazione. Ad una Dorking con buone caratteristiche di peso, forma e posizione, e soprattutto ben presentata, non negherei un ottimo giudizio anche se in presenza di qualche pecca nella colorazione.

Chiedo scusa a tutti quelli che mi chiedono di essere meno tecnico nei miei articoli, vi assicuro che all’inizio l’idea è quella, ma, man mano che procedo, molte sono le cose che ritengo importante farvi conoscere e, a mio avviso, chiarezza e sinteticità non stanno bene insieme.


Bibliografia:
  • Dott. Elio Corti, Summa Gallicana – www.summagallicana.com
  • V. La Perre de Roo, Monographie des Races de Poles – Parigi 1882
  • Harrison Weir, The Poultry Book – New York 1913
  • Miss E. Watts, “The Poultry Yard” – Londra (n.d.)
  • Emile Carpiaux, Traité Complet D’Avicolture – Gembloux 1927
  • Teodoro Pascal, Le Razze Dela Gallina Domestica – Torino 19o5
  • British Poultry Standard
  • Deutscher Rassegefluegel-Standard

Civetta barbuta olandese

di Fabrizio Focardi

In un precedente Notiziario il CTS ha riconosciuto la “Civetta Barbuta Olandese Nana”.
Sia la grande che la nana si possono definire, senza ombra di dubbio, delle rarità: sia nella terra di origine che negli altri Paesi.
In Italia ha fatto una breve apparizione alla fine degli anni ’80. Ricordo che un allevatore importò, da diversi Paesi europei ed extraeuropei, uova da incubare di molte razze: fra queste ce n’erano alcune della Civetta Barbuta Olandese. La collezione fu esposta alla Nazionale di Forlì, credo nel 1988.
Erano comunque altri tempi: non esisteva ancora un Libro Standard e tanto meno un regolamento per il riconoscimento delle nuove razze. Tutto fu comunque giudicato e oggi mi chiedo: in base a quale Standard, a quali parametri od esperienza? Mi ricordo ad esempio, nella stessa occasione, che le Siciliane – allora molto più rare di oggi – furono presentate e ben giudicate: peccato però che fossero di uova provenienti dall’America e pertanto, fedeli al loro standard, con l’orecchione bianco e la colorazione a fiocchi.
Ma torniamo alle nostre Civette.

Civetta

Le notizie che ho trovato di questa razza non sono molte e personalmente l’ho vista solo sporadicamente in Olanda ed in Germania. A causa della sua rarità poco se ne parla, ma ho trovato sul “Kleintier-Zuechter Zeitung” un articolo di Kurt Fischer: tratta solo la razza grande e volentieri riporto qualche stralcio.

«È una razza molto antica, se ne ha una descrizione già nel XVI secolo.
Fino al XIX secolo era allevata come pollo di campagna per la sua precocità e ottima deposizione di grosse uova.
Le Civette Barbute appartengono senza dubbio al gruppo delle razze ciuffate, anche se hanno un piccolo ciuffetto quasi invisibile.
Sull’origine di questa razza europea non esistono notizie certe, così si deve ricorrere a supposizioni basate principalmente sulla genetica.
Nel XVI e XVII secolo ebbero origine nell’Europa Orientale diverse nuove razze di polli che furono create dagli allevatori con l’aiuto delle Polverara, Padovane e delle Brabante.
Le Brabante a quei tempi erano molto diffuse nei Paesi Bassi e per aumentarne la vitalità venivano spesso incrociate con la La Fleche: in quest’ultima è molto forte l’ereditarietà delle sue caratteristiche. Da queste Brabante si avevano animali che già si potevano chiamare Civette Barbute, nelle quali il ciuffo era molto ridotto. La Brabante e la Civetta Barbuta si potrebbero perciò definire sorelle dato che nella loro storia sono sempre state incrociate le une con le altre.
Ancora nel XX secolo, fino ai tempi nostri, le Brabante e le Civette Barbute erano molto spesso nello stesso gruppo riproduttore, come del resto mi ha confermato il famoso allevatore di questa razza Termaten di Apeldoorn (NL): quelle che uscivano col ciuffo potevano essere esposte come Brabante, quelle che avevano barba e cresta a cornetti come Civette Barbute.
A cavallo dei due secoli XIX/XX in Olanda fu tentato un nuovo accoppiamento con un pollo barbuto della Turingia detto “Pausbaeckechen” (oggi Barbuta della Turingia) con un gallo La Fleche. Gli animali ottenuti differivano dai discendenti delle Brabante per una posizione del corpo un po’ più eretta, struttura del corpo più grossolana e più piena, cornetti della cresta un po’ più grandi e barba un po’ più piccola; questi a loro volta furono di nuovo incrociati con la Brabante.
Il conoscitore si rende conto che le razze Barbuta di Turingia, Civetta Barbuta Olandese e Brabante hanno quasi tutte le colorazioni pressoché identiche, e questo fa presumere che i legami di queste tre razze fossero relativamente stretti.
Nella pratica dell’allevamento si nota che sia le Turingia che le Civette, ad esempio nelle colorazioni argento e oro picchiettato di nero, tendono analogamente a quel disegno nero delle teste che nel caso estremo si può già definire come testa di moro.
In tempi più recenti i migliori allevatori olandesi e tedeschi si sono accordati affinché le Civette Barbute siano allevate strettamente separate dalle Brabante in modo che le caratteristiche di differenziazione definite dallo standard possano essere ancora meglio elaborate, così che le differenze fra queste due razze diventino più chiaramente evidenti. Le civette Barbute non devono continuare ad essere il sottoprodotto delle Brabante, ma una razza indipendente con proprie caratteristiche. Oggi si vedono i successi di questo accordo: le Civette Barbute oggi sono eleganti e costruite come le Brabante, ma il corpo è portato un po’ più basso, sono un po’ più robuste e compatte mantenendo però una tipologia di pollo campagnolo. I cornetti sono un pò più grandi e la barba forse un po’ più piccola. Il dorso deve essere dritto, ma deve avere un passaggio armonioso con la linea della coda. Petto largo e arrotondato, il ventre limitatamente sviluppato: un ventre basso sarebbe un grave difetto.
Ma le caratteristiche di razza più evidenti le vediamo nella testa, che deve essere di media grandezza con un becco non grossolano che presenta la caratteristica dei polli ciuffati: narici più grandi e la sella nasale a forma di ferro di cavallo e dietro la cresta a cornetti piuttosto piccoli di ugual grandezza e posizionati paralleli verso l’alto. Dietro la cresta sono raggruppate delle corte piumette erette come ultimo resto della formazione di un ciuffo del tutto analogo alla Breda. »

Kurt Fischer ci dà un quadro abbastanza completo ed interessante dell’origine di questa razza; continua poi con le colorazioni, ma di queste parlerò più avanti.
Cercherò, con qualche consiglio, di esservi di aiuto nel giudizio e nella selezione.

La forma e la posizione (è importante tenere sempre presente che queste due caratteristiche prevaricano sulla colorazione) ricordano molto quelle della francese La Fleche, e, come in questa, va fatta molta attenzione al passaggio dorso/coda, che non deve mai essere molto brusco; nonostante la coda sia portata abbastanza dritta, la linea deve essere il più possibile arrotondata, mantenendo però sempre la giusta posizione: una coda a scoiattolo significherebbe la squalifica.
La testa, è vero, è molto caratteristica. Le principali difficoltà che si possono incontrare sono nella cresta e nella barba.
I cornetti devono avere forma conica e questo non si può dare sempre per scontato; sono molti i casi in cui sono schiacciati, ma devono essere paralleli fra loro e assolutamente di uguale altezza e grossezza (molto spesso, invece, si aprono verso l’esterno). Il giudice non sia però troppo esigente: cornetti leggermente schiacciati vanno evidenziati sul cartellino, ma non devono pesare eccessivamente sul giudizio.
Quando si parla di barba si deve essere sempre più precisi, come lo è del resto lo standard olandese. La barba è formata anche dai favoriti, che stanno ai lati della mandibola inferiore: questi possono essere più o meno sviluppati e folti e variare nella posizione. Si può quindi avere una barba trilobata o, come richiesto nella Civetta Barbuta Olandese, una barba unita. Questo significa che i favoriti e la barba devono essere sufficientemente sviluppati e folti da unirsi fra loro senza che si noti nessuno stacco ai lati della barba.
I bargigli dovrebbero essere assenti o, se presenti, appena accennati; in questo caso però devono essere nascosti dal piumaggio. In galli vecchi verranno tollerati, se appena visibili: ricordarsi che cresta e bargigli nei galli sono sinonimi di potenza sessuale e, a volte, in queste razze si hanno proprio problemi di scarsa vitalità.
Il ciuffetto, anche se ridotto ai minimi termini, deve essere sempre e comunque presente, senza però essere mai esagerato.
Passo ora alle colorazioni.

 Colorazioni

Allo standard della razza nana, concepito col nuovo sistema, c’è poco da aggiungere, anche perché è stato tradotto fedelmente da quello olandese.
Le colorazioni a fiocchi neri, argento ed oro, non mi risultano presenti nello standard tedesco della razza nana; mi auguro che l’Olanda abbia richiesto il loro riconoscimento in E.E., in previsione della presenza di tali soggetti ad una Europea.
Queste colorazioni sono simili a quelle del “Gabbiano Della Frisia Orientale”, sia per il gallo che per la gallina. Un buon disegno deve avere delle specifiche caratteristiche: i fiocchi non troppo grandi e ben separati fra loro in modo da lasciare abbastanza libero il colore di fondo, così che sul mantello il disegno risulti ben chiaro; a questo contribuirà anche il nero ben pulito e lo stacco netto.

La razza grande, anche se non è stata rivista, è già presente nel nostro Libro Standard, pertanto esistono, per le colorazioni, gli inconvenienti strutturali che già conosciamo.
Cercherò, qui di seguito, di compensare alle nostre mancanze.
Niente da dire sulla Bianca, Nera, Blu Orlata e Sparviero, che seguono lo standard classico che tutti conosciamo.
Va solo precisato che nei tarsi della Blu Orlata, che noi richiediamo color carne, sono ammesse eventuali macchie scure e che quelli della Bianca, che sono blu ardesia, possono anche essere color carne.

Passiamo alle pagliettate, che sono le colorazioni più comuni e meglio fissate.

Civetta

Civetta barbuta olandese
Camboscio pagliettata bianco
Foto: M.Galeazzi – Mostra Europea Lipsia 2006

Occorre tenere sempre presente che in questa razza non si deve pretendere la pagliettatura dell’Amburgo: qui può essere di forma oblunga ed è ammessa anche a mezzaluna.
Le perle comunque non devono essere troppo grandi e soprammettersi dando luogo così a zone nere; a parità di soggetti prevarrà quello con la pagliettatura più ben disegnata.
Importante che il disegno nero sia pulito – senza cioè altri colori inframezzati – brillante e con riflessi verdi.

Si potrebbe effettivamente pensare che le due colorazioni, Oro ed Argento pagliettate, siano identiche eccetto che per il colore di fondo, ma non è così.
La Oro ha, nei due sessi, la coda nera; solo le copritrici nella gallina e le piccole falciformi nel gallo sono bruno dorato con una goccia nera all’estremità.

Civetta

Civetta barbuta olandese nana
Oro pagliettata nero
Foto: M.Galeazzi – Mostra Europea Lipsia 2006

Una curiosità: lo standard tedesco ha questa differenza nell’Amburgo, ma, nella Civetta Barbuta, richiede lo stesso disegno e colore dell’Argento.
Un problema, questo, che andrà risolto in E.E., in quanto nel gallo è geneticamente molto difficile da ottenere, specialmente in maniera accettabile.

La Civetta Barbuta ha anche una colorazione molto particolare, la “Argento Pagliettata Grigio Perla”, che segue quanto detto per le altre pagliettate solo che in questo caso la perla non deve avere riflessi verdastri.
Nei galli, per la conformazione del piumaggio, il disegno potrà essere meno regolare: avremo quindi mantelline e selle più o meno disegnate; saranno comunque da penalizzare se il disegno è mancante del tutto.

Nella Camoscio il colore di fondo è giallo cuoio. In corrispondenza del dorso e delle copritrici delle ali del gallo il colore è più intenso; per il resto vale quanto detto per le altre, solo che la perla sarà bianca.
Essere dunque indulgenti nel disegno, meno nella pulizia del colore di fondo, bianco o oro che sia.

Nella razza grande l’Olanda riconosce, come per la nana, anche l’Argento e la Oro a Fiocchi Neri. Queste colorazioni sono già presenti nel nostro standard, ma non lo sono in quello tedesco, che ha invece la “Argento Barrato” e la “Oro Barrato”.
Questo ha fatto nascere in me molti dubbi, anche perché l’origine genetica delle colorazioni è la stessa: trattandosi della stessa razza, non saranno usate due diverse denominazioni per la stessa colorazione?
Ne è nato un lungo scambio di impressioni con Stefano Bergamo – ormai il mio interprete avicolo ufficiale con l’Olanda – e ad un certo punto ci siamo trovati impantanati in una serie di dubbi, maggiormente complicati dalla rarità di questa colorazione e da ambigui termini linguistici. Stefano infatti mi ha fatto notare che “pel” in olandese vale sia per “fiocchi” che per “barre” – stessa cosa si ha in francese con “crayonné” – , e questo ha fatto aumentare i nostri dubbi.
Stefano si è rivolto a Geri Glastra, valente giudice avicolo olandese – e carissimo amico – col quale esiste un’ottima collaborazione, che ha così risposto:

« Flockung è il disegno a fiocchi, ed è tipico delle razze europee nord-occidentali.
Su entrambi i vessilli di ogni penna si trovano macchie in numero di 3 o 4 (secondo i tedeschi 2 o 3) una dopo l’altra, di colore diverso da quello di fondo, ovali, staccate l’una dall’altra e staccate sia dal bordo della penna che dalla rachide. La penna termina con il colore di fondo.
Tale disegno a fiocchi si riscontra nel “Gabbiano della Frisia Orientale”, nel “Gabbiano di Groninga”, nel “Pollo della Frisia” e nell'”Assendelft”. Nelle prime due si tratta di fiocchi a blocchetti, nelle ultime due la forma è piuttosto quella di un chicco di grano.

Spostandosi verso il sud, il disegno comincia ad assumere connotazione di striscia, o come dicono i tedeschi, di Sprenkelung. In Olanda si chiama sempre a fiocchi, ma in realtà si tratta di un disegno finemente barrato (larghezza 1:1). A dire il vero, in Olanda non abbiamo la denominazione “barrato” per le nostre razze.
Barrato è la denominazione in uso nelle Fiandre per quel disegno marcatamente a strisce che si trova nella Brakel, che a sua volta in Olanda e Germania non si chiama barrato ma semplicemente argento oppure oro. »

Fiocchi

Particolare di una piuma

Fiocchi

Fiocchi gabbiano

« La Sprenkelung è, secondo lo standard tedesco, un disegno a barre trasversali nettamente definite e di colore diverso da quello di fondo che è bianco argento, bruno dorato o camoscio.
Una razza di transizione è l’Amburgo. Gli Amburgo con disegno a fiocchi provengono quasi certamente dall’Olanda, le rimanenti colorazioni invece no. Per tale motivo c’è anche un’evidente differenza di taglia tra gli esemplari a fiocchi e le rimanenti colorazioni. Il disegno in Olanda è sempre detto a fiocchi, con l’aggiunta di “fiocchi a barra”. »

Piume barrate

Barre Braekel Amburgo Pollo della Frisia

« A sua volta, un disegno con fiocchi a barra più marcati è quello del Pollo di Chaam, anch’esso con una scala di 1:1 ma molto più larghi.
Ed infine c’è la Braekel con le sue larghissime barre nere (3:1).
Non ci si può quindi affidare alla denominazione.
È importante tenere sempre bene in considerazione la descrizione del disegno.
Per la Civetta Barbuta, la descrizione dello standard olandese è a fiocchi come il Gabbiano di Groninga o eventualmente come il Pollo della Frisia ma certamente non come l’Amburgo richiesta dallo standard tedesco.
Non c’è quindi una differenza di concetti ma un chiaro disaccordo sui presupposti! »


ChaamPer i più curiosi, ho chiesto a Stefano notizie sul Pollo di Chaam:
si tratta di una razza da carne del sud dei Paesi Bassi; era diffusa soprattutto ai primi del ‘900 e recuperata una quindicina di anni fa.

E’ stata poi tolta dalle razze ufficiali perché rimasta assente per troppo tempo alle esposizioni ufficiali.


Queste colorazioni, a fiocchi e a barre, sono molto particolari e andrebbero prese in considerazione più approfonditamente: non è detto che un giorno non lo faccia. Non dimentichiamo che la nostra “Siciliana”, nella sua colorazione originale, era una “Oro a Fiocchi Neri” ed un’altra antica razza in via di recupero, la Romagnola, ha il disegno a barre.
Anche la genetica comunque non ha le idee chiare circa la differenza del disegno: si deve alla presenza di geni modificatori sconosciuti la trasformazione delle barre in fiocchi – che poi altro non sono che barre mal riuscite – ed è solo giostrando questi geni modificatori, con incroci appropriati, che si potrà ottenere la forma e la misura desiderata.

Si può avere gallo e gallina con la stessa barratura – vedi l’Amburgo e la Campine – o, sempre nell’Amburgo, la gallina barrata ed il gallo apparentemente senza barratura.
Il piumaggio giovanile, nei due sessi, presenta sempre una leggera barratura (lo ricordo da quando allevavo la “Gabbiano della Frisia Orientale Nana”); poi, con l’età, le femmine lo mantengono ed i maschi lo perdono.

Sono colorazioni difficoltose.
In alcune razze difficilmente si riesce ad ottenere un equilibrio di colore di fondo e disegno: quest’ultimo infatti è quasi sempre assente o appena accennato nel petto delle galline; forse la loro rarità sta proprio in questa difficoltà ad ottenere un disegno omogeneo.

Alla luce dei fatti credo opportuno che sul nostro Libro Standard debbano essere presenti ambedue le correnti: tedesca ed olandese. Sarà quindi necessario aggiungere anche le colorazioni “Argento Barrato” ed “Oro Barrato”.
Ecco gli standard:

Oro barrato nero

Gallo: bruno dorato su tutto il corpo; timoniere nere; falciformi nere con stretto orlo bruno dorato. Pomo dell’ala e fasce, piumaggio delle gambe e dell’addome con leggera barratura nera a riflessi verdi; piumino grigio cenere; l’estremità delle remiganti secondarie, nella parte nascosta dal piumaggio della sella, può avere un disegno a fiocchi ed il piumaggio della parte alta del dorso, nascosto dalla mantellina, una barratura.
Gallina: bruno dorato su tutto il corpo. Ogni penna, salvo che sulla mantellina, con una stretta barratura ondulata nera a riflessi verdi, se possibile nella proporzione 1:1, un po’ più larghe nella coda; la barratura deve protrarsi di penna in penna e distendersi su tutto il corpo. Rachide bruno dorata. Se il disegno del petto è chiuso fino alla gola, un leggero disegno sul collo in corrispondenza della transazione è tollerato.
Difetti gravi: bianco nella coda e nelle remiganti; giallo chiaro o colore rosso volpe troppo pronunciato; disegno fortemente dilavato o disegno della Braekel.

Argento Barrato Nero

Colore di fondo bianco argento e rachide bianca. Per il disegno nero, si fa riferimento alla varietà “Oro Barrato Nero”.
Difetti gravi: bianco argento impuro; gli stessi della colorazione “oro Barrato Nero”.

Veniamo ora all’autentica rarità: la Civetta Barbuta Olandese a Testa Nera.
L’Olanda riconosce solo la Bianca a Testa Nera, la Germania invece anche la Bruno Dorata, la Fulva e la Blu. Cambia solo il colore del piumaggio, mentre il colore della testa resta nero ed include anche barba e favoriti e parte alta del collo.
Nel gallo sono ammesse la presenza nella testa di sporadiche penne del colore del mantello e una leggera orlatura o tracce nere nel petto.
I tarsi sono grigio/blu; nella colorazione bianca sono più chiari.
In questa colorazione allevatori e giudici devono essere molto tolleranti: i primi nella selezione ed i secondi nel giudizio. Questa tolleranza deve essere decisamente maggiore con il gallo, dove il disegno della testa non sarà mai come nella gallina, sia nell’estensione che nello stacco.
Molti pensano, come dice Kurt Fischer nel suo articolo, che uno standard meno esigente aiuterebbe questa colorazione a non sparire.
Sono anch’io di questa opinione: con le razze o colorazioni rare è necessario essere tolleranti, e se non lo è già di per sé lo standard, devono esserlo i giudici.
Del resto lo standard deve riportare la perfezione: sarà compito del giudice aiutare l’allevatore a progredire con i suoi suggerimenti, e la sua tolleranza diminuirà man mano che i soggetti miglioreranno.

Un grazie di cuore a Stefano Bergamo per la sua pazienza nel seguirmi in quello che si è poi dimostrato un labirintico enigma avicolo. E grazie anche a Geri Glastra per la collaborazione ed il materiale che mi ha gentilmente fornito.

Bibliografia
  • N.H.D.B. . Standard (Standard olandese)
  • Standard Italiano delle Razze Avicole
  • Deutscher Rassegefluegel-Standard
  • Kleintier Zuechter Zeitung

KoShamo – Ala a forbice: difetto da squalifica

di Fabrizio Focardi

Ala a forbice

Ala a forbiceGià da qualche anno mi sono accorto che la selezione del Ko-Shamo presenta, in alcuni soggetti – anche italiani -, una caratteristica anomala, mai vista prima in questa razza: l’ala a forbice, spesso con gravità diversa da soggetto a soggetto, ma comunque sempre abbastanza evidente.

Cosa si intende per “ala a forbice”?
Ecco come la definisce lo standard europeo: ala che presenta

«remiganti primarie che passano continuamente sotto le remiganti secondarie»

Ho approfittato della mia ultima visita alla Nazionale tedesca per guardare con attenzione i soggetti esposti di questa razza: alcuni presentavano questa caratteristica, ma, stranamente, nessuna nota era riportata a questo proposito sul loro cartellino.
Addirittura alcuni, per la presenza di altre buone caratteristiche di razza, erano premiati con un buon predicato.
Mi è venuta spontanea la domanda: sono l’unico a ritenere questa caratteristica un difetto assai grave?

Al mio rientro ho guardato un sacco di foto in internet e contemporaneamente ho contattato allevatori e giudici europei dei Paesi E.E.
Tutti concordavano sul difetto, anche se in misura diversa circa la sua gravità: dal difetto semplice alla squalifica.
Credo nell’Europa unita – un po’ meno in quella avicola – , ma ritengo necessario tentare di raggiungere una uniformità di valutazione, anche se nella pratica capisco che sia difficile da ottenere.
E’ giusto che si sappia, in occasione di mostre europee, con che metro vengono valutati i nostri animali.
Sono convinto che il difetto abbia una origine genetica, pertanto, se non fosse stata presa nessuna decisione in proposito, ci si sarebbe trovati, nel giro di 5/6 anni, con la maggior parte dei soggetti con questa caratteristica per me molto grave.
Dallo scambio di opinioni che ho avuto con alcuni nostri allevatori mi sono reso conto che non tutti erano del mio parere: alcuni sostengono che questa posizione delle remiganti sia dovuta al vuoto d’ala – assenza della penna assiale -, richiesto per questa razza.
Questo non mi trova d’accordo: il difetto è apparso solo recentemente, e, almeno per il momento, è presente solo in una piccola parte dei soggetti che ho avuto modo di osservare. Ho ritenuto pertanto opportuno fare chiarezza, e non solo in casa nostra.

Come membro del CTS ho presentato, al nostro rappresentante in seno alla C.S.E. (Commissione Standard Europea) – sig. Jaean Claude Périquet -, una relazione, corredata da alcune foto, con preghiera di discutere la faccenda in occasione della riunione giudici e C.S.E. a Trencin (Slovacchia) che si è tenuta nei giorni 20 e 21 Settembre 2008.
La C.S.E. e le delegazioni dei vari Paesi si sono espressi all’unanimità, considerando l’ala a forbice e l’ala crociata – che altro non è che l’inverso dell’ala a forbice, in quanto sono le primarie che si soprammettono esternamente alle secondarie – difetti da squalifica.
La delegazione svizzera si augura che ciò sia ben precisato nello standard E.E.
Non è quindi necessaria alcuna modifica allo standard – il difetto è sempre stato riconosciuto come grave in tutte le razze -, ma, come giustamente si augura la delegazione svizzera, sarà opportuno che ciò venga chiaramente precisato e raccomandato all’attenzione degli allevatori – per la selezione – ed ai giudici di tutti i Paesi E.E.
Già che ci siamo voglio anche far notare un’altra caratteristica che ho osservato, sempre negli ultimi anni, in questa razza: l’assenza del giusto colore dello specchio dell’ala.
Nello standard europeo – e anche nel nostro – , a proposito delle colorazioni Frumento (Dorata Frumento, Blu Dorata Frumento e Argentata Frumento ), le remiganti secondarie sono così richieste:

« parte interna e punta nera, parte esterna bruno chiaro che forma il triangolo dell’ala. »

In queste colorazioni, per questa razza, lo standard europeo dà, fra i difetti gravi, il triangolo dell’ala nero o blu, a seconda della colorazione. Questo difetto è determinato dall’assenza, nella parte esterna della remigante secondaria, della colorazione bruna.
Va precisato che lo standard europeo riporta anche:

« Per rapporto al tipo e alla forma, delle leggere divergenze di colore e di disegno sono d’importanza secondaria. »

Si intende quindi che questo difetto non rientra nelle “leggere divergenze”: pertanto, anche se non da squalifica, resta comunque un difetto importante.
La mia opinione?
Eccola: qualora nelle remiganti secondarie ci sia un po’ di bruno, anche se molto scarso, opterei per “difetto leggero”; e, nel caso invece si presenti un triangolo dell’ala misto (bruno/nero o bruno/blu), lo prenderei in considerazione solo nella necessità di risolvere un pareggio tra due soggetti alla pari.
Di fronte all’assenza totale del colore bruno nel triangolo dell’ala non squalificherei assolutamente il soggetto, ma ne terrei conto nella valutazione, pur dando molta più importanza alla tipologia ed alla posizione.

Hauptsonderschau – Mostra speciale di razza Sumatra

di Sabina Tonetto

Il 28 e 29 Novembre 2009 si è svolta a Westerheim la mostra speciale dell’associazione degli allevatori Sumatra e Sumatra Nani, Yokohama e Yokohama nani congiuntamente alla mostra del club delle Italiener collo argento.

Sono iscritta al club tedesco dei Sumatra da alcuni anni grazie all’amico Carsten Lange che è allevatore esperto di Sumatra e che mi ha proposto di partecipare alla mostra presentando i miei soggetti.

Così una fredda mattina di fine novembre Desy ed io siamo partite con destinazione Westerheim accompagnate da 4 polli di razza sumatra; la nostra prima tappa è stata da Carsten dove abbiamo assistito alla selezione degli animali per la mostra.

Carsten aveva già preparato una ventina di soggetti adulti in altrettante gabbie, tutti splendidi e lucenti. Ogni soggetto veniva preso ed analizzato attentamente guardando il piumaggio in genere, le ali e la coda (nelle femmine contando addirittura le timoniere!). La selezione proseguiva con l’osservazione delle caratteristiche morfologiche: la testa corta con becco forte, la verifica della cresta nei galli, il colore dell’iride, il controllo della struttura ossea per verificare l’assenza di difetti scheletrici, fino alle zampe verde oliva con la pianta gialla e sperone multiplo nei galli. Inoltre Carsten verificava in base all’anello la provenienza genealogica del soggetto e mi faceva notare i lievi difetti che derivavano dalle sue diverse linee di selezione; l’esperienza e il suo occhio molto attento gli permettevano di lavorare con una sicurezza e una rapidità notevoli e ho potuto così assistere ad un corso accelerato che penso mi abbia fatto capire dei sumatra molto di più di quello che avevo visto io in molti anni di allevamento.
Soggetti bellissimi ai miei occhi continuavano ad essere scartati e rilasciati immediatamente nel prato anche per minimi problemi: una piuma rotta, la testa lievemente troppo lunga, un occhio con delle screziature chiare. Io osservavo la scena e pensavo a quello che avevo fatto a casa quando con leggerezza avevo preso “il primo gallo che capita” segliendolo cioè come “il meno peggio” e ingabbiando quelle galline che mi sembravano “da lontano” avere il piumaggio migliore.

Poter scegliere fra un numero importante di soggetti come Carsten è naturalmente vantaggioso, in ogni caso ho capito che non solo per le mostre ma specialmente nella scelta dei riproduttori è fondamentale dedicare tempo e la giusta attenzione alla verifica degli animali.

Sumatra

Il mio gallo a Westerheim, ovvero “il primo che capita”…

Il viaggio mio e di Desy è proseguito poi fino a Westerheim; abbiamo avuto qualche difficoltà a trovare la sede della mostra, e finalmente alle 7 di sera ho potuto ingabbiare i miei sumatra dopo una lunga giornata di viaggio e di digiuno.

Il mio gallo forte e orgoglioso era molto stressato, nervoso e cercava continuamente di beccarmi; inoltre il trasportino di legno gli aveva rovinato il piumaggio della coda ma siamo riuscite a risistemarlo e alla fine nella gabbia faceva veramente la sua bella figura! Anche le femmine erano spaventate e molto affamate.

La mostra era ospitata nella sede dell’associazione degli allevatori di animali da cortile, un locale molto bello, luminoso e ben attrezzato. Erano già presenti quasi tutti i soggetti: un colpo d’occhio veramente spettacolare per me vedere 50 sumatra tutti assieme! Erano poi esposti circa 70 sumatra nani (colorazione nera, rosso-nera e selvatica), 40 Yokohama grandi e 24 Yokohama nani (colorazione sellata rossa e bianca). Nella mostra delle Italiener collo argento erano presenti circa 50 soggetti.

Jokohama

Difetto coda

difetto

Difetto coda

Il giudizio si è svolto nella giornata di sabato; purtroppo il mio gallo è stato penalizzato dalla presenza di alcune piume della coda rovinate; giudicato troppo severamente secondo il mio amico Carsten, giudizio non senza fondamento e che mi ha permesso di aprire gli occhi su un difetto che avevo sempre tollerato superficialmente.

Altro momento molto interessante è stata la visita della mostra avvenuta la domenica mattina sotto la giuda di esperta Carsten Lange. Nel club Sumatra e Yokohama Carsten è lo “Zuchtwart” per la razza Sumatra (letteralmente il custode della razza) e quindi è il referente tecnico per tutti gli allevatori. Era suo compito guidare gli espositori lungo la mostra spiegando i giudizi ed ogni singolo soggetto che veniva tirato fuori dalla gabbia, osservato e commentato.

Carsten

Carsten Lange guida gli allevatori

Per allevatori “monorazza” come me questa è sicuramente una esperienza su cui rifondare i motivi e le tecniche di una scelta assoluta, dove raddrizzare le vedute ed approfondire le conoscenze, occasione vitale di confronto che auguro a tutti gli allevatori.

Carsten Sabina Josef

Carsten – Sabina – Josef

Yokohama colorazione bianca

Jokohama

Errata corrige: La mostra delle Italianer era della colorazione Argentata,
anzichè collo argento.

Yokohama colorazione sellata rossa

Jokohama Jokohama

Siciliana: Collo Oro o Perniciata?

di Fabrizio Focardi

Siciliana

Sono appena tornato dal mio viaggio in Sicilia e voglio iniziare questo mio “reportage” con un grandissimo “grazie!” a tutti gli amici che ho incontrato e che hanno fatto a gara per rendere il mio soggiorno indimenticabile.
Non è stato un soggiorno “turistico”, e proprio questo mi ha permesso di scoprire quella terra meravigliosa fuori dai circuiti classici: questo mi ha fatto incontrare panorami inediti mozzafiato e casali con testimonianze romane, come forni, vasche di raccolta delle acque piovane o di spremitura delle uve.
Qui ho gustato, al lume di candela, il miglior pollo con patate della mia vita, in un’atmosfera che non pensavo fosse ancora possibile sperimentare di questi tempi.
È stato un soggiorno di studio su una delle nostre meravigliose razze: la Siciliana. Ma facciamo un passo indietro e cominciamo dall’inizio.

Ai tempi dell’ANSAv (1989) non esisteva un vero libro standard, neanche per le nostre razze, ma solo dei fogli ciclostilati con standard morfologico e una lista di colorazioni che non so da dove fossero state tratte.
Quello relativo alla Siciliana riportava, a proposito delle colorazioni:

« Colorazioni e disegno: le quattro colorazioni ammesse si presentano come nella razza “Livornese”. La loro valutazione è meno rigida considerata la maggiore difficoltà per ottenere creste e tarsi corretti. »

Circolava anche una traduzione dello standard inglese dove la colorazione descritta rispecchiava quella della Collo Oro.
Nella prima edizione dello “Standard Italiano delle Razze Avicole” (1996) le colorazioni erano Arancio Argento, Argentata, Bianca, Dorata, Nera, Selvatica. Ho contribuito anch’io a questo standard, ma evidentemente si era tirato un po’ ad indovinare in quanto al tempo si trattava di una razza per molti – me compreso – quasi sconosciuta. Nel 2006 il CTS revisionò lo standard e riconobbe le colorazioni Bianca, Collo Oro e Nera. Successivamente, nel 2007, fu riconosciuta anche la Blu.
Non erano molti i soggetti che avevo modo di vedere alle esposizioni, ma mi accorgevo che, quasi sempre, l’intensità dei colori variava da soggetto a soggetto.
Più recentemente tramite internet ho avuto modo di visionare un maggior numero di soggetti, anche se solo in foto, che alcuni allevatori siciliani mi inviavano.

Differenza intensità del colore di fondo

SicilianaAnche in questi soggetti le tonalità, sia nei galli che nelle galline, non erano uguali: alcuni più chiari, altri più scuri.
La mia impressione era che in quasi tutti gli allevamenti esistessero, oltre ai soggetti Collo Oro, anche un certo numero di soggetti Perniciati, o una via di mezzo.
Il dialogo con gli allevatori siciliani si è fatto via via più fitto, e, accertato il loro grande interesse per questa razza, ho pregato qualcuno di tenermi informato su questa caratteristica anche controllando il piumino dei pulcini per poi confrontarlo, in età adulta, con l’intensità del mantello.
È nata un’ottima collaborazione ed insieme abbiamo deciso di approfondire la questione per evitare che si mettesse in atto una selezione che avrebbe portato a preferire, magari per una migliore morfologia, soggetti non della giusta colorazione.
Voglio a questo punto ricordare, ancora una volta, che la differenza fra le due colorazioni consiste solo nell’intensità dei colori di fondo: più intensi nella Perniciata, sia nel gallo che nella gallina, più tenui nella Collo Oro. Purtroppo nella gallina il problema spesso è aggravato dalla presenza della famosa pepatura.
Erroneamente molti credono che nella Perniciata la pepatura generi strani addensamenti fino a creare un disegno: niente di più sbagliato. Ecco come è richiesta questa caratteristica:

Perniciata: bruno grigiasto con pepatura nera distribuita il più regolarmente possibile e rachide chiaro.
Fra i difetti gravi: pepatura grossolana o che si addensa formando macchie o disegno.
Collo Oro: bruno dorato con fine pepatura nera regolarmente distribuita.
Fra i difetti gravi: pepatura troppo grossolana o a maglie.

La differenza non sta quindi nella distribuzione – che deve essere in ambedue i casi omogenea – , ma soprattutto nel colore di fondo del mantello. Personalmente, pur avvertendo l’allevatore sul cartellino, sono molto tollerante nel valutare la distribuzione della pepatura: se il predicato finale è basso lo sarà per ben altre ragioni.
La possibilità di valutare la colorazione basandosi sui soggetti esistenti nell’Italia centro/nord era minima, data la scarsità e spesso mediocre qualità dei soggetti presentati alle mostre.
Così, intorno all’inizio dell’anno, cominciai a parlare di una visita nella terra di origine, divenuta poi realtà con la mia partenza l’11 novembre 2009. Sono rimasto cinque giorni, tutti dedicati alla Siciliana, con solo qualche divagazione per qualche valutazione di altre razze: tre giorni per visitare gli allevamenti e valutare la colorazione e morfologia dei soggetti presenti.

Domenica giornata di studio a casa di un allevatore. La giornata di studio si è svolta quasi completamente nei pollai.
L’allevatore ci aveva riservato anche una sorpresa: la visita ad un “vicino” – una persona di poche parole che incuteva quasi soggezione, ma che dopo, vista la nostra discrezione, raccomandataci precedentemente dall’amico Peppe, si è rivelato molto disponibile – proprietario di un giardino “old style” splendido, lasciato un po’ a se stesso, ma proprio per questo ancora più affascinante; il suo “hobby” è da sempre la preservazione di razze date per estinte o quasi – cervo siciliano o il bellissimo Cirneco dell’Etna – oltre ad un bel gruppo consistente di Siciliana.
Ci siamo limitati ad osservarle mentre razzolavano. Alla mia domanda: da quanto tempo ha questi polli?, la sua risposta è stata: da sempre. Delle galline non abbiamo potuto osservare il colore di fondo, alcune erano nerastre, ma altre molto chiare. I galli invece erano quasi tutti chiaramente della colorazione Collo Oro.
Intorno ad una tavola abbiamo tirato le conclusioni: tutti eravamo convinti che la colorazione originale fosse la Collo Oro. Abbiamo pertanto programmato una selezione di miglioramento.
Sono ripartito contento, sicuro che il destino della Sicilana è in buone mani.
Negli allevatori ho trovato un grande entusiasmo ed una rara voglia di collaborare, che indubbiamente li aiuterà nel loro lavoro.

SicilianaQuest’anno la Siciliana è anche stata presentata ad Hannover per il riconoscimento ufficiale in Germania. Un passo importante per la nostra razza, anche se le cose non sono andate propriamente come avrebbero dovuto, almeno per il momento.
I soliti “non informati” hanno preferito, invece di contattarmi, trarre e diffondere facili ed affrettate conclusioni, ovviamente denigratorie e oltretutto sbagliate, con gratuite insinuazioni del genere “basta la traduzione del cartellino tedesco per far cambiare opinione a noi italiani”: forse questo vale per la persona che l’ha detto, non per il CTS; oppure “povere razze italiane in che mani sono”: dai risultati che tutti possono appurare invece risulta che non sono mai state in mani migliori, almeno fino ad oggi.
Questi signori, invece di coltivare il loro hobby preferito – lo sparlare del lavoro altrui – farebbero meglio, se in possesso delle dovute capacità, ad usare quelle energie per collaborare con i pochi, meglio dire pochissimi, che si danno da fare.
Ma lasciamoli bollire nel loro brodo, forse è meglio!

Ma allora cosa è successo ad Hannover?
Ho continui contatti col club tedesco e già l’anno passato, in occasione della nazionale di Erfurt, ho avuto modo di vedere in una sezione non aperta al pubblico una prima presentazione di un gruppo di polli di questa razza, alla presenza di alcuni allevatori.
In quell’occasione fui anche informato di una imminente richiesta di riconoscimento ufficiale che si è concretizzata quest’anno ad Hannover con la presentazione ufficiale della “Siciliana”: sezione “Presentazioni”, 29 soggetti di 3 allevatori, tutti appartenenti al Club.
Già appena aperto il catalogo ho capito subito che qualcosa era andato storto: in pratica le razze erano “due”: Sizilianer (Siciliana, trad.) – 23 soggetti di due allevatori – e Sizilianishe Becherkaemme (Siciliana Cresta a Coppa, trad.) – 6 soggetti di un allevatore.
Anche le colorazioni erano distinte: “Perniciata” (Rebhuhnhalsig) per il primo gruppo e “Collo Oro” (Goldhalsig) per il secondo. Era evidente la diversa iscrizione della razza da parte degli allevatori, della quale il giudice giustamente non aveva tenuto conto, giudicandole tutte come Siciliane. Ma la colorazione?
Erano comunque presenti in ambedue i gruppi soggetti Peniciati troppo chiari e Collo Oro troppo scuri, ma anche alcuni Collo Oro adeguati. Il giudice ha valutato tutti i soggetti come Perniciati (Rebhuhnhalsig), sostituendo manualmente la dicitura, in quelli iscritti come Collo Oro, con Perniciata. Perchè Peniciata (o Collo Perniciato che dir si voglia) e non Collo oro? Non lo so, ma… … facciamo un altro passo indietro.

SicilianaQuando il CTS ratificò il nuovo standard (2006), una copia, tradotta in francese, fu inviata al Comitato Standard Europeo (CSE) e al Club Tedesco della Siciliana.
Dopo un lungo silenzio, solo qualche mese fa mi venne rinviato tradotto in tedesco con due errori: tarsi ardesia al posto di “verde salice” e colorazione Perniciata anziché “Collo Oro”.

Informai immediatamente degli errori il presidente CSE sig. Urs Lochmann.
È bene sapere che è controproducente e molto pericoloso che le due colorazioni siano presenti nella stessa razza: ciò creerebbe negli allevatori solo confusione per la troppa similitudine, tant’è vero che anche in Germania non esistono contemporaneamente in nessuna razza.

Particolare della testa

Torniamo ad Hannover.
La mattina dunque sono arrivato alle gabbie e ho accertato che quello che c’era sul catalogo corrispondeva alla realtà.
Ho chiesto agli allevatori presenti di poter avere un incontro con il giudice che aveva valutato i soggetti, e mi venne presentato, però purtroppo in uno stand lontano dalle Siciliane; pertanto, insieme, decidemmo di incontrarci il mattino successivo alle ore 10.00 davanti alle gabbie.
Alla stessa ora era presente, oltre agli allevatori, anche la presidente del Club, la sig.ra Nuele Mersch. Abbiamo comunque atteso invano perché il giudice non si è fatto vedere e “incavolato” alle 11.30 sono ripartito per Firenze.

In data 11 Settembre 2009 abbiamo inviato al CSE la lettera di protesta che segue, e per conoscenza al presidente del Comitato Tecnico tedesco, al Sig. Jean_Claude Periquet – nostro rappresentante in seno al CSE – e alla presidente del Club tedesco.

« Sono appena tornato dalla Sicilia dove oltre alla calorosissima accoglienza degli allevatori siciliani ho avuto l’opportunità di vedere un buon numero di Siciliane.
È indubbio che sono presenti, come anche Urs Lochmann ha potuto constatare dalle foto che gli ho inviato, le due colorazioni: la “Collo Oro” (Goldhalsig) e la “Perniciata” (Rebhuhnhalsig).
Numericamente la Collo Oro prevale, e, avendo avuto anche la fortuna di visitare vecchi allevatori siciliani che si tramandano ceppi oserei dire autoctoni, di padre in figlio, ho anche accertato che quasi tutti i soggetti erano di questa colorazione.
È pertanto nostra convinzione che la colorazione originale sia la Collo Oro e che la Pernicita sia soltanto il risultato di incroci sbagliati, magari con l’Italiener, avvenuti soprattutto, anche in Italia, per aumentare la mole, punto dolente delle Siciliane oggi esistenti.
Da parte nostra quindi abbiamo iniziato un programma con gli allevatori volto all’eliminazione di tutti quei soggetti in cui la colorazione non sia ben chiara e di effettuazione di una selezione, controllata da me personalmente, per fissare in maniera definitiva la Collo Oro.
Anche ad Hannover erano presenti soggetti delle due colorazioni, ma sono stati iscritti e giudicati tutti come Perniciati, con modifiche apportate ad alcuni cartellini, sembra, direttamente dal giudice.
Anche la Signora Nuele Mersch, Presidente del “Club Tedesco della Siciliana”, è rimasta contrariata da questo arbitrio del CTS tedesco.
Ero presente ad Hannover ed ho cercato un colloquio col giudice che aveva effettuato i giudizi, ma non si è presentato all’appuntamento che avevamo fissato.
Già a suo tempo, quando abbiamo ricevuto lo standard tedesco, facemmo notare che erano presenti due errori: il colore dei tarsi, ardesia invece di verde salice, e la colorazione Perniciata invece di Collo Oro.
Il CTS tedesco invece ha creduto bene, senza consultare il Paese di origine, di mantenere la colorazione Perniciata.
Per quanto sopra, noi chiediamo ufficialmente che la razza Siciliana sia riconosciuta in tutti i Paesi facenti parte dell’E.E. come Siciliana Collo Oro.
Non accetteremo che nello standard europeo venga inserita la colorazione Perniciata, non compatibile, nella stessa razza, con la Collo Oro. »

Il Presidente FIAV
Paolo Ongaretto
Il C.T.S. Fabrizio Focardi

Quando scrivo la trattativa è ancora in corso – i tempi sono lunghi in E.E – e la faccenda verrà comunque discussa nella prossima riunione del CSE che si terrà a Marzo 2010.
Se sarà concessa la mia presenza vedrò di fare il possibile per esserci.